capitolo 54

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TYLER


- Puoi aiutarmi a sistemare? - La voce di Rachel giunse bassa e anche un po' roca. Mi voltai a guardarla, stranito. Non mi aspettavo che tornasse a parlarmi così presto, forse, dopotutto, la solitudine era stata tanto insopportabile per lei da spingere a mettere da parte il suo astio nei miei confronti prima del dovuto.
Così mi avvicinai al lavabo e presi il piatto ancora zuppo che Rachel stava lavando e iniziai ad asciugarlo.
- Sono stata una stronza con te di recente ... Scusami - Il rumore dello scorrere dell'acqua aveva quasi coperto le sue parole – So che neanche tu vorresti trovarti in questa situazione. So che lo stai facendo per evitare problemi ... -
Mi venne da ridere – Adesso sarei tipo un martire? Lascia perdere, non dovresti preoccuparti per me, andrà tutto bene. - Dissi con leggerezza.
- Che cosa ti faranno fare? Ti allenerai con i bersagli? - Chiese curiosa.
- Sì, tiro a segno, cose così ... Tra qualche settimana inizieremo ad imparare delle tecniche per controllare l'uso della forza, la solita solfa che ho già imparato da Luis, insomma. - Dissi senza un tono preciso. Non era male allenarsi, anzi lo trovavo piuttosto liberatorio, soprattutto sparare contro i bersagli con quei fighissimi fucili d'assalto ... Era l'idea che ci fosse quel bastardo di Luis dietro ad ogni mia azione a farmi perdere la testa.
- Capisco. Mi dispiace, ti sei sentito parecchio solo, vero? Non avrei dovuto trattarti in quel modo. - Portai gli occhi al cielo, mia sorella sapeva essere una lagna quando si lasciava prendere dai sensi di colpa – È che mi sei mancato molto. -
- Dovresti approfittare del buon umore momentaneo di Luis per uscire un po' di più con i tuoi amici. Non startene qui a casa da sola. - La rimproverai prima di asciugare le mani con uno scottecs e appoggiarmi appena al ripiano della cucina.
Quella fece spallucce, poi abbassò appena lo sguardo – Non so ... Sto attraversando un periodaccio. Avevi ragione tu. -
- Come sempre d'altronde – Dissi dedicandole il mio migliori sorriso saccente – ma su cosa esattamente? -
Quella ruotò gli occhi – Su Chris! Sul fatto che sono pazza di lui e ho provato in tutti modi a nascondere questa cosa. - No, ti prego non farlo, pensai, non sollevare l'argomento, pregai dentro di me, mentre cercavo di mostrarmi il più neutro possibile.
- Sto cercando di evitarlo, non posso continuare così, no? - continuava a tormentarsi le mani, i suoi occhi erano puntati nei miei adesso, in un'evidente richiesta di aiuto – E poi credo che abbia una storia con qualcuno. -
Sta calmo, mi dissi, con il cuore che iniziava a martellarmi nel petto però, lei non può sapere nulla – Come sei giunta a questa consapevolezza? - chiesi quasi distrattamente.
Rachel fece spallucce – Non lo so, chiamalo intuito, sesto senso femminile ... ma si comporta in modo insolito. Ha continui sbalzi di umore, sembra completamente perso nei suoi pensieri il più delle volte, inoltre non risponde neanche più ai miei commenti maliziosi su possibili ragazzi carini e single ... credo che si sia innamorato di qualcuno. -
- Non dire cazzate! - le diedi una spallata che per poco non la fece finire a terra. Rachel si aggrappò a me, confusa – Voglio dire, la sua famiglia è un casino totale, lo sai anche tu. Avrà altri pensieri per la testa ... Smettila di vivere nella paranoia. - continuai sentendomi morire dentro.
- Forse hai ragione – ribatté lei, fissandomi negli occhi – Ma stai bene? Sei pallido ...Ti stai allenando troppo tu. - Evitai la sua mano che provò a raggiungermi la faccia. Era troppo, non potevo trascorrere neanche un secondo in più in quella stanza.
- Faccio un giro. Non preoccuparti, ti stai facendo troppi problemi su tutti i fronti. - le dissi prima di scomparire oltre la porta del salotto e dirigermi a passi svelti verso l'uscita. Mi ritrovai in giardino, appoggiato allo steccato con il respiro pesante ed il cuore quasi in gola.
Che cosa diavolo stava combinando Wayright? Era troppo chiedergli di comportarsi quanto meno normalmente con mia sorella? Dio, mi portai le mani al volto, era tutta colpa mia, quel terribile casino in cui mi ero ficcato dipendeva soltanto da me e dalla pazzia che sembrava avermi sconvolto dentro. Mi ritrovai a cercare il suo numero tra le ultime chiamate effettuate. Quella situazione andava risolta immediatamente.
- Ci vediamo al parco. Muovi il culo. - ringhiai contro il telefono quando sentii Chris rispondere, non gli diedi il tempo di ribattere, mi limitai a camminare a passi veloci verso l'altro lato della strada. Tentai di non ripensare alle parole di mia sorella, quella terribile sicurezza che aveva ostentato, come se fosse ovvio per lei che quel bastardo stesse frequentando qualcuno.
- Chi non muore si rivede! - lo stronzo mi venne incontro – Stavo pensando che dovrei iniziare a farmi pagare per le mie prestazioni, visto che ... -
Non gli permisi di concludere la frase, gli tappai la bocca con la mano, annullando i metri che ci separavano – Visto che un cazzo! Sei idiota o cosa? Mia sorella mi ha fatto un discorso da far venire gli incubi perfino a Freddy Krueger poco fa! - sibilai ad un centimetro dai suoi occhi sgranati adesso.
- Che discorso? Cosa ti ha detto? - chiese confuso e pallido per lo shock.
Lo mollai e ripresi a respirare normalmente – Che ti vedi con qualcuno! Che sei strano e hai smesso di comportarti da ragazzino arrapato quale sei. - sibilai, lanciandogli un'occhiata fulminante.
Chris sospirò – E quindi? Non capisco tutta questa agitazione da parte tua ... -
- Ma sei connesso? Hai capito che ti ho detto? - gli ringhiai contro, sconvolto – Mia sorella crede che tu stia con qualcuno! E quel qualcuno ... -
- Ma noi non stiamo mica insieme. - commentò lui, confuso.
- Beh, tra le disgrazie della vita posso affermare che questa mi manca quanto meno – ero incazzato, non capiva l'enorme portata di quel casino – Senti, comportati normalmente con lei, va bene? Non voglio che si metta ad investigare su questa storia, nonostante non ci sia nessuna storia. - specificai un attimo dopo.
- E quindi come farebbe ad investigare su una storia che secondo te neanche esiste? - mi chiese Chris, adesso con un sorriso ironico stampato sul volto.
- Se vuoi morire basta dirlo subito e ti accontento. - avevo voglia di pestarlo a sangue, era l'unico modo che conoscevo per togliermelo una volta per tutte dai piedi. Ma frenai i miei istinti, portai le mani ai fianchi e mi limitai a trattenere la rabbia.
- Ok ... Magari la chiamo più tardi. - acconsentì lui – Le parlerò degli ultimi risvolti con Noble ed il suo ragazzo, le farò capire che ho molti pensieri per la testa, in effetti non è che tutta la mia vita ruoti intorno a te, Tyler. -
Cercai di non mostrarmi particolarmente basito, ma lo ero, eccome se lo ero. - Ah, davvero? Rachel crede che tu sia innamorato però! - mi venne da ridere, era tutto così assurdo.
- Di te? Che sei la congiunzione più vicina tra primate e homo sapiens? Ti prego, adesso basta scherzare ... - Chris sghignazzò a tutto spiano, probabilmente non avrebbe trovato così divertente un pugno in pieno volto – Nessuna offesa per le scimmie. -
Fu l'ultima parola che riuscì a dire, gli fui addosso nell'istante stesso in cui cercò di sfuggirmi, lo placcai, trascinandolo giù con me sul terreno sabbioso del parco.
- Hai visto? Ti comporti perfino da scimmia! - mugugnò stretto sotto il mio corpo. Lo lasciai a dibattersi trattenuto sul suolo soltanto dalla forza delle mie mani appoggiate sul suo petto. Lo fissai, incontrando il suo sguardo dapprima divertito, poi sempre più cupo, allungò una mano verso la mia, ancora ferma sulla sua t-shirt, per poi salire lungo il braccio fino a raggiungere il mio viso. Le sue dita raggiunsero le mie labbra, sentii il suo pollice delineare il contorno della mia bocca, premere appena sull'apertura. Mi sollevai da lì, prendendo un profondo respiro. Dovevo schiarirmi le idee e la vicinanza di quel bastardo non mi aiutava, dovetti ammettere, con un profondo senso di terrore nel cuore.
- E se invece Rachel avesse ragione? - la sua voce giunse da molto vicino, sapevo che doveva aver annullato la distanza, ma non mi voltai a fronteggiarlo.
- Tyler? -
Me lo ritrovai davanti, ritto e teso come un fuso, in attesa di una risposta. Lo guardai dritto negli occhi, sperando che potesse intuire quello che non volevo spiegare a parole.
- Perché stai zitto? Ma che diavolo ci vuole a dire quello che ti passa per la testa una volta per tutte? - la sua voce tremò appena, l'atmosfera goliardica aveva lasciato il posto a qualcosa di molto più cupo.
- Se Rachel avesse ragione ti consiglio di fare in modo che non ce l'abbia più – parlai con voce secca – non sei speciale, Wayright. Non sei diverso dalle altre con cui scopo, in effetti l'unica differenza risiede nel fatto che questa cosa, in qualsiasi modo tu voglia chiamarla, è parecchio degradante. Non per te, ma per me. Il fatto che io mi sfoghi con uno come te ... Mi porta a detestarmi anche più del solito. Ed è già molto alto il grado di odio che provo nei miei confronti. -
Vidi lo shock nei suoi occhi, per un attimo, riuscii perfettamente a notare la sua facciata crollare a pezzi, come uno specchio percosso da una mazza da baseball, ma l'istante dopo le schegge si erano assemblate l'una accanto all'altra, formando uno specchio nuovo e del tutto simile a quello vecchio.
- Ok, allora sarebbe meglio che anche tu la smettessi di telefonarmi, offrirmi passaggi e toccarmi. Te ne sarei grato. - commentò sorridendo appena.
- E' l'ultima volta che succede, dovevo soltanto chiarire questo punto. - dissi senza guardarlo, ero incazzato, Wayright continuava a farmi notare quanto il mio comportamento fosse stato incoerente, e aveva ragione.
- Tutto chiarito allora. - stava andando via adesso, seguii i suoi passi veloci fino a quando non scomparve dalla mia vista. A quel punto mi incamminai anch'io, fino a quel momento avevo del tutto ignorato il continuo ronzare del mio cellulare, alla fine lo tirai fuori e decisi di rispondere. Era Ginevra.
- Ehi ... Disturbo? - mi chiese con il suo solito tono attento e poco pretenzioso. Era davvero il massimo, tutto quello di cui avevo bisogno: qualcuno che non mi stesse addosso e non mi opprimesse con richieste insensate. Alla fine nonostante avessi potuto possedere chiunque mi ritrovavo sempre lì, ad arrampicarmi tra le sue lenzuola, in quella stanzetta microscopica e piena di tomi di anatomia e medicina. Anche quella notte non fu diversa dalle altre. Lei era tutto ciò di cui avevo bisogno, l'unica che non avanzasse pretese su di me, che non cercasse di monopolizzare la mia attenzione; lei mi conosceva abbastanza da sapere che non avrei mai potuto dare più di quanto non facessi già.



- Sai che ti sto soltanto usando, vero? - mi districai dal suo corpo caldo e nudo, appoggiandomi con le spalle contro l'unica parte del materasso su cui non ci fossimo stesi sopra, era fresco e confortante. L'odore acre del fumo mi raggiunse, Ginevra aveva accesso la sua solita sigaretta, un gesto ricorrente, la differenza risiedeva nel fatto che arrivati a quel punto di solito ero già in procinto di raccogliere i vestiti ed andar via.
Non batté ciglio, si limitò a lanciarmi un'occhiata in obliquo – Sapevo che prima o poi l'avresti specificato. -
- Che vuoi dire? Non credevo fosse necessario specificarlo a dirla tutta ... -
Quella scossa la testa. - Ecco, appunto. Se lo fai significa che c'è qualcosa che non va.
- Non capisco. -
- Tyler, prima o poi sarebbe successo, era solo questione di tempo. Mi piacerebbe soltanto sapere cosa abbia fatto per meritarsi questa considerazione da parte tua ... Sai com'è ... Ti sto dietro da due anni ma non mi sembra che io abbia mai suscitato anche un solo senso di colpa dentro di te, neppure di striscio. -
Mi alzai da lì e la guardai, sconvolto – Ma che diavolo stai dicendo adesso? -
- Sto dicendo che hai capito di esserti comportato di merda con qualcuno a cui tieni, quindi sei venuto qui a giustificarti con me, con quella di cui non ti importa niente, giusto per scaricarti un po' la coscienza. - la sua voce salì di un ottava, quelle parole mi lasciarono sconvolto.
- Vai a fare in culo, non è così. - mi appropriai dei miei vestiti, rivestendomi velocemente. Era pazza, perfino Ginevra era impazzita del tutto.
- Ti sono stata accanto fino a quando ero certa che nessuna di quelle ragazze con cui uscivi valesse più di me, eravamo tutte uguali, no? Nessuna contava più di un'altra, ma adesso ... Adesso credo proprio sia l'ora di dire basta. Ho gettato via la mia dignità per te, ma non sono disposta a diventare il ripiego di una notte. Va dalla tua persona speciale, sparisci. -
Non riuscii a seguirla, ero completamente sconvolto, mi limitai ad abbandonare la stanza, spinto dalle sue braccia.
- Non c'è nessuna persona speciale. - fu tutto quello che riuscii a ribattere prima di dileguarmi oltre le scale.

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