Capitolo 2

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NIKOLAJ

"- Ma aveva paura di essere ucciso? - Non scrivi mai bene se hai paura di morire. Tu ce l'hai? - Si, io si, direi che forse è la mia paura più grande. - È una cosa che a tutti prima di te è successa e a tutti succederà... Hai mai fatto l'amore con una vera meraviglia di donna? - Ecco la mia fidanzata è parecchio sexi. [... "e quando fai l'amore con lei senti una vera e bellissima passione e almeno per quel momento dimentichi la paura della morte?"] - No, no... questo non succede. - Io penso che l'amore vero e autentico crei una tregua dalla morte... La vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male che è la stessa cosa. Quando un uomo che è vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia [...] è perché ama con sufficiente passione da fugare la morte dalla sua mente finché lei non ritorna come fa con tutti... e allora bisogna di nuovo far bene l'amore. " Dal film "Midnight in Paris" di Woody Allen.

Fu in quel momento che la ragazza si voltò e vide i suoi occhi scuri osservarla, esitò ma non aveva paura, in qualche modo sapeva che quella era la cosa giusta e presto anche gli altri lo avrebbero compreso.

Ero così immerso nella scrittura che quando il telefono squillò il mio cuore perse un battito, staccai le dita dalla tastiera del computer e presi il telefono schiarendomi la gola.

- Pronto? –

- Nikolaj? Sono Robert.–

Robert era il migliore amico di mio padre e anche il suo avvocato, ci sentivamo spesso, inoltre era una figura che mi era stata molto vicina durante la mia infanzia, una sorta di punto di riferimento fisso. Mia madre aveva sempre avuto una costituzione molto fragile e la sua salute già precaria era peggiorata dopo la mia nascita, così dopo la sua morte Robert si era preso cura di me per qualche tempo insieme a mio padre. Questi era un uomo estremamente sui generis, mi aveva sempre spronato a perseguire i miei obbiettivi e a non abbattermi qualsiasi cosa fosse accaduto. Purtroppo non sempre poteva essere presente nella mia vita e di questo se n'era sempre rimproverato.

- Come va Robert? – chiesi cordiale.

- Tutto bene ... sai le solite noie da avvocato ... - poi si fermò per qualche istante – ti chiamo perché c'è una cosa che devo dirti ... – il suo tono era molto serio e non mi piacque.

- Che succede? –

- Richard se n'è andato ... mi dispiace, figliolo. - borbottò a disagio.

Robert non era mai stato bravo a riferire pessime notizie ed io ero stato sempre pessimo a riceverle. Tacqui. In silenzio, incapace di comprendere esattamente il significato di quelle parole. Andato. Andato voleva dire morto, morto significava che non l'avrei più rivisto, niente più visite improvvise, né battute di pesca o qualche strana proposta di mete esotiche da visitare. Niente più genitori ... adesso ero davvero da solo.

- Cristo, mi dispiace avertene parlato in questo modo ... sei ancora al telefono, Nik? – la sua voce mi riportò alla realtà.

- Sì ... - mormorai con fatica – grazie ... grazie per avermelo detto ... - sospirai tremendamente indeciso – cosa dovrò fare esattamente adesso? Insomma ... -

- Devi venire qui. Il funerale si terrà domani, la salma è ancora in viaggio. Non è morto in città ... – mi spiegò con un tono basso e pieno di commozione. Prima di essere dei collaboratori erano stati soprattutto dei grandi amici, pensai, cercando di combattere contro quella sensazione opprimente al petto che avevo.

- Ti sembra il caso che mi faccia vivo? – chiesi in difficoltà – forse dovrei passare a trovarlo dopo il funerale, insomma, fra qualche mese quando le acque si saranno calmate, vorrei francamente porgergli il mio ultimo saluto. –

The WayrightWhere stories live. Discover now