capitolo 71

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WES


Avevo trascorso la notte da Wayne, quando mi svegliai era già piuttosto tardi e, per un attimo, non riuscii a capire dove mi trovassi.

- Ehi, pensavo fossi morto. Dormi sempre così tanto? - mi chiese quello in arrivo con due tazze colme di caffè. Afferrai la mia e cercai di fare mente locale.
Ero andato a letto con Wayne alla fine, avevamo bevuto ed ascoltato musica per quasi tutta la notte, improvvisamente mi ritornarono in mente quelle chiamate, di Kevin.

- Gli ho risposto io. Gli ho detto che stavi con me, di non preoccuparsi. - Wayne sembrava avermi letto nel pensiero.

- Certo, allora sì che non si sarà preoccupato. - gli risposi, ironico. Ed ecco che mi toccava anche dare spiegazioni a Kevin adesso, pensai, ancora più stremato.

- Beh, qual è il suo problema? Credi che io non lo sappia cosa fate voi due nella solitudine della tua stanza mentre Celine non c'è? - commentò quello sollevando un sopracciglio in segno di stizza – non mi sta bene, ma credo sia l'unico modo che hai per capire davvero cosa vuoi. So che non te ne stai approfittando, vedo la sofferenza sul tuo viso e capisco che stai passando un periodo strano. -

Quel Wayne così comprensivo mi faceva paura, dovevo ammetterlo, eppure era quello di cui avevo bisogno al momento. Bevvi una lunga sorsata di caffè, poi mi sollevai meglio dal letto, alla ricerca dei miei vestiti.

- Te ne vai? -

- Sì, è quasi ora di pranzo ormai. Guarda quante chiamate da parte di Monica ... - praticamente una schermata piena – ci sono degli ospiti, me ne ero completamente dimenticato. Vuoi venire anche tu? -

Wayne scosse la testa – mi dispiace ma devo andare in aeroporto tra qualche ora, arriva mio fratello! -

- Chi? Riley? Ma dai! Quanto tempo! Dov'era finito? - me lo ricordavo bene Riley, non era mai corso buon sangue tra quei due, finivano sempre per picchiarsi o rubarsi le ragazze a vicenda, nel migliore dei casi.

- Che diavolo vuoi che ne sappia, quello stronzo avrà finito tutti i soldi come al solito ... credimi, è l'unico motivo per cui tornerebbe qui a South Gate. - commentò l'altro, acido.

Mi alzai da lì ed iniziai a rivestirmi velocemente, Monica era ritornata alla carica con le sue chiamate. Le scrissi velocemente un messaggio per dirle che stavo bene e che stavo per tornare. Avrei preferito che Wayne venisse con me, la sua presenza mi avrebbe impedito di dovermi confrontare anche con Kevin, invece sarebbe stato complicato come sempre, pensai, sospirando.

- Devo andare. Ci sentiamo più tardi, va bene? - lo baciai, lasciando passare i polpastrelli su quel principio di barba che mi piaceva tanto. Wayne mi strinse forte la vita prima di immergere il volto nell'incavo del mio collo.

- Augurami buona fortuna. -

- Buona fortuna con Riley! - sghignazzai prima di prendere chiavi e cellulare e lasciare l'appartamento.

Faceva un caldo assurdo quel giorno, era davvero estate inoltrata. Soltanto quattro settimane e tutto sarebbe finito. Nel bene o nel male, pensai.
Alla fine raggiunsi la villa, il chiacchiericcio dei miei zii era alto e ben percepibile, segno che alla fine avevano deciso di apparecchiare fuori in giardino, forse alla ricerca di un minimo di refrigerio.
Quando entrai Monica mi lanciò un'occhiataccia, ormai aveva perso le speranze con me, niente più "dove sei stato?", "ti sembra questa l'ora di rincasare?", in compenso però tutte queste domande sembrarono formarsi sul viso pallido di Kevin. Mi inchiodò con lo sguardo, ma Celine gli stava accanto, quindi non osò avvicinarsi a me.

- Wes, caro, puoi portare altre due sedie dal garage? Quelle pieghevoli, per piacere! - zia Jane mi diede un buffetto sulle spalle, come potevo dir di no alla mia zia preferita? Così mi misi a lavoro. In garage c'era ancora Chris, ormai completamente ambientato nel suo soppalco adibito a cameretta. Lo vidi rigirarsi nel letto e mugolare appena.

- Ehi, vieni a darmi una mano, bello addormentato nel soppalco. - lo provocai.

- N-non credo di farcela, ho sonno. Lasciatemi in pace tutti quanti. - nascose il capo sotto le coperte e si girò dall'altra parte.

- Il tuo nuovo ragazzo ti sfianca? - lo provocai, vedendolo muoversi al di sotto del lenzuolo.

- Puoi dirlo forte. Mi fa male tutto. - si lamentò con la voce soffocata dalle coperte.

Mi venne da ridere – Beh, la vita è fatta per i giovani, Chris! -

- E lo sanno tutti che i giovani hanno bisogno di riposo! Cosa che nessuno capisce in questa casa – alla fine cedette, lo vidi riemergere dalle lenzuola con aria spaesata e allo stesso tempo incazzata, prima di sollevarsi a sedere sul materasso – che stanno organizzando adesso? E' dalle otto del mattino che li sento urlare e trascinare cose! -

- Credo si tratti quell'amico di infanzia dei nostri genitori, quello da cui hanno passato qualche giorno – commentai, confuso – dai dammi una mano, davvero. -

Ci ritrovammo a trasportare una miriade di cose in giardino, alla fine fu il momento di fare una doccia veloce e metterci qualcosa di pulito addosso. Chris aveva due enormi occhiaie violacee, quello era il prezzo da pagare per avere un amante focoso. Tornammo in giardino, Celine e Debby stavano apparecchiando mentre le zie erano in cucina, tutte intente con i primi. Ben e Norman si stavano occupando della griglia, era strano vederli parlarsi in quel modo, sembravano davvero rilassati. Forse dopotutto erano davvero riusciti a raggiungere un compromesso.
Qualche attimo dopo arrivarono gli ospiti, a quanto pare il tipo era un padre single, dal momento che era accompagnato soltanto da due ragazzi. Dovevano avere più o meno la mia età o qualcosa del genere.

- Ehi, Maurice! Vieni, accomodatevi! - iniziò Norman, gioviale.

- Wow, che bella casa. Avete un giardino pazzesco! - si complimentò l'uomo. Era un tipo alto, tra la quarantina e la cinquantina, capelli scuri ed occhi chiari – e qui ci sono le bellissime donne di casa! -
Vidi mia madre arrossire appena quando fu il suo turno di salutare l'ospite. Mmm, c'era decisamente qualcosa sotto, pensai, osservandoli interagire.

- Troppo gentile! Sono i tuoi figli? - chiese mia madre, entusiasta.

- Sì, venite, non siate timidi – i due ragazzi si fecero avanti, più che timidi mi sembravano soltanto scazzati – lui è Raphael e il più piccolo è Sean. - non potevano esistere due fratelli più diversi, pensai, guardando il più grande sorridere affabile e l'altro ghignare appena. Raphael era moro, somigliava molto al padre, l'altro, invece, aveva i capelli chiari ed un fisico più sottile.

- Piacere di conoscervi. - disse il moro, il fratello si limitò a muovere il capo.

- Che bei ragazzi! Qui ci sono i miei! - Monica ci indicò ed a quel punto facemmo un passo avanti per conoscere – Wes il più grande e Matt. -
Ci fu un lungo giro di strette di mani, alla fine mancavano all'appello soltanto Seth e Chris. Il primo scese con il suo solito fare scontroso, si limitò a salutare tutti con un cenno generale prima di sedersi da solo sulla sdraio più isolata del giardino.
Chris apparve dopo qualche minuto, eravamo già in acqua, a rinfrescarci da quel caldo terrificante, non aveva messo il costume e portava una t-shirt a maniche corte.

- Questo è Chris, mio figlio. - Norman se lo trascinò dietro mentre quello sorrideva appena.

- Piacere! Quanti anni hai? - chiese Maurice tra un sorso di aranciata e l'altro.

- Diciassette. Il piacere è mio. -

- Quelli sono i miei figli. - disse l'uomo indicando gli altri due, Raphael lo salutò sollevando una mano, ancora nel bel mezzo della piscina, l'altro invece venne fuori. Il suo sguardo era attento quando si piazzò ad un metro da Chris.

- Sei tu! Chris Wayright! -

Vidi mio cugino voltarsi verso l'altro con espressione confusa sul volto – Emh, sì ... -

- Pazzesco! - disse sconvolto.

- In che senso? - Chris cercava aiuto con gli occhi – ci conosciamo? -

- Sì! Cioè forse non ti ricordi di me. Sono Sean Ward, il secondo classificato del contest di Chimica di quest'anno! Mi hai soffiato il primo posto per mezzo punto ... -

- Oh! Ah ... beh, sì. Su a Los Angeles, ok ... adesso ricordo. - commentò l'altro sorridendo appena – mi dispiace. -

L'altro lo guardò con attenzione – No che non ti dispiace. A me non dispiacerebbe. Quanto è piccolo il mondo ... -

- Già. Assurdo. -

- Allora vi conoscete? - il signor Ward era entusiasta – i miei ragazzi si stanno annoiando da morire qui, anche se non lo dicono espressamente. Sapete, Los Angeles offre un sacco di svaghi, ma se posso preferisco passare quel poco di ferie che ho in un posto più tranquillo. Non voglio lasciarli a casa da soli, così sono costretti a seguirmi ... non se la stanno passando tanto bene però, non conoscono nessuno in zona. -

- Potevi dirlo subito! I miei ragazzi non avranno problemi a portarli in giro. Troveranno qualcosa da fare, sta tranquillo. - Norman diede una pacca vigorosa a Chris – hai sentito? -

- Ok ... certo, no problem. -
Alla fine ci mettemmo a mangiare, cercai di non far caso alle occhiate che di tanto in tanto Kevin mi lanciava, seduto dall'altra parte del tavolo. Mi immersi in una conversazione con Seth, quanto meno ci provai. Sapevo che doveva aver notato il mio non rientro a casa quella notte.

- Che cosa stai combinando, Wes? - mi sussurrò ad un tratto.

- Non sono affari tuoi, cugino. - bisbigliai in sua direzione.

- Andiamo, ti stai facendo prendere dai rimorsi? Adesso? - lo vidi scuotere la testa prima di addentare un panino.

- Non puoi capire ... - non volevo affrontare quell'argomento, non quel giorno. Ero così stanco di dare spiegazioni a tutti, soprattutto quando in realtà pensavo di fare la cosa giusta per il bene comune.

- Kevin ci rimarrà di merda. -

- Anche Celine ... - commentai.

- Andiamo! La lascerà comunque! - insistette Seth.

- Ma almeno non lo vedrà amoreggiare con il proprio cugino! -

- Sarete discreti. -

- Prima o poi lo verrà a sapere ... - dissi.

- Beh, se ne sarà fatta una ragione nel frattempo! -

Mi alzai da lì improvvisamente, ero spossato e non volevo continuare quella discussione senza senso. Nessuno sembrò fare caso a me, tutti erano presi dal cibo e dalla conversazione. L'unica cosa positiva della giornata erano le occhiate che Maurice e mia madre si lanciavano di tanto in tanto.
Avevo atteso quel momento da anni, mi resi conto, un riscatto per Monica, qualcuno che le stesse vicino, era così giovane e bella ... se lo meritava.
Vidi Matt lanciarmi un'occhiata comprensiva.
Forse qualcuno di noi poteva ancora essere felice dopotutto.

Mi sedetti su una sdraio, fissavo l'acqua blu della piscina scorrere lentamente sotto i miei piedi. Il vociare della tavolata era alto ed allegro, sapevo che avrei dovuto dare un chiarimento a Kevin e sapevo che ne sarebbe uscito distrutto. Ma neanch'io stavo bene, prendere quella decisione mi stava lacerando dentro.
Forse Seth aveva ragione, prima o poi Celine sarebbe andata avanti, nonostante le delusioni, così come era capitato a tutti noi Wayright in precedenza.

- Ehi, che ti prende? - alzai gli occhi per incontrare il viso di Chris, lo vidi sdraiarsi accanto a me e sprofondare meglio sulla sdraio.

- Niente di che, soliti problemi dei Reed ... -

- Andiamo! Presto diventerai un Ward di questo passo! Maurice è cotto di Monica, sta soltanto cercando di liberarsi dei suoi figli per uscire con lei una di queste sere.- mi fece notare mio cugino, dandomi una leggera gomitata.

Mi venne da ridere – buon per loro! Sono ancora arzilli, mi fa piacere – lo guardai meglio, quella dannata t-shirt doveva portargli un caldo assurdo – Chris, porca puttana, perché non ti spogli come tutti noi? Non stai soffocando? -

Quello sorrise appena – Emh, non posso. Sono pieno di lividi, sembro un fottuto puffo. Ci siamo andati pesanti ieri ... - commentò con lo sguardo perso in chissà che ricordi.

- Chris, Chris ... credo proprio che tu sia ancora nei guai. - lanciai un'occhiata oltre le sue spalle, Sean lo stava ancora osservando, conoscevo quello sguardo predatore, erano gli stessi occhi con cui mi guardavano Kevin e Wayne, lo stesso sguardo che io riservavo loro.

Quello non fece caso alle mie parole, si limitò a sonnecchiare sulla sdraio, incurante del mondo.




KEVIN


Il barbecue era stato molto piacevole, si respirava un atmosfera rilassata che non vedevo da tanto tempo in quella casa. Dando un occhiata alle coppie mi accorsi di come Ben e Amanda sembravano aver risolto sul serio le loro tensioni, si guardavano con quello sguardo che non lasciava dubbi. Si amavano e nonostante tutte le difficoltà questo era emerso ed ora si stavano dando una nuova chance, qualcosa di davvero proiettato nel futuro. Era quello che volevo anche io per Celine, volevo la possibilità di chiarire , di spiegarle tutto e di lasciarci consapevoli che non sarebbe potuto andare avanti non per un gioco meschino, ma perché quello non era vero amore. Io non ero la sua strada, esisteva qualcun altro nel mondo che avrebbe potuto guardarla con quegli occhi ed era giusto che lei lo trovasse.


Spostai lo sguardo verso il tipo nuovo, il figlio dell'amico di Ben, Raphael sembrava molto a modo, esistevano ancora dei bravi ragazzi, mi dissi, ne esisteva certamente uno anche per lei.


- Quindi credete che mi troverò bene? – continuò – sapete sono un po' agitato –


- L'Inghilterra è molto diversa dall'America è vero, ma stiamo parlando di una realtà universitaria che punta all'eccellenza ... la tua istruzione sarà ottima – lo rassicurai.


- Lo spero! Più che altro spero che mi prendano, questo master è riservato ad un ristretto gruppo di studenti ... - precisò leggermente in ansia.


- Sono certa che sarai fra questi – lo rassicurò Celine con un sorriso – e appena sarai in Inghilterra non esitare a chiamarci! Ci farebbe piacere farti fare un giro –


- Sul serio? – gli brillarono gli occhi – cavolo sarebbe grandioso! Non conosco nessuno la giù ... mi sentirei meno spaesato-


- Contaci – confermai io vagamente.


Stavo di nuovo smettendo di ascoltarli, mentre loro chiacchieravano ancora del più e del meno il mio sguardo si spostava nella direzione di Wes. Fu un movimento quasi non del tutto volontario, come se una forza che io non controllavo mi avesse ordinato di seguire i suoi movimenti con lo sguardo. Stava passando lungo il giardino con una birra in mano, notai che si accorse del mio sguardo ma che si apprestò prontamente a evitarlo. Fu una sensazione sgradevole, uno strano gorgoglio allo stomaco, me n'ero reso conto, da quando era tornato cercava disperatamente di evitarmi. Si era seduto infondo al tavolo con Seth, poi si era spostato verso le sdraio, poi alla piscina, qualunque azione era volta ad allontanarsi e ad evitare il mio sguardo.


Mi ero stancato di quella situazione, così mi sollevai dal mio posto e lo seguii furtivamente dentro casa. Non gli diedi il tempo di rendersi conto di nulla, mi accertai che non ci vedesse nessuno e poi lo trascinai in bagno con me e chiusi a chiave la porta. Finimmo per puntare lo sguardo l'uno negli occhi dell'altro, vidi la tensione crescere in lui come in me d'altronde.


- Wes ... - sussurrai – non sei rientrato ieri –


- Sono rimasto da Wayne – disse con un tono perfettamente calmo.


- A fare cosa? – chiesi con tensione nella voce, sapevo già la risposta.


- Lo sai che abbiamo fatto ... ti piace sentirmelo ripetere? – chiese spostando lo sguardo lungo la stanza.


Mi avvicinai a lui di un passò, volevo toccarlo, volevo baciarlo, ma prima c'era qualcosa che dovevo capire, un dubbio che mi tormentava ferocemente.


- Mi stai evitando da quando sei tornato ... c'è un motivo? – mormorai, esprimere quei pensieri fu duro, ne ero terrorizzato.


Lui si irrigidì, vidi la sua mascella contrarsi – ho fatto la mia scelta ... preferisco stare con Wayne ... -


Ero sconvolto e sul mio viso apparve chiaramente, non era possibile, non potevo accettare una cosa del genere, quelle parole erano come un pugnale dritto al petto.


- Cosa? – esclamai sconvolto – non è possibile Wes, che diavolo ti prende? –


- Perché ne sei tanto sconvolto? Sei stato troppo sicuro di te ... non hai niente in più di lui ... - insistette.


- Allora perché non mi guardi in faccia quando me lo dici? – chiesi amareggiato, vedevo qualcosa dibattersi nello sguardo di Wes, non seppi cos'era ma doveva essere la stessa cosa che gli impediva di guardarmi in faccia.


- Rispetta la mia decisione Kevin e basta – mormorò.


- No ... voglio sapere il perché – ringhiai – non esci di qui finchè non lo dici! –


A quel punto mi guardò con gli occhi pieni di una strana disperazione – perché non possiamo farlo ... perché mi sono stancato di essere il motivo perché qualcuno soffre! Che cosa credi che farà Celine appena scoprirà di noi? Cosa credi che penserà? –


- Mi occuperò io di questo! – tentai di rassicurarlo.


- Non è sufficiente ! tu la lascerai per me e lei crederà che sono ancora una volta io la causa dei suoi male e me non va giù ... voglio una storia normale, una storia per cui nessuno soffra – disse a denti stretti e tanto di superarmi.


- E' troppo tardi Wes ...- sussurrai afferrandolo – non lo capisci? Non comprendi quanto ormai io sia perduto ... la lascerei comunque ... la lascerei sempre e solo per te ... per inseguirti dovunque andrai e con chiunque sarai ... - il cuore mi batteva fortissimo nel petto – tu credi che io non abbia il coraggio di farlo vero? Credi che stia prendendo tempo mentre Wayne sia più pronto –


- Non è questo ... - mormorò – te l'ho detto noi due non ... -


- L'unico motivo – lo interruppi – per cui non l'ho lasciata all'istante sei sempre tu ... perché se dovessi farlo adesso succederebbe un casino tale che dovrei tornare in Inghilterra e non voglio ... - confessai – non voglio dovermene andare proprio adesso, non voglio doverti lasciare. Sto cercando di godermi ogni istante, ogni giorno, ogni secondo di te ... perché ti amo ... cazzo io ti amo Wes .... –


Non aspettai che replicasse, non attesi nulla, mi gettai sulle sue labbra e le divorai, spingendolo contro la parete, passando le dita sul quel viso morbido, unendo il mio corpo con il suo. In un primo momento rispose al bacio, totalmente travolto ma poi sembrò che richiamasse i suoi pensieri all'ordine e divenne rigido, tanto che mi indusse a fermarmi. Mi staccai e fissandolo sapevo esattamente quello che stava accadendo nella mente di Wes, perché era successo anche a me.


- Non ho intensione di mollare la presa ... - mormorai a pochi centimetri dalle sue labbra – non cedere che le tue parole saranno un deterrente per me ... -


- Dovrebbero esserlo ... sono molto serio – commentò.


- No che non lo sei ... vuoi farmi credere che hai fatto la tua scelta e forse è così – dissi – ma non è quella che mi hai comunicato ... - passai una mano lungo il suo addome ed infilai le dita poco sotto la linea dei jeans – credi che così sistemerai le cose Wes, credi che nessuno soffrirà ... ma in realtà saremo noi a soffrire, tu per primo ... ed anche io ... - sbottonai il pantalone infilando dentro la mano che toccò la sua intimità prossima all'eccitazione – la tua decisione mi fa incazzare da morire Wes ... mi rende frustrato perché ho davvero messo in gioco me stesso per te ... - cominciai a muovere la mano in mezzo alle sue gambe mentre lui si lasciava andare a piccoli gemiti, non riusciva a fermarmi, in realtà non voleva - quindi ho intenzione di farti provare quella frustrazione ... ogni volta che posso ... -


Continuai a massaggiarlo per un po', lentamente, lui si dibatteva leggermente ma contemporaneamente si aggrappava a me. Sentivo la sua eccitazione aumentare come il suo desiderio che accelerassi il movimento, ma io non lo feci. Mi fermai ad un certo punto, proprio quando aveva cominciato a muovere d'istinto il bacino, estrassi la mia mano dai suoi pantaloni e lui mi fissò sconvolto.


- E' così che mi sento ... sento il dannato bisogno di te che mi monta dentro ogni dannato istante, sento che vorrei la tua pelle, le tue labbra ... ma tu me lo neghi ... mi lascia desideroso a sbavare per un pasto che non hai intenzione di darmi ... lo lasci lì in bella vista ... e io ci penso giorno e notte ... - bisbigliai al suo orecchio – io lo so che cosa provo per te ...e quanto in là sono pronto ad andare ... è ora che sia tu a scoprire i tuoi veri sentimenti ... fino a quel momento ... preparati a vivere con il costante bisogno impossibile da appagare ... -


Il suo viso era totalmente sconvolto, le pupille dilatate, la bocca semi dischiusa, il viso rosso e i capelli spettinati, aveva ancora il pantalone aperto e si reggeva a fatica sulle sue gambe tremanti. Adesso il dolce Wes da predatore era diventato preda forse per la prima volta in vita sua, per la prima volta era lui quello insicuro e spaesato, ed io la tentazione a cui non poteva resistere. Me ne andai così lasciandolo confuso e eccitato in quel bagno.

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The WayrightWhere stories live. Discover now