capitolo 39

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CELINE

Rimasi immobile, troppo sconvolta per ragionare lucidamente ... non potevo credere alle parole di Wes, era impensabile. Voltai le spalle alla figura ripugnante di mio cugino per dirigermi a passi svelti verso la mia stanza. Dovevo pensare, capire, non sapevo neanche come comportarmi, mi sentivo completamente persa. Kevin non avrebbe mai potuto ... era quello che continuavo a ripetermi attimo dopo attimo mentre sentivo i suoi passi lievi farsi sempre più vicino, fino a quando non entrò in camera.

- Tu ... - non avevo la forza di parlare.

- Credimi, Celine ... è pazzo, lui si è inventato quest'enorme balla soltanto per ferirti. Vuole mandare a monte la nostra relazione, l'ha sempre voluto, lo sai ... – disse con una tale disperazione nella voce da farmi tremare.

Come poteva essere vero? In pochi giorni tutto il mio mondo stava crollando, tutte le mie certezze svanivano, la mia famiglia, la mia relazione, ogni cosa si sgretolava sotto le mani capricciose di Wes. No, non mi avrebbe portato via anche Kevin.

- T-tu ... puoi giurarmelo? P-puoi assicurarmi che non c'è stato assolutamente nulla? - inspirai – non mi lascerai per quell'essere ripugnante, vero? una cosa così ... ti prego, non farla ... -

Lui scattò in avanti e mi abbracciò forte – Sono con te Celine, sempre, non mi importa di niente e nessuno! Lascia che Wes faccia i suoi giochetti, non si prenderà anche noi. Te lo prometto ... –

Lui mi conosceva meglio di chiunque altro, forse anche meglio di me stessa, sapeva quali erano le mie paure e mi disse esattamente quello di cui avevo bisogno. Mi serviva una speranza, un appiglio, una cima a cui aggrapparmi per poter credere che c'era ancora qualcosa che potevo controllare nella mia vita, qualcosa che dipendeva da me e basta. Mi strinsi forte a Kevin come non avevo mai fatto in vita mia prima di allora.

- Ti credo, Kev ... non lasciarmi mai! – sussurrai al suo petto.

- Non lo farò. -

SETH

Immobile, ero lì in quella stessa posizione da non so quanto tempo ormai, mi sentivo come se la vita stesse lentamente fluendo via dal mio corpo, come se potessi diventare parte di quel letto e restare per sempre nell'immobilità di quella stanza. Il silenzio intorno a me era assoluto, la mia mente affogava nei ricordi senza riuscire ad emergerne. Se fosse rimasto vivo nella mia mete allora era come averlo ancora accanto a me, sarebbe come se tutto fosse stato reale e non frutto della mia immaginazione malata. Lui era ancora lì se potevo sentirlo accarezzarmi i capelli, se potevo percepire il sul respiro o il battito del suo cuore nel mio orecchio.

Ad un tratto sentii una leggera pressione su una gamba e decisi di aprire gli occhi debolmente, non riuscivo bene a mettere a fuoco l'ambiente intorno a me.

- Cristo Santo ... dalla puzza credevo fossi morto – la voce familiare di Wes mi raggiunse più flebile e cupa del solito, non risposi – mio Dio, Seth ... cosa stai facendo? –

Provò a toccarmi per mettermi in piedi ma io mi dibattei e mi rannicchiai ancora di più sul letto, non volevo, non ce la facevo a sollevarmi adesso.

- Cristo, hai vomitato qualcosa di viscido sul materasso! In piedi ... devo portarti a casa. – disse serio.

- No ...- sussurrai debolmente – resto qui ... -

- Che cazzo dici? Sei uno straccio!Manchi da casa da tre giorni ... cazzo, non hai mangiato o bevuto? Sei rimasto qui per tutto questo tempo? – era sgomento.

The WayrightWhere stories live. Discover now