capitolo 38

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KEVIN



Quando mi svegliai quella mattina mi sentivo insolitamente riposato, non ne capii il motivo ma sembrava che quel peso opprimente che avevo al petto si fosse allentato appena, forse cominciavo a farci l'abitudine, forse la presa che lui aveva su di me stava svanendo.
Per tutta la mattina mi sentii bene, nonostante quei due si aggirassero ancora per casa non mi sentivo più frustrato e arrabbiato, forse stavo tornando me stesso, sperai, sollevato. Tuttavia continuavo a preoccuparmi per Celine, notavo quanto si sforzasse di comportarsi come sempre, ma i suoi occhi solitamente così vivaci erano offuscati da un velo di tristezza. Mi dispiaceva vederla stare così male e desideravo fare qualcosa per lei. Certo, il massimo sarebbe stato vedere la sua famiglia sopravvivere a quella rottura ma non c'era molto che potessi fare per ovviare a quel problema, in realtà capii che mi serviva un piano, un'idea per portarla via quella casa e dall'atmosfera pesante che si respirava.
Andai a sedere sul divano in salotto con la speranza di trovare qualcosa da fare per quel pomeriggio, c'era uno strano silenzio intorno a me quel giorno. Molti dei ragazzi non erano tornati a casa, non avevo visto completamente Seth di recente e Chris mi era sembrato molto evasivo ... mi chiesi cosa mi fossi perso durante la mia assenza. Poi un rumore di passi annunciò l'ingresso di Matt in stanza, aveva l'aria crucciata e teneva in mano un'enorme mole di fogli.
- College? – chiesi con un piccolo sorriso.
Lui ricambiò – Già .... Lo hai intuito dalla mia faccia disperata? Non so dove andare ... non so quante domande spedire ... e se non mi prendono da nessuna parte? – sembrava nel panico più totale-
Mi resi conto di non aver mai parlato molto con lui, mi sembrava un bravo ragazzo, mi chiesi come Monica avesse potuto dare alla luce due ragazzi così diversi ... – Bel problema! Sono certo che qualcosa ti inventerai in quel caso ... –
Lui mi fissò truce – Grazie per il supporto! – poi rise – anche tu non mi sembri l'emblema della gioia ... va tutto bene? A che pensi? –
- Al fatto che vorrei sorprendere la mia ragazza e farla svagare un po' visto quello che sta passando ... ma sfortunatamente non ho molta immaginazione, né conosco bene la città o i dintorni ... – dovetti ammettere.
- Non credo ti serva – osservò allungando un braccio verso il tavolo sul quale giaceva un foglio – guarda qui! –
Mi passò un volantino. Aperitivo Sulla Spiaggia, ecco cosa diceva ... musica, alcolici, gente, era quello che mi serviva.
- Forse lo ha lasciato Chris ... sembra divertente, dovresti portarci Celine. – disse Matt.
- Hai ragione ... deve uscire e prendere un po' di aria. - ammisi.
Ad un tratto lo sguardo di Matt cambiò, si fece più dolce e un sorrisetto gli apparse in viso.
- Sei un bravo ragazzo, Kevin ... ora capisco. – mormorò quasi fra sé e sé.
- Capisci? – domandai confuso.
- Divertitevi, non perdere tempo! Corri a dirle di prepararsi. – mi incitò senza aggiungere altro.
Annuii e mi sollevai dalla poltrona, Celine era in cucina, tutta intenta ad affettare delle verdure. Feci piano per non farmi notare ed una volta alle sue spalle le coprii gli occhi con le mani.
- Indovina chi ha una sorpresa per te? – chiesi baciandole il collo.
La sentii ridere, si voltò portando le braccia sopra le mie spalle – che ti passa per la testa? –
- Ti porto fuori, basta stare a casa, siamo in estate! Cambiati, andiamo a divertirci! – le dissi e poi la baciai sulle labbra.
- Dove si va? –
- Sorpresa! – esclamai e lei rise ancora.
- Io adoro le sorprese – mormorò stringendomi forte e poi uscendo felice dalla cucina.
Sorrisi, avremmo passato un bel pomeriggio, era per questo che dovevo essere lì, per renderla felice e farle trascorrere un'estate quantomeno decente nonostante i problemi.
Non fu una lunga attesa, Celine si cambiò in fretta e poi, una volta che mi raggiunse all'ingresso, uscimmo alla volta della spiaggia. Era bella, i capelli lunghi e biondi scintillavano di mille riflessi sotto il sole caldo di quel pomeriggio. Parlammo del più o del meno durante il tragitto, in realtà la spiaggia in questione non distava molto da villa Wayright. Parcheggiammo dietro le altre ed una volta scesi i suoi occhi si illuminarono, c'era molta gente, una musica trascinante, l'oceano si estendeva infinito davanti a noi, era calmo e luminoso, scosso appena da una leggera brezza rinfrescante.
- Come conoscevi questo posto? – mi chiese entusiasta.
- Ho le mie fonti, dolcezza! – le dissi dandole un bacio – andiamo a farci un giro, prendiamo qualcosa da bere e divertiamoci. –
Così ci buttammo nella mischia di ragazzi scatenati, fra le risate e la musica rividi il viso sorridente e fresco della mia Celine. Ballammo per un bel po' circondati da decine di sconosciuti e ridemmo come non ci capitava da tempo, sembrava che tutto fosse normale, che niente fosse accaduto dal mio arrivo in America. L'uragano Wes era passato e noi eravamo sopravvissuti incredibilmente.
- Cavolo, muoio di caldo! – esclamò lei guidandomi fuori dalla mischia.
– Hai ragione, si scoppia qui in California. Vado a prenderti qualcosa da bere, tu trova un posto libero qui intorno. –
Lei annuì e ci dividemmo. Arrivai a fatica al bancone delle bibite e presi due cocktail a caso nel tentativo di uscire in fretta da quella calca di gente che spingeva e rideva. Ad un tratto sentii due mani aggrapparsi ai miei fianchi e un petto aderire alla mia schiena, mi voltai frastornato ed a poco meno de tre centimetri mi ritrovai il viso divertito di Wes.
- Ehi ... ma chi si rivede – mormorò ridacchiando – sapevo che saresti venuto. -
Mi allontanai di scatto dal suo viso – che diavolo ci fai qui Wes? –
- Mi diverto! Sono felice che tu mi abbia raggiunto ... senza di te questa festicciola mancava di brio! - sussurrò avvicinandosi di nuovo.
Lo spinsi via – Non ti ho raggiunto per niente, sono qui con Celine, abbiamo pensato di passare una giornata diversa visto che per ora la sua vita è una merda, grazie al tuo contributo – spiegai – non ti montare la testa, non avevo idea che fossi qui, stronzo. –
Rise – Infatti non dovevi saperlo, l'importante era solo che trovassi il volantino e venissi qui ... sei così prevedibile, inglese, lasciatelo dire. Non spicchi per furbizia ... –
Rimasi immobile ed in silenzio per qualche istante – lo hai ... lasciato tu? –
- Ovviamente ... se ti avessi invitato non ci saresti mai venuto ... ma se l'avessi spacciata per un'idea tua ... - provò a toccarmi di nuovo ma io non glielo permisi. Lo detestavo, ogni giorno un po' di più di quello precedente.
Mi feci indietro e lo fulminai con lo sguardo – Non provarci nemmeno, ti ho detto che non sarebbe successo mai più. –
- Ma a chi vuoi darla a bere?– chiese sfottendomi - non puoi neanche immaginare come mi stai guardando adesso ... con uno sguardo del genere ... puoi solo incitarmi a continuare – quella frase mi fece rabbrividire e il suo sguardo si fece ancora più determinato - in questa calca non ci vedrà ... vieni via con me ... –
La gola mi si secco ed il cuore cominciò a battere furiosamente dentro il mio petto, ancora quella sensazione, no, non volevo, non potevo.
Non dissi una parola, mi voltai e andai via velocemente, sperai che non mi stesse seguendo, volevo trovare un posto al riparo da tutto e tutti. Ad un tratto mi ritrovai a sbattere contro qualcuno, sollevai lo sguardo ed era Malìa.
- Uh, ma guarda ... l'inglesino frigido! – ridacchiò.
- Ci sei anche tu ... ottimo – dissi scocciato, non volevo averci nulla a che fare.
- Già, mi stupisce vederti qui. Non mi sembri uno molto in tinta con questo posto – poi mi fissò per un istante – ma a quanto pare eccoti ... visto che sei qui mi permetto di porti una domanda – i suoi occhi scuri si fecero ancora più penetranti - cosa c'è esattamente tra Wes e te? Sembrate così ... strani ... per non parlare dello spettacolino a cui abbiamo assistito l'altro giorno. –
- Tra voi cosa c'è? – rigirai la domanda, incazzato.
- Noi? – rise ancora – Ephram ed io ci divertiamo ... Wes è assurdo, ma siamo buoni amici, amici che si divertono visto che siamo tutti e tre liberi e disponibili! – si fece seria per qualche istante – lo sappiamo che è uno stronzo, mai fare sul serio con Wes. –
- Non hai una grande opinione di lui per essere sua amica, vedo. – le feci notare.
- Non è questo, io gli voglio bene, siamo amici da anni, facciamo lo stesso corso al College, ma sappiamo anche che non è un tipo fedele ... non ci butteremmo la zappa sui piedi, se capisci cosa intendo. – commentò.
- Non tutti sono cinici e duri come te e Wes ... per tuo fratello è lo stesso? Io non potrei mai stare con qualcuno per cui non provo nulla, eccetto desiderio sessuale. – ammisi.
- Eph lo sa come stanno le cose. – disse sicura.
Ad un tratto spostai lo sguardo dietro le sue spalle e fra la calca di gente vidi Wes e Ephram, ridevano con due bicchieri in mano, il fratello di Malìa non distoglieva lo sguardo dal suo interlocutore e lo fissava in un modo che conoscevo bene. Era lo stesso sguardo che un alcolizzato dedica all'ultima bottiglia di liquore rimasta in cantina.
- Lo sa? Credi che basti saperlo? – mormorai continuando a fissarli, lei seguì il mio sguardo e solo a quel punto li notò – quello sguardo è pericoloso, a Ephram piace davvero. –
Lei strinse i pugni, non doveva essere bello vedere il proprio fratello perdere la testa per qualcuno che lo avrebbe calpestato senza problemi, perché era questo Wes, un ragazzino incurante degli altri ... il suo unico obiettivo di vita era perseguire i propri desideri, non gli importava niente di nessuno, in fin dei conti, eccetto di sé stesso.
- Un saggio mi ha detto, scappa e non tornare ... – le suggerii in un sussurro. I suoi occhi erano cupi adesso, doveva aver inteso il pericolo a cui il fratello era soggetto.
- Forse hai ragione ... credo sia ora di tornare a casa ... gli autobus partono all'alba ... - mormorò e poi si diresse verso la coppia che ancora rideva e beveva – buona fortuna, inglese. Ricorda che anche tu sei in tempo per andar via. –
- No, non più ... - lo dissi a bassa voce però, lei non mi sentì.
Tornai suoi miei passi e mi diressi verso uno dei tavoli più lontani dalla calca. Celine sedeva lì, le passai la bibita e mi distesi accanto a lei. Quel pomeriggio era stato bello tutto sommato, adesso avrei dovuto impegnami affinché non fosse l'ultimo.


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