capitolo 51

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SETH

Avevo sentito le urla dalla mia stanza, credevo si potesse trattare della solita sfuriata di Wes, così ero uscito a controllare e dirgli di darsi una calmata. Ma avevo trovato tutt'altro scenario ad attendermi, Kevin aveva trascinato Wes fuori dalla camera di Nik, lui urlava, Matt urlava,tutti quanti erano fuori controllo. La porta della camera si chiuse ma la situazione non sembrava potersi placare, Wes era fuori di sé, spinse via Kevin e lasciò il corridoio dirigendosi al piano di sotto con uno sguardo infuocato. Rimasi in silenzio e mi limitai a seguirlo,lui si posizionò davanti alla porta d'ingresso mosso da una feroce indole di guerra, i suoi occhi erano lontani, non sembrava neanche essersi reso conto che fossi lì.

- Wes ... -Parlai alla fine - Cosa credi di fare? –

- Aspetto mia madre. Cazzo, ho delle cose di cui devo discutere con lei – Ringhiò inferocito.

- Non sei stanco di discutere? – Non rispose, mi fulminò con lo sguardo.

- Credimi, questo discorso va affrontato - Borbottò con gli occhi fissi sulla finestra dalla quale osservava il giardino.

Sospirai, mi feci avanti e lo afferrai saldamente per un braccio, aprii la porta e lo trascinai fuori con me.

- Facciamo due passi – Mormorai.

Naturalmente si oppose, resistendo risolutamente ma non ne feci un problema, continuai a spingerlo in avanti senza cedere fino a quando non raggiungemmo faticosamente un vecchio parchetto dall'altra parte della strada, soltanto in quel momento lo lasciai andare. Quello si sedette contrariato su una panchina di fronte a me, puntò il suo sguardo sul mio e finalmente parlò senza ruggire.

- Tu non capisci, non sai come stanno le cose .... Se solo sapessi, Dio ... ho ancora i brividi dallo sconcerto! -

Il mio sguardo si addolcì lievemente –Parli di quello che vuoi dire a tua madre? –

- Sì ... - sputò lì con astio – Mi viene da vomitare, te lo giuro ... Quel pezzo di merda, come ha potuto fare una cosa del genere? A mio fratello ... a suo nipote! –

Mi appoggiai ad un albero vicino, fissai per un momento i rami alti che si perdevano lungo il cielo azzurro, era una bella serata estiva, peccato che le cose non andassero poi così bene per noi – A volte, anche se non ci sembra giusto,
dobbiamo lasciare che le cose vadano da sole, che il mondo trovi un suo equilibrio – Mormorai – Che impari a mettere a posto le cose ... a volte,
possiamo solo restare in silenzio ad osservare –

Quello puntò il suo sguardo su di me, quasi incredulo - Tu ... Non posso crederci ... Tu lo
sai! Sai di Nik e Matt! Cazzo sai quello che ha fatto a mio fratello! Quel porco bastardo e hai anche il barbaro coraggio di uscirtene con una stronzata simile? – Scattò in piedi e si mosse rabbioso verso di me.

Non mi spostai, lasciai che mi afferrasse per il colletto della maglietta – Sapere di Matt e Nik? Oh no ... Era più che altro un sospetto il mio ... -

- Un sospetto? Quando mai i tuoi sono solo sospetti!? Porca troia, tu leggi dentro la gente Seth, li osservi, entri nella loro testa! Avresti dovuto dirmelo immediatamente – Rinsaldò la
stretta sul mio tessuto – Che diritto hai tu di sapere tutto?! Che diritto hai di decidere cosa sia meglio fare? –

- Nessuno – Mormorai – Non ho diritti Wes .... Non ho obblighi. Lo stesso vale per te, non hai il diritto di intrometterti nella vita di Matt, non hai il diritto di rovinare la vita a Nik ... Ma sei un fratello ed un dovere ce l'hai ed è quello di stare al fianco di Matt qualunque cosa decida ... –

- Sta' zitto, che ne sai tu di doveri fraterni Seth? Non essere ridicolo! Non ti ho mai visto interessarti minimamente della vita di Debby o di
Chris e quel ragazzo ha tutta l'aria di avere bisogno di aiuto. –

Io sorrisi – Debby è molto più matura di qualunque membro di questa famiglia e di certo non ha bisogno dei miei consigli ... E Chris – Sospirai – Lui ha troppa paura di diventare come me per seguire i miei consigli ... quindi lo osservo e basta, ma se avrà bisogno,io sarò lì per lui ... - Poi lo fissai dritto negli occhi – Tu invece Wes, cosa vuoi fare? Le menzogne hanno sempre portato sofferenza nella nostra famiglia e tu ti sei assunto il ruolo scomodo di sfatarle e prenderti le conseguenze, ma se una menzogna adesso potesse salvare una vita? Se potesse salvare il futuro di due persone? Se tu raccontassi questa cosa agli altri non distruggeresti solo Nik come uomo ma anche tuo fratello ... –

A quel punto Wes allentò la presa e si distanziò appena da me – Non posso perdonarlo. Non mi importa chi ha dato il via a questo schifo, non mi importa se credono sia vero amore o tutte quelle stronzate che si raccontano per non sentirsi così terribilmente in errore! Io non lo perdonerò mai! –

– Non ti è stato chiesto di farlo ... Non devi perdonare Nik ... Non devi perdonare Matt per averti mentito ... Devi solo volgere altrove lo sguardo e tenere per te quello che sai – Gli dissi – Questa rabbia che provi, questo insano bisogno di distruggere ogni cosa è causato dal fatto che nella tua vita si sta frantumando tutto quello per cui ti sei battuto – Mi fissò con sguardo profondo, era qualcosa che avevamo in comune – In qualche modo dobbiamo andare avanti, crescere ... Senza per forza rendere impossibili
le vite degli altri. Pensa a Monica, pensa a Matt e a questa famiglia che sembra aver ormai raggiunto una sorta di equilibrio ... non mandare tutto in aria, Wes. –

Restammo in silenzio in quel parco per non so quanto tempo, a pensare, meditare sulle scelte fatte da tutta una vita. Avrei voluto tenere la mia mente sgombera, pulita, ma quel ricordo si era intromesso fra gli altri con prepotenza e cattiveria.

Una sera d'inverno ero rientrato tardi a casa, credevo non ci fosse nessuno in piedi ma mi sbagliavo, Richard comparve all'ingresso e si accostò alle scale, i nostri attriti erano già
cominciati quando aveva convinto mio padre che la scuola d'arte non fosse uno studio adatto a me. Avevo cominciato a prendere le distanze dalla mia famiglia forse più di quanto avessi voluto e tutto a causa di Richard e di quel controllo asfissiante che esercitava su ogni vita che si accostasse alla sua. Lo odiavo, disprezzavo quell'uomo nel profondo, perché si erigeva a giudice ma sotto sotto era sempre stato il più marcio tra tutti.

- E' molto tardi Seth, ti sembra l'ora di rientrare? – Mi chiese inquisitore.

- Non credo siano affari tuoi, non sei la mia sentinella – Mormorai.

- Il tuo astio nei miei confronti è davvero fuori luogo – Mi ammonì – Questo non è il modo di rivolgerti a tuo nonno. –

- Il mio astio? Sei tu il primo a starmi costantemente con il fiato sul collo! Pretendi di decidere tutto quello che dovrei fare, ci manca solo che mi fai rinchiudere in una gabbia – Sbottai.

- Lo faccio perché so come sei fatto – Disse ad un tratto con un tono serio tanto da spaventarmi, i suoi occhi erano colmi di qualcosa di spaventoso e severo, come un giudizio universale – Sei instabile Seth, fuori controllo, lo sei sempre stato fin da piccolo. Troppo attaccato alle cose, come se non sapessi che tutto ha una fine in questo mondo, come se non ti rendessi conto che le persone non sono animaletti di pezza che puoi stringere a te per sempre – Quelle parole mi fecero davvero male –Per la tua indole trovo che l'arte sia la scelta peggiore, darebbe ancor più spazio ai tuoi sentimenti, a quelle emozioni che sarebbe meglio per tutti se tenessi sotto controllo. Ti servono studi che ti aiutino a disciplinarti, non che ti incoraggino a questa tua costante ambivalenza. –

Rimasi in silenzio a fissare quegli occhi scuri ed autoritari, lo odiavo, in quel momento lodetestavo al punto di saltagli al collo sul serio, cosa credeva di sapere di me, cosa lo autorizzava a dire quelle cose senza rispetto.

- Proprio tu mi fai la predica? – Ringhiai - Proprio tu mi dici cosa è giusto e cosa sbagliato, cosa è meglio fare e cosa no? Tu parli a me di regole? – Risi schernendolo – Tu non sai neanche di cosa stai blaterando, hai sempre fatto quello che hai voluto in vita tua, hai sempre messo te stesso sopra gli altri, persino sopra i tuoi figli! – Lo oltrepassai poggiando le dita sul corrimano delle scale – Guardati intorno, se ne sono andati via tutti Richard, per colpa dei tuoi giudizi e delle tue manipolazioni, del tuo spingere dei ragazzini sempre allo stremo delle possibilità! I tuoi figli si detestano e detestano te! –

- Può darsi ... Ma io non mi pento di quello che sono e di come li ho educati ed è questo l'importante alla fine, andare avanti sul proprio binario – Disse serio – Mentre tu Seth, non hai un binario, sei un treno impazzito pronto a schiantarsi e distruggere se stesso e gli altri – Di nuovo quel viso inquisitore – Vogliamo parlare di quello che è successo in questa casa meno di un anno fa? Quando il tuo ragazzo ti ha mollato? Cosa credi, che le persone debbano mettere te davanti ai loro sogni? Non comprendi come nella vita le cose debbano evolversi a prescindere! Non comprendi che la gente possa avere una strada diversa da percorrere e allora urli, ti disperi, cadi in uno stato di catatonia simile alla
morte! Forse anche lui lo aveva visto, aveva capito com'eri nel profondo ed è andato via per questo ... Ci hai mai pensato? Tu, ragazzo, sei
sbagliato dentro. –

Mi costrinsi a destarmi, riprendere il controllo della mia mente, di quel presente che mi aveva di nuovo messo alla prova, che mi aveva strappato nuovamente qualcos'altro. La gente sceglie di percorrere delle strade nella vita, questo non si può cambiare. Qual'era la mia? Mi ero sempre rifiutato di scegliere, di costruire per evitare di vedere tutto in pezzi.

- Torniamo indietro Wes – Mormorai a mio cugino che fissava ancora un punto davanti a se con aria assente – Torniamo indietro e smettiamola di essere così infantili e distruttivi ... Torniamo indietro e cerchiamo di trovarci una nostra strada da percorrere. –

- Parli come il vecchio ... Non sarà che ti sei fatto abbindolare cugino? – Chiese facendosi sfuggire un sorriso.

- Abbindolare? No ... Persino lui mentiva, non credeva ad una sola parola di quello che diceva – Era così, lo avevo scoperto solo dopo osservando
Nik ed il modo in cui lui l'aveva cresciuto, non era il frutto dell'educazione Wayright, il vecchio si era messo in discussione – Alle volte però rivedere se stessi può portare a qualcosa ... -

- Non credo di poter essere diverso da come sono – Sentenziò cominciando a muoversi verso casa.

- Non si tratta di essere diversi ... Si tratta di capire cosa stiamo cercando così ardentemente ... –Mi apprestai a seguirlo.



Quando entrammo in casa gli altri erano tornati, vidi Wes incupirsi quando sua madre gli andò incontro sorridendo, lei lo notò e mise su un espressione interrogativa.

- Va tutto bene caro? – Chiese.

Luila fissò con intensità, come se stesse lottando dentro di se per decidere se dire o no il grande segreto di Matt. Non ero preoccupato
però, sapevo che la vera indole di Wes non era quella che lui dava a vedere, non era il distruttore capriccioso, era l'instancabile protettore di tutti, era quello che metteva davanti la felicità degli altri e come aveva detto lui era impossibile essere diversi da chi si è realmente.

- Sì Monica, non starmi sempre addosso tu però. – Risposo con il suo solito tono irriverente, la donna scosse la testa.

Mentre salivamo le scale sorridevo osservando la nuca di Wes, eccolo che si era sobbarcato un nuovo segreto, eccolo che si stava occupando del bene di un altro prima del suo, sarebbe stato giusto che Kevin vedesse anche questa parte di Wes.


TYLER


Ce l'avevo fatta, avrei voluto essere felice, ma a parte il sorriso di circostanza che mi stampai sul volto non c'era molto altro.


- E tu devi essere Tyler! Tuo padre parla molto bene di te ... Adesso ne capisco anche il motivo. Non è da tutti venir ammesso alla seconda fase di
addestramento con queste valutazioni. - Sorrisi ancora una volta davanti al viso soddisfatto di quello che doveva essere un altro pezzo grossodel governo.


- La ringrazio. - Risposi con cortesia, sotto le occhiate di Luis, mi guardava con lo stesso sguardo che avrebbe riservato ad una ventenne che giaceva nuda e in attesa sul suo letto. Ero il suo fottuto bambino prodigio per quella sera, un boccone di cibo prelibato dopo settimane di digiuno, una vincita al lotto dopo essere
caduto in rovina.


- Questo è il Tenente Generale Murray, un mio caro amico ed un consigliere fidato. Sono parole di stima le sue, Tyler non le dimenticherà e ne farà tesoro. - Rispose mio
padre, stringendo la mano all'uomo con vigore prima di dirigersi verso un altro gruppo di Marines che purtroppo avevo già avuto il piacere di conoscere.



Gran bella serata di merda, pensai, lanciando un'occhiata globale alla sala elegante. Era una festa di gala quella, organizzata dal corpo dei Marines, ovviamente mio padre aveva
afferrato la palla al balzo. Quale migliore occasione per pavoneggiarsi con i suoi colleghi? Mi aveva mostrato in giro come un orologio
particolarmente costoso, lodandomi qui e lì, prodigando complimenti a destra e manca, sembrava un uomo nuovo, totalmente dimentico dei problemi che gli avevo dato in quelle ultime settimane.



Avevo caldo ed anche un anticipo di mal di testa adesso, avrei voluto liberarmi di quella cravatta stretta che sembrava premermi il collo, ma mi limitai ad affidare la mia giacca ad uno dei valletti che ci venivano incontro. Rachel si allontanò da me con un'espressione cupa, mi detestava da quando avevo ricevuto l'esito delle prove. Avevo passato la
prima fase degli addestramenti e la cosa non le era piaciuta molto, ma che diavolo potevo farci? Non mi sarei mostrato un totale incapace,neanche se questo avrebbe potuto salvarmi la vita alla fine. Anche mia madre stava chiacchierando con alcune donne, così mi ritrovai da solo, ben attento a non rimanere per troppo tempo fermo nello stesso posto,
sapevo che molta di quella gente non vedeva l'ora di parlare con me. Era pieno di ragazzi della mia età o giù di lì, alcuni avevano già avuto
qualche esperienza sul campo, come quel borioso del figlio dei Newmann, continuava a sorridere e ad ammiccare, ma avrei preferito morire
piuttosto che cadere ancora una volta nelle sue mani.



Ero irritato, lo ero sempre ormai, presi un bicchiere di Martini dal vassoio di un cameriere di passaggio e mi allontanai dalla folla, seguendo la lieve brezza fresca della sera. Uscii sul terrazzo ampio e quasi del tutto vuoto, eccetto per un gruppetto di signori in lontananza ed una ragazza tutta intenta ad armeggiare con un accendino. Sospirò
rumorosamente quando una folata di vento spense per la terza volta la fiammella, a quel punto mi avvicinai a lei e le prestai le mie mani
chiuse a coppia intorno al suo accendino. Mi lanciò una lunga occhiata, aveva delle belle ciglia scure così come gli occhi ed un viso piuttosto
particolare, un po' infantile ma interessante.



- Ti ringrazio. - Disse dopo essersi portata la sigaretta, finalmente accesa, alle labbra – Sei Tyler Bradbury, vero? - Chiese un attimo dopo guardandomi con più attenzione.



- In persona. - Purtroppo, avrei voluto aggiungere, ma evitai – Perché? Ci conosciamo? -



Quella piegò la testa di lato, poi rise appena – Sei praticamente il sogno erotico di ogni vecchio qui dentro. Tutti vorrebbero un figlio come te, sei il metro di paragone preferito dei miei genitori. E no, non ci siamo mai visti prima, ma sei uno di quelli che non passa inosservato. -



- Beh, lo prendo come un complimento – Commentai –Chi sono i tuoi? -



- I Johansenn, i due tipi che hai salutato qui fuori in cortile, quelli con il figlio idiota ... -



- Non mi sei d'aiuto, gli idioti sono ovunque, potresti essere più specifica? - Non intendevo essere divertente, quello lo pensavo davvero – Senza offesa per i tuoi. -



La ragazza rise ancora – Figurati. Lo sono e mio fratello è anche peggio, non vede l'ora di compiere sedici anni per iniziare gli addestramenti. Come se farsi
sparare sul culo sia la più grande ambizione del mondo, ma che avete tutti in testa? - Chiese, gettando il mozzicone di sigaretta direttamente a terra, poi lo calpestò con la punta delle sue scarpe rosse – Comunque io sono Isabelle, la pecora nera della famiglia, forse perfino della festa. -



- Ah, davvero? Non dirmi che tutto questo non ti diverte neanche un po' ... - commentai sarcastico.



- Non ti facevo così disgustato, Tyler – Isabelle mi stava studiando con attenzione – Sapevo che quei tuoi sorrisi erano soltanto una messa in scena, ma sembri detestare il mondo anche più di me ... Potresti cominciare ad interessarmi davvero. -



- Non ti conviene, sono uno di quelli che presto si farà sparare addosso per motivi che non capisci né approvi. - Dissi seccamente a quel viso sempre più vicino.



- Non me la bevo, ti fanno schifo esattamente quanto fanno schifo a me ... Sei qui per i tuoi, no? E' una storia vecchia, non siamo gli unici né lo saremo mai. - Commentò con un
pizzico di amarezza nella voce – Però potremmo divertirci nel frattempo – poi aprì appena la pochette che teneva in mano mostrandomi una bustina con dell'erba.



Stavo per ringraziarla e andar via quando mio padre fece capolino dall'entrata del terrazzo. Vidi i suoi occhi chiudersi in un'espressione di disappunto, ma la sua smorfia durò un solo istante, si costrinse a sorridere mentre Isabelle richiudeva tutto velocemente e sorrideva disinvolta.



- Tyler potresti tornare dentro? Ho molta gente che mi chiede di te, vogliono fare la tua conoscenza. - Disse con il tono più garbato di cui era capace, ma le parole nella sua bocca suonavano tutte come degli ordini.



- Beh, grazie per la chiacchierata, Tyler. - Isabelle mi strinse la mano, soltanto un attimo dopo percepii qualcosa di duro nel mio palmo, mi aveva passato qualcosa, un foglietto per l'esattezza. Lessi velocemente il suo numero prima di riporlo nelle tasche del mio pantalone nero e seguire mio padre lungo la sala. Non appena ci trovammo abbastanza
lontano dalla ragazza la sua espressione si indurì di nuovo.



- Tieniti lontano dalla figlia dei Johansenn, suo padre ha fatto di tutto per tenerla fuori dai guai, ma quella poco di buono continua a gettare
vergogna sulla loro altrimenti rispettabilissima famiglia. E' il peggio che ci sia – Mi avvertì mio padre a bassa voce – Non lasciarti attirare da una terza di seno e qualche moina, tu meriti ed avrai soltanto il meglio -



Ah, papà ... Se solo sapessi da che genere di cose ero stato attirato di recente, pensai, annuendo in silenzio. Non ne sarebbe stato per niente felice, anzi, avrebbe pagato tutto l'oro del mondo affinché mi sbattessi una donna, perfino Isabelle Johansenn gli sarebbe andata improvvisamente bene.



- La figlia del Generale ha qualche anno più di te, ma non ho mai conosciuto una ragazza più posata ed intelligente di lei, il prossimo anno frequenterà una qualche università di prestigio, è molto dotata – Ovviamente il grado del padre e la sua influenza non aveva nulla a che fare con le preferenze di mio padre, pensai, disgustato – Eccola, Ellen Schroeder.
Te la presento! -



Fui costretto a seguirlo attraverso la sala, verso due donne che parlavano concitatamente vicino al buffet, madre e figlia con ogni probabilità. In effetti erano una la fotocopia
dell'altra, eccetto per i segni del tempo visibili sulla prima. Capelli scuri e mossi, occhi chiari e perfino il medesimo sorriso cortese sulle labbra. Guardai la ragazza e la vidi arrossire sotto il mio sguardo.



- Signore, bellissime signore! Posso presentarvi mio figlio? - Mio padre rise di gusto tra un baciamano e l'altro – Il mio fiore all'occhiello, mio figlio Tyler! - Mi ritrovai ad allungare la mano verso le due donne, sorrisi di circostanza. Presto mi sarebbe venuta una paresi facciale, pensai, mentre cercavo di fare conversazione con le due. Ellen non parlava, forse la mia presenza la metteva in imbarazzo, non avrei saputo dirlo. Presi qualche tartina e risposi cortesemente alle domande pressanti della donna, mio padre era al settimo cielo. Credeva davvero che tutto stesse andando per il verso giusto e forse aveva anche ragione, al momento. Fu la vibrazione del mio cellulare a darmi l'occasione di sgattaiolare via da quel quadretto penoso. Mi diressi verso la toilette, sicuro che si trattasse di una chiamata di lavoro da parte di Lex. L'avevo un po' messo da parte in quegli ultimi giorni, tra
allenamenti estenuanti, test, rotture di palle da parte di Luis.



E invece non era lui, osservai il numero tristemente noto lampeggiare sul display, per un istante pensai di ignorare la chiamata, ma le mie dita agirono prima del resto del mio corpo. Mi portai il cellulare all'orecchio.



- Pronto? -



- Ehi ... Sono Chris ... - Ovviamente, lo sapevo già e sapevo anche che non avrei dovuto prendere quella chiamata, ma era troppo tardi ormai.



- E cosa vuoi? - Chiesi secco.



- Beh, niente ... È che non ci vediamo da un po' ... Rachel mi ha detto che hai superato la prima fase di arruolamento. Volevo farti gli auguri, credo. - Rispose lui sempre meno convinto.



- Ok, c'è altro? - Mi appoggiai alle piastrelle fredde del bagno, stringendo più saldamente il telefono tra le mani.



- No, non credo. Scusa se ti ho disturbato, sei tipo ad una festa dei Marines, no? -



- Sì, uno schifo pazzesco. - Silenzio dall'altra parte, mi guardai le scarpe, cosa diavolo stavamo facendo?



- Senti, se ti dicessi che sono qui in zona ... - La voce di Chris era bassa, potevo immaginare il suo viso magro incupirsi appena mentre sputava fuori parole che dovevano bruciare come fuoco - ... Che ti aspetto per quando riesci a liberarti ... -



- No. - Dissi seccamente – Smettila di starmi addosso, Wayright. Mi hai rotto le palle sul serio adesso. Non chiamare più. - Spensi la telefonata e riposi il cellulare in tasca. Avevo fissato il mio viso allo specchio quasi per tutta la durata della chiamata, non sarei riuscito a sopportare il peso del mio sguardo se avessi risposto diversamente da come avevo fatto. Era degradante, quello che avevo fatto, il modo in cui passavo le notti, a pensare a quello che era stato tra noi, ripercorrendo istante dopo istante i miei fottuti errori. Se lui aveva il mio numero era tutta colpa mia, ero stato io il primo a chiamarlo.

Presi di nuovo il cellulare ed avviai la chiamata, pervaso da una strana sensazione di risolutezza.



- Hai dimenticato di urlarmi altre parole umilianti? - Iniziò acido Wayright.



- Decisamente! Devi cancellare il mio numero. - Dissi a denti stretti – E subito anche. Non posso cancellarti dalla faccia della terra ma posso almeno gestire questa cosa come voglio io. -



- Illuso, posso anche cancellarlo ma nel frattempo l'ho imparato a memoria a furia di non sapermi decidere se chiamarti o meno, adesso so che avrei
dovuto lasciarti scivolare nella tua depressione del cazzo. - Ribatté quello sempre più acido di un attimo prima.



- Pensandoci bene potrei comunque cancellarti dalla faccia della terra ora che ci penso – Wayright sospirò forte, poi ribatté – Quand'è che ti stancherai di minacciarmi di morte? -



- Quando tu avrai cancellato il mio numero e tutto il resto dalla tua testa. - Dissi in un sussurro rabbioso.



- Perché stai dando tanta importanza ai miei pensieri? Che ti importa se ti immagino nudo davanti a me, pronto a darmi una di quelle belle
lezioni che conosciamo entrambi? - Stava flirtando, mi ritrovai a sussultare come se quelle parole mi avessero colpito in pieno viso con la forza di un tornado.



- Chiudo. Tu cancella subito. - Digrignai i denti mentre le risa di Wayright si espandevano.



- Ok ... Allora mi stai dando un addio? Niente più incontri movimentati ed occulti nel bel mezzo della notte? -



Era insopportabile e soprattutto non mi stava prendendo sul serio neanche un po'. Ero diventato un fenomeno da baraccone?



- Vai al diavolo, Wayright. - Staccai la telefonata e mi sentii improvvisamente stanco, come se avessi corso per chilometri e chilometri senza fermarmi mai. Aprii il rubinetto e lasciai scorrere un po' di acqua fresca sulle mie mani, prima di passarmele sul viso.

Era fatta, avevo chiarito la situazione, adesso non mi restava che seguire quella strada fino alla fine.




ANGOLO AUTRICI:

Salve a tutti, ecco a voi un nuovo capitolo particolarmente atteso. Ebbene sì, vi avevamo lasciati in una situazione piuttosto scomoda (lo stesso potrebbero dirlo anche i nostri poveri personaggi!) xD tuttavia alla fine il buonsenso ha prevalso, almeno per questa volta. Tutto sembra tranquillo, ma sarà davvero così? Avanti con le vostre supposizioni se ne avete voglia Emoticon smile noi non vediamo l'ora di leggere le vostre ipotesi! Grazie come sempre per il sostegno, i nostri sostenitori stanno crescendo a dismisura, speriamo di sentirvi tutti prima o poi, anche solo per un parare o insulto veloce xD grazie, grazie, grazie. Alla prossima!!!

BLACKSTEEL

The WayrightWhere stories live. Discover now