capitolo 20

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Capitolo 20

"Now it's three in the morning and you're eating alone

Oh the heart beats in its cage

All our friends, they're laughing at us
All of those you loved you mistrust
Help me I'm just not quite myself
Look around there's no one else left."

THE STROKES - HEART IN A CAGE

KEVIN

Celine ed io sembravamo avere risolto i drammi degli ultimi giorni, almeno in parte. Avevamo parlato per molto tempo, le avevo dato la possibilità di spiegarmi esattamente cosa fosse successo e potevo ben vedere l'enorme senso di colpa che sembrava gravarle addosso.

- Ho sempre avuto una grandissima opinione di te – mi aveva detto tormentandosi i capelli con le dita – e non volevo che venissi a conoscenza di quello che avevo fatto ... insomma, ero una ragazzina spaventosamente superficiale, continuo a sentirmi in colpa per quanto è accaduto, credimi. –

Le avevo detto di non preoccuparsi, che era acqua passata per quanto mi riguardava, perché tutti fanno cose di cui si pentono e lo credevo davvero. Per me, adesso più che mai, quello strano gioco che si era creato tra me e Wes ne era la prova, non volevo ferire Celine, non volevo che lui vincesse spezzandole il cuore, così avevo deciso di mettere a tacere i miei rimorsi e gettare tutta la colpa dell'accaduto su Wes . La verità però era diversa, la verità era che se quella macchina del caffè non mi avesse riportato alla realtà facendomi capire a che livelli stessi arrivando le cose sarebbero andate diversamente. Ammetterlo a me stesso era sempre più doloroso, ma tutto sommato era anche giusto.

Giusto però non voleva dire semplice, quei pensieri mi tormentavano giorno e notte e ormai dormire era una pura utopia, persino la mia mente era una trappola per me. Se chiudevo gli occhi finivo per vedere il suo viso e mi svegliavo preda di tremori e, ancora di più, di desiderio. Quelle labbra, i suoi occhi, il suo tocco delicato, non feci che pensarci e da quella sera mi chiedevo perfino che sapore avesse la sua pelle. Quella vacanza mi stava costando la sanità mentale.

Anche quella notte non c'era verso di dormire, così mi ritrovai a fare un giro per casa, resa ancora più silenziosa dalla mancanza degli adulti, ancora nel bel mezzo del loro week-end al centro benessere. Così avevo lasciato Celine insieme a sua cugina Debby, tutte intente a provare dei nuovi trucchi, ed avevo fatto due passi, al mio rientro era già molto tardi. La casa era ancora vuota e perfino più silenziosa di prima, così mi diressi anch'io verso la mia camera ma ad un tratto qualcosa mi fermò, una luce in fondo al corridoio. Era la stanza di Wes quella, sapevo benissimo che avvicinarmi a quella zona non era una buona idea ma il mio corpo si mosse in automatico verso quel rivolo di luce che filtrava dalla porta socchiusa.

Mi accostai alla fessura e sgranai gli occhi, Wes non era da solo, ma in compagnia di Wayne. Cercai di trattenere il respiro, mentre li osservavo muoversi lascivamente sul letto, l'uno stretto all'altro. Rimasi lì impietrito, incapace di muovermi, con lo sguardo fisso su quella scena che si stava consumando davanti a me. Le risate di Wes era basse e complici, vedevo le labbra di Wayne muoversi a qualche centimetro dall'orecchio dell'altro, sbattei più volte le palpebre sperando che quella scena sparisse ma ovviamente non fu così, si impresse ancora di più dentro di me, prepotente. Alla fine tutto quello che mi animò fu una terribile rabbia bruciante che non riuscivo a spiegarmi, mi allontanai dalla porta inorridito da quello che avevo appena visto. I miei passi mi guidarono automaticamente in cucina, dove mi sedetti, con il viso tra le mani.

Non feci nulla, mi limitai a starmene immobile come una statua per un tempo infinito, non accesi neanche la luce, non capivo perché ma ero agitato, troppo per dormire. Rimuginavo su tante cose ed il solo portare la mia mente a quella camera mi provocava la nausea. Wes! Era tutta colpa sua!

The WayrightWhere stories live. Discover now