capitolo 70

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CHRIS

Seth sapeva e Seth mi aveva messo in guardia, eppure non me ne era importato nulla, mi ero diretto al campetto sotto casa ed ero rimasto lì, a palleggiare da solo, in attesa di Tyler.
Avevo a che fare con una mina vagante, non avevo mai neanche lontanamente immaginato il tasso di confusione che quel ragazzo sembrava avere dentro di lui, l'avevo sempre considerato forte e spavaldo, deciso nei suoi comportamenti distruttivi, forse perfino cattivo. Invece era completamente perso e, in buona parte, ero stato io a renderlo ancora più instabile, dovevo aver sconvolto il suo mondo atrocemente, lo avevo trascinato in un vortice di situazioni inconciliabili con ciò in cui aveva sempre creduto, rendendolo del tutto incontrollabile.
Non potevo fidarmi delle sue parole, non poteva farlo neanche lui, era in continua mutazione, i ripensamenti erano all'ordine del giorno, non potevo biasimarlo ... era cresciuto come un gattino selvatico da modellare in un perfetto soldatino americano mentre adesso non riusciva più a trovare una sua dimensione. Era incazzato e rabbioso, ma i suoi turbamenti li teneva ben nascosti dentro, ero stato l'unico a vedere oltre la sua maschera? Non lo sapevo, ma di certo non eravamo in molti ad aver visto uno sprazzo del vero Tyler Bradbury.

Mi appoggiai alla ringhiera, sentivo i suoi passi in avvicinamento fino a quando non mi apparve davanti, dall'altra parte del campetto. Lo vidi guardarsi intorno con attenzione, in cerca di qualcuno che avesse potuto vederci, ma non c'era nessuno. Era parecchio tardi e quelle strade non erano trafficate di sera, tutti preferivano starsene in centro a bere, invece di trascorrere le serate in periferia.

- Com'è andata? Ginevra sta bene? -

- Sì, almeno è quello che mi ha detto. - lo guardai entrare in campo, perfetto nella sua canottiera bianca e nera, un po' troppo larga nonostante al di sotto si potesse vedere un accenno di quelli che erano i più bei pettorali che avessi mai visto in vita mia. Venne verso di me, per un attimo pensai che mi avrebbe baciato, in realtà mi sfilò la palla da basket dalle mani ed iniziò a palleggiare.

- Iniziamo? - non lo lasciai finire, mi gettai contro, placcandolo come meglio potevo per impedirgli di raggiungere l'altra parte del campo che avrei dovuto proteggere. Era più alto di me, giusto di una manciata di centimetri ed era agile, nonostante io fossi più veloce. Segnò e a quel punto toccò a me iniziare, mi ritrovai a correre verso l'altro canestro, sentivo i suoi muscoli sfiorarmi appena la schiena, era dietro di me, mi placcava, costringendomi alla fine a tornare un attimo indietro e riprendere la corsa. Me lo ritrovai davanti, il suo bellissimo viso tutto preso dal movimento veloce delle mie mani, mi chiesi se anche a lui facessi quell'effetto ... se sentiva il respiro mozzarsi in petto ogni volta che sbucavo improvvisamente. Se rimaneva sveglio fino a tardi, a pensare alle mie labbra sulle sue, ad i nostri corpi che si scontravano e stringevano ...

- Fregato! - un momento di disattenzione poteva essere fatale, non solo nel basket ma anche nella vita. Lo vidi spiccare un salto, poi lanciare la palla in un lancio talmente perfetto da non sfiorare neppure la rete del cesto. Tyler mi fece l'occhiolino – impara dal migliore, Wayright. -

- E saresti tu? Ma fammi il piacere. - commentai ironico prima di riprendermi la palla e ripartire da capo.

- Chi altri sennò? Lewis Noble? - mi provocò quello facendo una smorfia.

- Beh, non era affatto male. In tutti i sensi. - stavo al gioco mentre continuavo ad avanzare, adesso era Tyler ad aver perso la concentrazione.

- Come no ... se scopava come giocava a basket allora c'era poco da essere felici. - continuò lasciandosi sfuggire l'opportunità di bloccare la palla. Correvo, ero ad un passo dal canestro ormai, spiccai un salto e la palla entrò in rete. Esultai mentre Tyler scuoteva la testa.

- Ero deconcentrato ... non succederà più, Wayright, smettila di esultare come se avessi vinto la coppa intercontinentale di pallacanestro. -

- Deconcentrato da cosa? Stavi pensando a me e a Lewis che ce la spassavamo? - continuai, provocandolo. La palla giaceva tra le sue mani.

- No. -

- Sicuro? Non è che in realtà ti da fastidio? - Tyler mi stava fulminando con gli occhi adesso. Iniziò a palleggiare ed io gli fui subito dietro, pronto ad approfittare di qualsiasi altro sbaglio avesse potuto commettere.

- Cosa dovrebbe darmi fastidio esattamente? Pensarvi a letto insieme? So che ci sei stato, ti sentivo parlare con mia sorella ... - lo placcai, impedendogli di saltare e fare segno, Tyler dovette tornare indietro – so di essere molto meglio di chiunque, non ho altre doti, questo è l'unico motivo per cui tutte finiscono per sbavarmi dietro nonostante mi comporti di merda con loro. -

- Modesto da parte tua! -

- Perché vuoi dire che non sia così? - Tyler mi stava davanti adesso, lo vidi palleggiare un attimo prima di lanciare la palla verso il canestro, riuscii a deviarla con un salto e ad impossessarmene.

- Non voglio dire proprio nulla ... sei così sicuro di te che le mie parole non farebbero alcuna differenza, no? -

- Hai ragione. Ma sono disposto ad ascoltare le tue lamentele se dovessi averne ... - continuò quello, praticamente addosso a me adesso, cercai di districarmi dalla sua presa, ma in realtà non lo volevo affatto. Non mi importava perdere il punto, adoravo anche il più sfuggente dei suoi tocchi. Tyler mi soffiò via la palla com'era prevedibile e ripartì verso il mio canestro velocemente.

- Di cosa dovrei lamentarmi? Come hai già detto tu quello è l'unico motivo per cui continuo a starti dietro invece di mandarti a quel paese una volta per tutte. - vidi il suo viso incupirsi appena, un breve istante, poi tutto tornò come prima.

- Bene, niente implicazioni di nessun genere, solo sesso. E' quello che voglio. - commentò prima di spiccare un salto verso il mio canestro, lo feci senza pensarci, mi aggrappai alla sua schiena e lo trascinai indietro stringendolo per la canottiera. Nessuno dei due riuscì a vedere se la palla fosse entrata o meno, mi gettai contro di lui, incontrando le sue labbra che baciarono le mie con una violenza inaudita. Eravamo famelici, due lunghi ed interi giorni senza toccarci era semplicemente troppo, lo spogliai della sua canottiera mentre non riuscivo a sciogliermi da lui, dal suo corpo muscoloso che premeva atrocemente contro il mio, mi ritrovai a sbattere contro la rete, nel punto più buio e lontano dalla strada. Tyler si sbottonò i jeans e premette la sua erezione contro le mie natiche, mi ritrovai a boccheggiare, a chiamare il suo nome e a desiderarlo dentro di me come non avevo mai desiderato altro.
Così fu.
Dolore. Lacrime mal trattenute. Lo sentivo spingersi dentro con violenza, farsi strada contro i muscoli strettissimi del mio corpo, le sue braccia mi circondavano il petto mentre le sue dita si infilavano sotto il sottile tessuto dei miei boxer, massaggiando subito dopo la mia erezione che finalmente veniva liberata da quella terribile costrizione. Si muoveva dentro di me, spinte forti ed aggressive che mi davano piacere e dolore in egual misura.
Era incazzato, gemeva e continuava a spingere sempre di più a mano a mano che il piacere si insinuava ed esplodeva dentro di me, in ogni punto del mio corpo, cominciai ad andargli incontro, invogliandolo ad infilarsi sempre più in profondità, fino a quando non raggiunse un punto che mi fece urlare di piacere.
Mi aggrappai alla ringhiera con le dita, rischiavo di cadere, Tyler stava perdendo il controllo, mi ritrovai a gemere, non riuscivo più a respirare, era troppo.

- T-tyler ... t-ti prego ... -

- Cosa? - gemette quello ad un centimetro dal mio collo – troppo forte?

- V-voglio vederti ... - lo sentii uscire mal volentieri da me, mentre mi appoggiavo alle sue braccia, non ero certo di riuscire a reggermi in piedi dopo quello che mi aveva fatto.

- Il signorino Wayright si sente abbastanza a suo agio da poter continuare adesso? - mi chiese sarcasticamente, prima di portare le mie gambe alla sua vita, sollevandole come se non pesassi nulla.

- Sì. - era perfetto, potevo aggrapparmi alle sue spalle e baciarlo mentre affondava nuovamente in me, facendomi inarcare la schiena dal piacere. Era spaventoso, non avrei mai creduto di poter provare tanto da passivo, sentirlo entrare ed uscire dal mio corpo era troppo, la sua lingua scivolava lascivamente sul mio collo, fino a quando non raggiunse il lobo del mio orecchio ed iniziò a succhiarlo. No, non così ... stavo gemendo, sentivo la mia erezione pulsare terribilmente ed un piacere spaventoso scuotermi dentro.

- T-tyler ... Mi-o D-dio ... -

- Cosa vuoi adesso? Guarda un po' come ti faccio zittire. - sorrise maliziosamente prima di assestarmi una spinta che per poco non mi fece urlare. Fu troppo, l'orgasmo ci raggiunse insieme, sentivo il seme bollente di Tyler scorrere dentro di me mentre i nostri addominali venivano raggiunti dal mio getto.

- N-non lasciarmi, non mi reggo in piedi ... - biascicai non riuscendo a parlare bene, il mio sangue era anni luce lontano dal mio cervello. Tyler mi strinse forte ed uscii da me, mi ritrovai ad appoggiarmi contro il suo petto mentre cercavo di riprendere un po' di ossigeno che avrebbe potuto attenuare quei capogiri assurdi.

- Ti ho fatto male? Ci sono andato pesante, più del solito ... -

- E' per tuo padre ... so che avevi bisogno di sfogarti ... - dissi in un sussurro, ritrovandomi più stretto a lui. Non volevo sciogliermi da quella presa, non era ancora un abbraccio, mi stava soltanto sostenendo, ma ci somigliava parecchio ed era abbastanza per me.

- Ce la fai? Devo darmi una ripulita. - mi lasciò andare senza aspettare una risposta, lo vidi dirigersi verso la fontanella dall'altra parte del campo e sciacquarsi il petto e poi il viso, fino ad infilare direttamente la testa sotto il getto. Lo seguii, ancora malfermo sulle gambe che minacciavano di non sostenermi. Era l'effetto Bradbury, non c'era nient'altro da aggiungere.

- Sciacquati ... - mi ordinò prima di raccattare la sua canottiera da terra ed infilarsela. L'acqua era fresca e metterci il viso sotto fu un vero toccasana, ero accaldato da far paura. Chiusi il rubinetto qualche attimo dopo, mi sentivo meglio adesso, con dita ancora tremanti sollevai la cerniera dei miei jeans e mi diressi verso Tyler, steso sugli spalti a gustarsi una sigaretta. Gliela rubai e ne presi una boccata prima di stendermi accanto a lui e puntare gli occhi sul cielo su di noi.

Mi guardai le mani, l'acciaio della rete aveva lasciato delle insenature, i miei palmi erano pieni di escoriazioni, sentii Tyler ridere appena – quando i miei se ne andranno lo faremo in un letto vero, sta tranquillo. -

- Conoscendoci non ci arriveremmo comunque. - commentai, facendolo ridere. Ero lusingato da quelle parole, in qualche modo intendeva continuare questa cosa, almeno secondo il suo umore del momento – dove vanno? - gli passai la sigaretta.

- In Florida dai genitori di mio padre. -

- Devi rimanere qua per gli allenamenti? -

Tyler annuì, non sembrava affatto infastidito della cosa però, vivere un paio di giorni lontano da Luis doveva essere il paradiso per lui.

- Sei più calmo adesso? -

- Sì, ho dato sfogo ai miei istinti. - commentò lanciandomi un'occhiata a cui non riuscii a dare un significato ben preciso.

- E' tutto qua? Insomma, servo solo a farti sfogare i tuoi istinti? -

Tyler mi passò la sigaretta – Hai detto che per te è solo sesso, quindi che ti cambia? -

Feci spallucce – non lo so ... non parliamo molto, è vero. Non ti conosco, non so niente di te, a parte che fai un sacco di sport e hai un successo esorbitante con le donne ... però non è solo quello alla fine. Quando sto con te ... mi sento ... bene. - dissi non riuscendo a trovare altre parole.

- Ah, davvero? - Tyler rise – e pensare che l'anno scorso di questi tempi ti ho rotto anche un braccio. Ti sentivi bene anche in quel momento? -

- Tecnicamente me lo sono rotto dopo una caduta. - precisai.

- Sì, una caduta generata dalla fretta di scappare da me. -

- Beh, nessuno è perfetto. Anch'io te ne ho combinate parecchie, soltanto che non l'hai mai saputo ... - dovetti ammettere vedendolo fissarmi con espressione confusa sul volto – lo skate, sono stato io ad appiccare il fuoco. - ammisi.

- Brutto bastardo di merda! Era un pezzo rarissimo! -

- Tu avevi gettato la mia bici nuova di zecca nel fiume! - gli feci notare, indignato almeno quanto lo era lui.

- E' stata colpa tua, avresti dovuto passarmi quel compito di letteratura. -

- Certo, è una richiesta sensata, prima mi pesti nel bagno, poi mi chiedi anche di farti copiare. Tyler, ti chiederei di far pace con il cervello se fossi così stupido da pensare che tu ne abbia uno. -

- Sta zitto, Wayright. Lo sai che non ti sopporto. - allungò il suo braccio e la sua mano mi coprì il viso, l'afferrai e me la portai alle labbra. La baciai, sotto le occhiate profonde ed assolutamente impenetrabili di Tyler.

- Forse mi sopporti invece. - gli feci notare dopo avergli ricoperto di baci l'intero braccio.

Quello se lo riprese – Forse è quello che ti piace credere. -

- Non lo so, le azioni parlano più di mille parole, Bradbury ... - dissi con un pizzico di malizia, fu il mio turno di allungare le mani adesso, mi alzai appena, giusto per mettermi a cavalcioni sul suo corpo. Tyler era teso, vidi i suoi muscoli scattare per un attimo, prima di rimanere fermo ed immobile. Era bello, e questo lo avevo sempre saputo, ma non mi ero mai fermato a fissare quel viso perfetto, semplicemente perché Tyler Bradbury era sempre stato il ragazzo più macho della scuola.La sua canottiera era bagnata e trasparente, avevo ancora voglia di lui ... come sempre.

- A cosa stai pensando? - mi chiese lasciando vagare le sue mani sulle mie cosce prima di fermarsi sui miei fianchi.

- A quel pomeriggio in spiaggia, quando ti ho visto nudo per la prima volta ... - dissi con un filo di voce resa roca dell'eccitazione – Dio, ho perso la testa. In un primo momento non me ne sono reso conto, suppongo fossi troppo sconvolto per ammetterlo, ma ... non puoi capire. - scossi la testa, cercando di scacciare quella visione dalla mia mente.

- Davvero? Io non ti ho guardato. - disse Tyler serissimo.

- Neanche un po'? - lo provocai, vedendolo ridere appena – e dai! Come siamo sostenuti! Ti ho appena detto che stavo per saltarti addosso e violentarti in doccia e tu continui così? Non è giusto! - mi lamentai.

- Lo giuro, non ho osato guardarti. Mi sentivo ... in imbarazzo ... non so spiegartelo. - disse lasciando scorrere le dita lungo il mio petto fasciato dalla t-shirt. Bloccai i suoi polsi tra le mani, toccare la sua pelle mi provocava sempre un effetto assurdo, era come se premessi un cavo elettrico difettoso. Potevo quasi sentirlo vibrare sotto di me.

- Tu? Tyler Bradbury in imbarazzo? - chiesi, sconvolto.

- Strano, no? - le sue labbra perfette si piegarono in un sorriso prima di puntellarsi sui gomiti – baciami adesso e taci un po'. -

Il mio cuore mancò un battito, non me lo feci chiedere una seconda volta, mi piegai su di lui mentre il fuoco iniziava ad avvampare nel mio petto, mugolai al contatto con la morbidezza di quelle labbra, equilibrate dalla ruvidezza della sua lingua che cercava la mia in profondità.

- Voglio il secondo round ... - sussurrò al mio orecchio con voce sensuale e bassa.

Non avevo ancora capito se mi trovassi in paradiso o all'inferno, forse l'uno non escludeva l'altro, sapevo soltanto che con Tyler sarei stato da dio ovunque.






NIKOLAJ


Era il 7 di Agosto constatai con mia grande gioia, il tempo stava passando e presto avrei posto fine ad i miei drammi. Erano successe cose incredibili da quando per la prima volta avevo oltrepassato la soglia di casa Wayright, dovevo resistere solo un altro mese. Dopo tutto quello che era successo, dopo la confusione, la paura, avevo finalmente chiaro quello che provavo per Matt, lo amavo, era qualcosa che non riuscivo a controllare. Per quanto fosse saggio e giusto non riuscivo a lasciarlo andare e non volevo, il piano si era delineato chiaramente nella mia testa. Avrei mantenuto il segreto di Dylan, non volevo turbarlo, non volevo che mi chiedesse perché fino ad ora glielo avevo taciuto. Sarei tornato a Saint Louise dopo il testamento ed avrei parlato con lui, lo avrei lasciato, cercando di restare sul più vago possibile, mai per nessun motivo avrebbe dovuto sospettare cosa era davvero successa quell'estate. Matt e Dylan non si sarebbero mai incontrati ed una volta terminata la storia con lui e che Matt avesse saputo in quale college era stato accettato, avremmo fatto dei progetti. Ero pronto a qualunque cosa, a rinunciare alla Berkley, a trasferirmi o restare a Saint Louise, qualsiasi cosa purché avessi potuto farla con lui. Avrei mentito per tutta la vita per proteggere quello che avevamo.


Sentii il peso di Matt muoversi sul materasso e poi la sua testa bionda spuntò appoggiandosi sul mio petto, gli passai una mano fra i capelli, sarebbe andato tutto bene.


- Ti vedo pensieroso ... - mormorò.


- Lo sono ... stavo ... cercando di pensare lontano ....- ammisi.


- Non credo sarà semplice ... vista la situazione, conviene pensare giorno per giorno ... - commentò accarezzandomi il petto - spero solo di non sconvolgerti troppo la vita –


Gli sorrisi – sarei felice di farmi sconvolgere la vita da te –


Lui ricambiò il mio sorriso arrossendo appena, poi si sollevò rivelando il suo fisico magro e quella pelle che sembrava fatta di porcellana. Era notte inoltrata, Wes non era rientrato con gli altri dalla serata al pub, sembrava essersi trattenuto fuori con Wayne e noi due ne avevamo approfittato. Mentre tutti dormivano Matt era sgattaiolato nella mia camera ed adesso doveva rientrare nella sua. Lo osservai rivestirsi lentamente e non potevo fare a meno di pensare a quanto fosso contemporaneamente meraviglioso e letale. Tutta quella situazione lo era, mi faceva stare incredibilmente bene un momento e nell'altro mi devastava. Ero come una falena attratta dalla fiamma, sapevo che questa strada mi avrebbe condotto alla rovina ma non riuscivo a fare a meno di percorrerla.


Era inutile dire però che dopo aver visto Matt lasciare la camera il sonno non mi colse, erano giorni frenetici quelli, da quando avevamo ricominciato la nostra relazione clandestina non desideravo altro che i giorni trascorressero. Mi sollevai dal letto alla fine e decisi di fare quattro passi, volevo fare giusto il giro dell'isolato ma alla fine mi ritrovai istintivamente a proseguire.


Dopo tanto camminare vidi il pub in cui lavorava Seth, sembrava ancora aperto così entrai. Era ormai quasi vuoto, i tavoli erano occupati giusto da due o tre gruppetti e le sedie davanti al bancone era tutte libere fatta eccezione per una, occupata da un uomo. Mi sedetti ad uno sgabello di distanza e ordinai da bere, dopo di che non mi restò che sospirare pesantemente davanti a quel bicchiere. Era tutto terribilmente complicato, quella situazione era parecchio stressante ma mi sforzai di tenere duro, non vedevo l'ora di tornare a casa, per poter guardare negli occhi Dylan e poterlo lasciare. Mi sentivo a disagio con Matt, sapevo di stare sbagliando ma se lo avessi lasciato per telefono c'era il rischio che si presentasse lì, non potevo permettermi che altre persone sapessero ... era troppo rischioso. Sì, mi ripetei per la centesima volta, è la scelta giusta, stai facendo tutto per bene.


- Cos'è? Non ti aspetterai mica che il bicchiere ti risponda – disse poi una voce attirando la mia attenzione.


Mi voltai e notai che il tipo seduto al bar mi stava sorridendo, era un uomo molto affascinante, sofisticato sia nel vestire che nei modi. Aveva i capelli castani, sistemati con cura all'indietro. Dovevamo avere più o meno la stessa età, pensai. Anche lui sorseggiava un drink e sembrava avere un aria stanca.


- Magari fosse così semplice – risposi lievemente affranto – certi problemi non vanno via con una bevuta, purtroppo. –


Quello buttò gli occhi al cielo come se sapesse esattamente di che cosa si stesse parlando – anche tu tribolazioni amorose? Sembra il leifmotiv della mia estate! Io e il mio ragazzo siamo in piena crisi ... diciamo che ora le cose vanno meglio ... ma mica poi tanto –


- Qual è il problema ? – chiesi curioso.


- Lui ... io ... noi ... diciamo che siamo tipi complicati e nemmeno troppo fedeli – si lasciò andare in una risata fanciullesca – tu invece? –


- Dovrei lasciare il mio ragazzo perché mi sono innamorato di un altro ... e tra l'altro lui è molto più giovane di me ... e la cosa mi sta mandando in crisi – sintetizzai e poi sorrisi – già gay anche io ... -


Quello sorseggiò dal suo bicchiere – beh, in amore gay o etero siamo tutti sulla stessa barca ... è un dannato campo di battaglia, io pagherei per tornare ai tempi del college ... erano anni d'oro quelli. Si rimorchiava meglio e non ci si sentiva in colpa di niente. –


Io annuì perfettamente d'accordo, ero sul serio spensierato a quei tempi. Spostai un'altra volta lo sguardo su quel tipo e mi accorsi che più lo guardavo e più mi sembrava in qualche modo familiare.


- Tutto bene? – chiese incerto.


- Beh ... mi sembra di averti già visto da qualche parte ... forse mi sbaglio –


- Davvero? Sono della zona anche se non la frequento parecchio ... -


- No, io vengo da Saint Louise, è la prima volta che passo di qui, quindi ... - poi un illuminazione – Scott! Cristo, sei Scott Fields! –


Quello mi guardò stupito per un istante – cazzo ... Nikolaj? –


- Sono io! –


- Perdonami ma la barba per quanto ti doni ti ha proprio cambiato fisionomia! – rise – quanti anni sono passati? –


- Parecchi, quello stage è stato uno dei più belli che io abbia mai seguito ... lavori ancora nell'ambiente? –


- Insegno all'università, tu? –


- Scrivo per un giornale, faccio articoli di ogni genere e poi scrivo anche per me, ho pubblicato un libro di storie per bambini ... -


Cominciammo a lasciarci andare ai ricordi, lo avevo conosciuto durante uno stage di letteratura, avevamo fatto un progetto insieme. Ricordavo come non fosse mai stato un tipo particolarmente serio e fedele, di come fosse circondato da tutte le ragazze dell'aula. Fu una bella chiacchierata, un tuffo indietro in ricordi che mi erano molto cari, alla fine dovemmo lasciare il bar.


- Stai qui vicino? – mi chiese – ho la macchina ... ti do un passaggio –


- Grazie ...- risposi seguendolo – sai magari ci scambiamo i numeri, qualche altra sera possiamo vederci e fare ancora quattro chiacchiere.


- Certo – estrasse il telefono insieme alle chiavi – com'è che fai di cognome Nik? Sono passati anni ... -


Non risposi, rimasi impalato a guardare quella macchina, il modello, il colore, persino quell'interno, non poteva essere mi dissi.


- Wayright – dissi in un sussurro – ma penso che tu sappia già dove abito –


Quello rimase impietrito – oh ... senti non è ... -


- Sentimi tu invece! - lo interruppi rabbiosamente - Ti ho visto mollare per strada mio nipote Chris ... è di lui che stavi parlando? Sul serio Scott, te la fai con i ragazzini? –


Quello sbuffò – Non farla tanto lunga Nikolaj, sbaglio oppure anche tu hai a che fare con uno più giovane? –


- Uno che però ha la maggiore età, porca puttana! È un ragazzino Chris, tu sei un uomo, lo sai almeno quello che fai? –


Mise su un espressione compiaciuta – Sapevamo entrambi ciò che facevamo. –


Ero sconvolto – è solo un ragazzino! – sbottai – è sprovveduto ed ingenuo ... ma scommetto che a te piacciono per questo, no? –


- Sprovveduto? – quello rise di gusto – non credo proprio ... ma sta tranquillo, non stavo parlando di tuo nipote. –


- Beh, lo spero ... ti avverto Scott, non voglio più vederti a girovagare per il quartiere ... - lo minacciai.


Quello aprì lo sportello dell'auto infilandosi dentro – Non temere ... non ho più niente da spartire con voi Wayright ... per il momento ... -


Poi mise in moto e partì, io rimasi parecchio disorientato, che cosa assurda. Ero costantemente attanagliato dai dubbi mentre lui sembrava tanto sicuro di se, nonostante quello che stesse facendo fosse sbagliato quanto quello che facevo io. Forse ero solo io l'ultimo rimasto a farsi degli scrupoli sulla faccia della terra, perché a quanto sembrava la gente era pronta a tutto per prendersi quello che voleva, senza badare al resto. Era davvero un modo spregiudicato di pensare, per un istante, poco prima di girare i tacchi e tornare a casa, lo invidiai.


ANGOLO AUTRICI:

Carissime, ecco il nuovo aggiornamento, la situazione si fa interessante non credete? XD speriamo che la storia non vi annoi ma vi assicuriamo che adesso viene davvero il bello ;) Il rapporto dei nostri beniamini cresce e chi l'avrebbe detto che lo zio Nik e Scott si conoscessero? XD Presto qualche altra persona di vostra conoscenza potrebbe fare nuovamente capolino da queste parti! No perdetevi i prossimi capitoli! Agosto è ufficialmente iniziato!
Grazie a coloro che seguono e recensiscono la storia con entusiasmo! Vi aspettiamo sempre!


BLACKSTEEL

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The WayrightWhere stories live. Discover now