capitolo 41

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WES

Silenzio. Nessun rumore, soltanto un'immensa e pura calma, talmente densa che sembrava quasi di poterla toccare.
Dov'ero? Stavo sognando? Che cosa era successo?
Dovevo essere morto ... sì, dovevo proprio essere morto e a giudicare dall'assoluta mancanza di rumori dovevo perfino essere all'inferno.
Quella era la mia personale punizione, un'eternità trascorsa nella calma più totale, senza niente o nessuno che avrebbe potuto stimolarmi, annoiato e fiacco. Una non esistenza piuttosto noiosa!
Ma poi qualcosa cambiò, una sensazione pungente mi percorse, improvvisamente sentii di avere ancora un corpo o quanto meno un arto che bruciava come una ferita cosparsa di sale.
Ops, ecco ... i farmaci dovevano aver terminato il loro effetto. Cercai di muovermi, l'oscurità davanti ai miei occhi lasciò il posto ad una luce fastidiosa che mi costrinse a chiudere di nuovo le palpebre, adesso mi sentivo la testa pesante ed il petto ammaccato. Ma certo, l'incidente in scooter, ero in ospedale!
Ed ero anche vivo!

- Oh, tesoro! Oh, sei sveglio! Mio Dio! - la voce inconfondibile di mia madre mi raggiunse improvvisamente, senza rendermene conto fu come se il volume del mondo fosse stato appena aumentato di qualche tacca, tutto intorno a me aveva ripreso ad andare come avrebbe dovuto.

Strizzai gli occhi incontrando il viso stanchissimo di mia madre, eppure sorrideva.

- Wes, tesoro ... va tutto bene ... come ti senti? -

- Come se fossi stato trascinato negli inferi direttamente da Cerbero e risputato fuori dopo un secolo ... - risposi con un filo di voce. Cercai di stringere i denti, un dolore lancinante al petto mi impedì di continuare. Mi guardai intorno, ero stato intubato, girare il collo fu doloroso, così rimasi immobile.

Mia madre continuava a stringermi la mano, probabilmente l'unica parte del mio corpo che fosse abbastanza integra da poter sopportare le sue effusioni, in effetti non mi sentivo particolarmente in forma quel giorno, dovetti ammettere, ed era tutta colpa sua ... di quel dannato di Seth!

Poi un pensiero mi balenò in mente – Seth? Come sta? Ero con lui ... io ... -

- Va tutto bene, è nella stanza accanto alla tua. Sta bene ... è già sveglio. - commentò lei con un sorriso splendente sul volto pallido – h-ho avuto così paura, tesoro ... i medici avevano detto che avresti potuto subire delle ... delle lesioni al cervello ... - disse tremante.

- Ce le ho già quelle, la differenza non si noterebbe comunque. Tranquilla. - risposi, godendomi il primo vero sorriso di felicità che vedevo sul suo viso da giorni.

- Vado ad avvertire i medici del tuo risveglio. Suppongo che vorranno farti dei test, parlavano anche di amnesie temporanee ... Matt è andato a dormire, era distrutto, ma credo che Kevin dovrebbe essere qui in giro. Non è voluto tornare a casa, che caro ragazzo ... gli dirò di entrare a darti un'occhiata. -

Cosa? Kevin Barrows? Proprio lo stesso Kevin che mi aveva preso a pugni lo stesso pomeriggio dell'incidente? Per un attimo rimasi perplesso, vidi mia madre lasciare la stanza, sentivo la sua voce, stava parlando con qualcuno, forse proprio con lui.

Era rimasto lì tutta la notte? Dovevano essere stati i suoi sensi di colpa ad averlo costretto ... a meno che ... a meno che non fosse più preso di quanto avessi mai immaginato o sperato. Mi ritrovai a sghignazzare piano, neanche la malattia mi avrebbe potuto distogliere dal tormentarlo, soprattutto dopo i suoi ultimi comportamenti con me. Aveva fatto il prezioso, facendomi passare per l'unico che fosse stato un minimo preso ... ma no, non era così. Io lo sapevo, lo avevo subodorato tempo prima!

Poi la porta si spalancò e Kevin ne fece capolino un attimo dopo.

Il sollievo prese possesso del suo viso un attimo prima ancora corrucciato, i suoi occhi brillarono di pura gioia mentre correva verso il mio letto e si fermava lì, a qualche centimetro da me, prima di moderare la sua felicità e abbracciarmi con delicatezza, ben attento a non premere troppo sul petto che mi faceva un male cane.

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