capitolo 76

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Chris

- Quindi questo sarebbe uno dei locali più trafficati della zona? - Sean lanciò una lunga occhiata attenta alla gente intorno a noi, non sembrava particolarmente impressionato. Di certo non eravamo a Los Angeles lì, ma che potevo farci ... era già tanto che mi fossi lasciato convincere da mia madre ad uscire ancora una volta con lui. Non che fosse particolarmente antipatico, anzi in realtà avevamo un sacco di cose in comune, come i nostri hobby, la propensione per gli studi, un atteggiamento sprezzante nei confronti dei bifolchi, la cotta per Bradbury ...

Ma quale cotta, pensai, depresso, magari si trattasse soltanto di quello. Ero pazzo di quel bastardo, fottutamente malato di Tyler ed ero stato ad un passo dal dirglielo quel pomeriggio ... non ero riuscito ad andar via da quella casa nonostante la rabbia che provavo dopo l'ennisima litigata, non lo avevo fatto, perché ero del tutto perso di lui. Mi chiesi se Tyler se ne fosse accorto, sperai soltanto che non si mostrasse troppo scosso nell'eventualità.

- Chris? Ehi? Ma mi senti ... - scossi la testa, soltanto in quel momento capii che Sean stava parlando con me, sbattei gli occhi e cercai di riscuotermi dai miei pensieri tutt'altro che innocenti sul mio vicino – sei proprio andato ... ti manca la tua ragazza? - continuò quello, beffardo.

- N-no ... cioè sì, certo che mi manca. - mi corressi subito dopo sotto le sue occhiate divertite – comunque sì, qui si raggruppa un bel po' di gente a quest'ora. C'è chi ci viene a fare l'aperitivo ... cose così. So che non è niente di che, ma è una città soprattutto notturna questa ... -

Sean annuì piano, sembrava piuttosto pensieroso – Che strano ... -

- Cosa sarebbe strano? -

- Stavo pensando al fatto che tu non faccia mai commenti su nessuno ... è così pieno di ragazze, eppure mai una volta che tu dica niente. - continuò, inchiodandomi con i suoi occhi chiari e terribilmente indagatori. Che odio, pensai, quel ragazzo mi metteva addosso una voglia disperata di atterrarlo con un pugno. Che mi stessi trasformando anch'io in Tyler?

- Sono impegnato ... cosa vuoi che dica o faccia? Sono fedele a Rachel. - dissi, subito sulla difensiva.

- Sì, ho capito. Ho un sacco di amici etero e fidanzati eppure i commenti sulle donne sono all'ordine del giorno ... tutto qui. -

Non lo sopportavo più – Le conosco quasi tutte da una vita, come avrai notato anche tu South Gate non è poi così grossa ... la maggior parte delle persone che mi ritrovo intorno è tutta gente con cui sono cresciuto, non mi interessano. - risposi, sperando che questo potessi zittirlo una volta per tutte. Fortunatamente proprio in quell'istante ci vennero portare le nostre ordinazioni e l'arrivo del cameriere lo distrasse un attimo dalle sue indagini. Che cosa credeva di ottenere con quelle supposizioni? Non gli avrei confessato un bel niente, questo era poco ma certo.

- Scusami, non volevo essere un rompipalle ... non riesco ad accettare la sconfitta di aver sbagliato sul tuo conto – disse un attimo dopo dietro il suo rhum e coca – ed invece quando si tratta di te sono destinato a fallire a quanto pare. -

- E dai, era soltanto una stupida gara organizzata dallo stato. Vedrai che ti rifarai, soprattutto quando tutte le Università a cui hai scritto ti vorranno con loro... - dissi intenzionato a cambiare argomento il prima possibile.

Sean sospirò forte – Lo spero davvero. Tu, invece? Hai pensato a dove vorrai iscriverti il prossimo anno? -

- Beh, qualche idea ce l'avrei ... ma niente di sicuro. Mio padre vorrebbe che studiassi legge e seguissi le sue orme e quelle di mio nonno Richard, in realtà non è quello che vorrei fare, ma abbiamo uno studio legale e mio fratello maggiore sta studiando altro, quindi ... -

The WayrightWhere stories live. Discover now