capitolo 29

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WES

Chris mi passò il frullato al caramello che avevamo appena comprato, era fresco e dopo una giornata trascorsa sotto i raggi del sole non poteva che aiutarci. Lo bevvi, godendomi la sensazione dei piccoli pezzi di ghiaccio che scivolavano giù lungo la mia gola arsa.
- Ci voleva proprio! - commentò quello con espressione goduriosa sul volto – senti, Wes ... volevo parlarti di una cosa, ma in spiaggia non siamo stati un attimo da soli quindi ho dovuto lasciar perdere. Seth ... non se la sta cavando bene, vero? -
Era carino il suo modo di preoccuparsi continuamente per il fratello maggiore, supposi che dopotutto non ci fosse proprio astio tra quei due, nonostante il carattere scostante e difficile di Seth. Mi chiesi quanto di quello che era successo un paio di notti fa potessi raccontare a Chris ... beh, mio cugino non mi aveva detto espressamente di tenere la bocca chiusa, quindi ...
- E' per Koll, vero? Cosa gli sta facendo? Non ho mai visto Seth tanto perso ... sono preoccupato e mia madre vorrebbe che provassi a parlarci io, con loro è ancora più chiuso del normale ... -
- Senti, non so cosa stia succedendo davvero, però hai ragione. C'è qualcosa che non va, l'altra sera mi ha praticamente trascinato con lui ... -
- Dove? - chiese Chris attento.
- A casa di quel tipo! Ho dovuto fargli da palo mentre metteva a soqquadro l'appartamento in cerca di non so che cosa ... poi siamo usciti, ci siamo appostati nelle vicinanze di un posto losco da far paura ... - mio cugino era silenzioso, sembrava piuttosto sconvolto mentre ascoltava.
- Porca puttana, Wes ... avresti dovuto fermarlo! Seth sta perdendo la testa, non puoi assecondarlo in questo modo ... -
- Beh, non credevo che saremmo arrivati a tanto! E poi lo conosci anche tu ... ci sarebbe andato anche senza di me. - e chissà che cosa avrebbe combinato, pensai, tacendo quei pensieri a Chris, chissà cosa sarebbe accaduto se io non fossi stato lì con lui.
- Andiamo a casa ... - Chris era amareggiato, camminava a qualche metro da me, scalciando di tanto in tanto un sassolino che rotolava accanto a lui – mi aiuterai a metterlo in sesto? -
Sorrisi, non ero mai stato bravo a salvare la gente, Matty era l'ancora di salvezza della famiglia Reed, non io. Ma qualcosa nello sguardo di mio cugino mi spinse ad annuire – se hai bisogno di una mano ci sarò, ma non credo che né io né te possiamo incidere davvero in ciò che sta succedendo dentro Seth ... non è del nostro aiuto che ha bisogno. Deve uscire da questo inferno da solo, sulle sue gambe, oppure annegarci dentro una volta per tutte. -
Non aggiungemmo altro, continuammo a camminare verso casa, ignorando il brusio proveniente dal mio cellulare. Doveva essere mia madre, preoccupata per il mio ritardo come sempre. Il vialetto dei Wayright si snodava di fronte ai nostri piedi, non aveva senso intavolare una discussione con Monica quando ero ormai in dirittura di arrivo.
- Wes ... quest'auto ... - Chris si immobilizzò istantaneamente tanto che per poco non gli finì addosso. Soltanto un attimo dopo, con un'imprecazione tra le labbra, capì il motivo di tanto shock.
- Quel bastardo! No ... non può essere ... - e invece sì, quella era la sua targa, non potevo sbagliarmi. Mio padre era a casa dei Wayright per chissà quale assurda ragione e quegli idioti perbenisti l'avevano perfino fatto entrare! Doveva essere colpa di Matt, quel bambino cieco che cercava di trovare il buono anche dove era chiaro che non ci fosse mai stato.
Entrai in casa come una furia, insensibile ai richiami di Chris. Spalancai la porta calciandola via con violenza, ero furioso ed incontrare la figura pacata di mio padre mi fece perdere le staffe totalmente. Se ne stava seduto sulla poltrona di Norman, con la gazzetta del giorno aperta sulle gambe e l'aria di uno che fosse esattamente dove sarebbe dovuto stare.
- Wes! Figliolo ... era da molto tempo che non ci vedevamo. Ti trovo cresciuto. - mi salutò bonariamente quello alzandosi dalla poltrona con le braccia protese verso di me.
Non poteva essere possibile. - Fermati. Immediatamente. - gli intimai ritrovandomi le braccia di Chris intorno al corpo. Porte che si aprivano una dopo l'altra, i miei zii e cugini si stavano riversando nella stanza, sicuri che sarebbe finita male per lui.

- Andiamo Wes ... sei sempre stato il più simile a me ... sai che un uomo può sbagliare, siamo umani anche noi genitori ... tu sei mio figlio, potresti almeno ... - ma non lo lasciai concludere, era già tanto che mi fossi trattenuto dal picchiare quel volto spocchioso che continuava a sorridere come se nulla fosse.
- Non sono più tuo figlio da molto tempo ormai. Tu sei morto per me. - dissi seccamente.
- Andiamo, so che tua madre è stata molto dura nei miei confronti, un lavaggio del cervello durato troppi anni, ma adesso ... -
- Che cosa!?!? Ma ti stai sentendo? Credi che Monica abbia davvero dovuto raccontarci le tue malefatte per farci aprire gli occhi su chi tu sia veramente? Credi che sia davvero così idiota? Non sono Matt, non ho mai cercato del buono a cui aggrapparmi in te, perché semplicemente non c'è ... sei soltanto un bastardo, inutile, prototipo di quello che potrebbe essere un uomo. - sentì il respiro mancarmi mentre mia madre mi raggiungeva velocemente e mi sussurrava di calmarmi. Vidi Norman mettere le mani sulle spalle di mio padre, probabilmente per guidarlo fuori, ma quello si dibatté, spingendo via lo zio.
- Tocca mio fratello ancora e giuro che stavolta non ci sarà nessuno a salvarti da me. - sussurrò Ben con gli occhi iniettati di sangue.
- Papà, calmati ... - Celine era bianca come un cencio, Amanda ad un passo dallo svenire, mentre Kevin osservava la scena a bocca aperta, probabilmente maledicendosi di aver aver tentennato un po' troppo a prendere il volo e scappare da questo manicomio.
- Ma sapete ... sono stufo di vivere nella menzogna per il bene dei Wayright. - dissi rabbiosamente mentre un brivido freddo mi correva la schiena. - noi Reed abbiamo sempre vissuto nella merda e indovinate un po', alla fine ci siamo abituati, eravamo la famiglia disastrata, i due piccoli Reed figli di quel bastardo di Markus, la componente della grande casata che metteva in imbarazzo gli integerrimi Wayright inglesi e americani. Sapete che vi dico, che mia madre è sempre stata troppo buona con tutti voi. - i miei occhi dovettero brillare di cattiveria, perché Monica scosse la testa, pregandomi di tacere, ma era troppo tardi.
- No, Wes ... tesoro, no ... -
- Amanda ... - dissi alzando la voce in modo teatrale. La donna sobbalzò, mentre Ben sudava freddo – non hai nulla da aggiungere? Eppure ... scommetto che tu nei sai più di molti altri qui dentro. Forse eccetto i diretti interessati ed il sottoscritto. -
- Wes, taci. Non adesso. - la voce di Ben tremò, che strano! Dov'era finita tutta la sua spavalderia?
- E quando allora? Quando sarete lontani dal giudizio di Norman, Jane ed i vostri nipoti? - risi forte, nonostante stessi facendo il gioco bastardo di mio padre e lo capii dal sorriso soddisfatto che comparve sul suo volto. Beh, forse non eravamo poi così diversi lui ed io, questo dovevo concederglielo – no, è troppo comodo così. Non è divertente, capite? -
- Adesso basta. Dii quello che devi dire, Wes. Non ne posso più di questa farsa. - disse Norman con la mascella serrata dalla rabbia.
- Come vuoi, zio! Ma reggetevi forte, cari, soprattutto tu dolce Celine. Ti senti ferma sui piedi? - le chiesi, godendomi l'espressione tra il confuso e lo sconvolto sul suo viso – beh, che importa. Non esiste un modo carino per dirvi che la donna con cui mio padre tradiva Monica è la nostra affabile Amanda Lewton! - silenzio, visi sconvolti, occhi sgranati e mugolii di dolore, tutto avvenne insieme.
- Wes ... esci di qui. - mia madre mi spinse via mentre incontravo lo sguardo sconvolto di zio Norman e zia Jane. No, non sarei andato via in quel modo, dovevo godermelo quel dolore che avevo provocato, perché era lo stesso dolore che avevo dovuto soffocare io per anni ed anni.
- N-no ... non può essere ... - sussurrò Celine, stretta tra le bracca di un tramortito Kevin – tu tu ... sei pazzo. Sei un bugiardo pazzo! - urlò poi cercando di sfuggire alla presa ferrea del suo ragazzo.
- Guarda tua madre, per Dio! Guardala in volto! Non vedi la vergogna? Oh, io la vedo! Qualcuno qui ha vinto il Nobel per l'adulterio dell'anno! -
La vidi, la mano di mia madre che viaggiava veloce contro la mia guancia, ma non mi spostai. Sopportai l'urto stoicamente, chiudendo gli occhi appena, ma non smettendo mai di ridere. Fu Chris a trascinarmi di peso fuori dalla stanza mentre Ben stava saltando letteralmente al collo di mio padre. Urla, imprecazioni, la voce di Norman che cercava di riportare la calma e poi l'erba fredda sulle mie braccia. Eravamo a terra, il respiro pesante, gli occhi rivolti a quel cielo pieno di stelle.
- T-tu ... è vero quello che hai detto? - chiese Chris dopo un lungo momento di silenzio spaventoso.
Annuii, un peso era andato, ma non mi sentivo davvero meglio.
- P-perché non l'hai detto subito! I miei sarebbero stati ancora più vicini a voi e a tua madre ... noi ... pensavamo che fosse una sconosciuta! Non l'avremmo mai fatta venire qui se avessimo saputo ... -
- Mia madre non voleva rovinare i rapporti ed io ho tenuto la bocca chiusa per proteggere Matt, ma adesso anche lui era venuto a conoscenza di quanto era successo, quindi, mi sono detto ... che diavolo, è arrivato il momento che ognuno raccolga ciò che ha seminato, anche per i Wayright inglesi! - dissi, strappando un ciuffo di erba. Non avevo visto Matt lì, né Seth.
- Non posso crederci, incredibile ... ma Ben ... lui sapeva tutto? -
Annuii – Mia madre e Ben lo hanno scoperto praticamente insieme, erano gli unici a saperlo, oltre Amanda e mio padre ovviamente. I-io ... ho sentito una telefonata, sono stato il primo a beccarli insieme, poi l'ho detto a mia madre e lei a Ben, ma non hanno voluto rovinare i rapporti con Celine, né con voi ... insomma, io ero l'unico fottuto. - dissi, scuotendo la testa – va da Matt, per favore. Non sono sicuro di poter mettere piede lì dentro senza picchiare qualcuno o venir picchiato da qualcuno. Controllalo da parte mia. -
Chris si alzò da lì – Mi dispiace, Wes ... un bambino non dovrebbe portare dentro un segreto così orribile. -
Era vero, ecco perché non ero mai stato un bambino spensierato come i miei coetanei, ma quanto meno avevo dato la possibilità a Matt di crescere bene. Era quello che facevano i fratelli maggiori, no? Anche a costo di soffrire.
Chris andò via e al suo posto un'altra figura venne fuori.
- Non mi aspettavo di vederti così presto. - dissi fissando Kevin venire lentamente verso di me. Il suo viso era bianco, chi diceva che gli inglesi non mostravano mai alcuna emozioni si sbagliava di grosso.
- Perché? Perché l'hai fatto?? Perché adesso? - chiese quasi pregando.
Sorrisi, fissandolo sfacciatamente. - Perché adesso sono certo che tornerai tra di noi, Kev. - forse mi sarei beccato un secondo schiaffo, ma era importante chiarire la mia posizione di vantaggio.


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