capitolo 43

3.2K 182 30
                                    


KOLL

Correvo, correvo anche se sapevo che le forze mi stavano abbandonando, non avevo scelta, fermarsi adesso avrebbe significato morire. Anche se il continuare a correre non avrebbe assicurato la mia salvezza, mi portai una mano al fianco, la ferita sanguinava, i bastardi mi avevano colpito di striscio ma il sangue scorreva velocemente mentre la mia vista si annebbiava. Non c'era tempo per lamentarsi o prendere respiro, la mia unica speranza di salvezza era a dieci minuti da dove mi trovavo e dovevo percorrerli in fretta. Non mi ero sbagliato, gli uomini di cui Fei mi aveva parlato volevano davvero farmi la pelle ed erano più veloci e informati di quanto potessi credere. Avevo lasciato a Fei un messaggio per Gregor non doveva raggiungermi, doveva sparire il prima possibile, ma non sapevo neanche se l'avrebbe ricevuto senza che loro lo intercettassero.

Quando svoltai l'angolo mi ritrovai al porto, ricordavo le ultime parole che Fei mi aveva detto prima di darmi il nome del suo contatto.

- Scappa di qui Koll e vai al sicuro. Nessun posto in cui tu sia mai stato è sicuro ora – disse serio – loro ti hanno tracciato, conoscono perfettamente tutte le tue false identità, quindi non usarle. Va dove sei solo un fantasma e forse te la caverai. –

Sorrisi mentre un'altra fitta di dolore mi colpiva il fianco, un posto dove sono solo un fantasma, che ironia. Mi diressi con passo furtivo verso la grande nave mercantile e mi avvicinai alla sagoma di un uomo accanto al ponte levatoio.

- Lee? – chiamai in un sussurro.

Quello si voltò e sgranò gli occhi correndomi in contro – Koll! Che cazzo ti è successo? –

- Mi hanno sparato – dissi con un mezzo sorriso – il mio passaggio? Fei lo ha organizzato davvero o sono fottuto? –

Quello mi sorresse avviando entrambi alla nave – sei fortunato, non è un gran bel viaggio quello che ti aspetta, ma di certo lascerai Singapore senza essere visto. –

Entrammo nella nave che puzzava di acqua salmastra e un miscuglio di spezie che non avrei saputo identificare, ci dirigemmo verso il deposito con passo svelto. Fra i container e gli scatoloni di legno c'era una nicchia semi nascosta, la mia cabina di viaggio notai.

- Starai rannicchiato qui, zitto e con la testa bassa – mi informò – il capitano della nave non sa che sei qui, è un accordo sotto banco con i suoi marinai, non sognarti di andare in giro, ti avverto. –

- Ho capito – gli strinsi la mano.

- L'equipaggio ti porterà del cibo, ma non contarci troppo, potresti saltare qualche pasto – diede un occhiata alla mia ferita – lo dirò al tipo con cui mi sono accordato, ti farò avere un po' di disinfettante e qualche benda dall'infermeria, non posso fare altro. –

- Sarà un lungo viaggio. – constatai, una nave commerciale era lenta.

- Lungo e di merda, spero solo che arriverai vivo a destinazione ... –

- Lo spero anch'io. –

Poi mi distesi e vidi Lee sparire oltre le casse, ero solo adesso e dovevo resistere, sopravvivere per un mese, attraversare l'oceano per raggiungere l'unico posto sicuro che mi veniva in mente. Perché Tommy Fisher in realtà non si era mai trasferito a South Gate, non avevo mai attivato quell'identità e non l'avrei fatto. Sarei tornato a casa come un fantasma e se Gregor avesse ricevuto in tempo quel messaggio non sarebbe stato lì. Sarei stato del tutto invisibile ed al sicuro e per ironia della sorte anche dannatamente vicino a lui. Per ironia della sorte forse Seth sarebbe stato l'unico a potermi aiutare, a potermi tendere una mano e salvarmi dalla morte. Mi sarebbe toccato tornare strisciante al suo cospetto in quella città che avevo abbandonato nella notte come un ladro e chiedergli di nascondermi, proteggermi, farmi sparire agli occhi del mondo, salvarmi la vita. Sì, avrei potuto farlo, se solo fossi sopravvissuto a quella traversata, se solo quella ferita non facesse così male e quel sangue non fluisse così velocemente dal mio corpo. Forse era più grave di quanto pensassi, forse non ce l'avrei fatta, mi venne da pensare mentre la testa mi girava, chiusi gli occhi improvvisante stanco, improvvisamente privo di ogni linfa vitale. Un mese ... era troppo tempo ...

The WayrightWhere stories live. Discover now