capitolo 69

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SETH


Era una serata tranquilla quella, nonostante il locale fosse pieno di miei parenti la situazione sembrava gestibile. Avevo visto movimenti sospetti fra Wes e Kevin, niente di troppo evidente ma abbastanza da farmi capire che fra quei due le cose fossero procedute più che alla grande. Dopotutto quel patto non era venuto per nuocere, sembrava solo aver dato ad entrambi la spinta che ci serviva. Approfittai del momento di calma per dirigermi al tavolo dove adesso c'era solo Chris, quel ragazzo da tempo si dava pensiero, aveva l'aria di uno nei guai fino al collo ed io sapevo anche il perché.

- Allora, tutto bene? – chiesi attirando la sua attenzione.

Lui sorrise appena – sì, una serata tranquilla .... Cavolo Seth, potevi anche dirmelo però! –

- Dirti cosa? – replicai stupito.

- Di quel bel tipo! Devo venirle a sapere da Wes queste cose? Sei mio fratello! – disse divertito.

A quel punto sorrisi malignamente – beh ... diciamo che ha qualcosa da nascondere – l'espressione divertita di Chris scomparve, ora era preoccupato – questo entrare ed uscire, sparisci senza dire dove vai ... poi torni a tarda notte ... andiamo .... – a quel punto mi feci serio – Tyler Bradbury ... ti sembra davvero una buona idea, Christopher? –

Ora il suo volto era totalmente immerso nel panico, aprii e richiuse la bocca senza riuscire a dire niente, le sue guance avvamparono mentre distoglieva il suo sguardo dal mio.

- Dico solo che è un tipo losco – chiarii – non la vedo bene questa cosa ... tu puoi fare come vuoi, ma uno che non sa nemmeno chi è .... Beh, è un pessimo investimento, lasciatelo dire. –

A quel punto mi fulminò con lo sguardo – Stai un po' zitto! Che ne sai? – ringhiò – chi ti dice che sia lui? Vieni qui ... sputi giudizi ... sei forse dotato di un potere speciale? Leggi nella mente? Da dove deriva questa sicurezza con cui affermi cose tanto assurde? –

A quel punto sorrisi – Dal fatto che vi ho visti scopare sul vialetto di casa - la sua faccia divenne una maschera di vergogna – dalla finestra della mia stanza c'è proprio una bella vista ... –

Crollò letteralmente con la testa sul tavolo, conscio che ormai non c'era più niente da negare – Dannazione ... tu non immagini quanto sia complicato da spiegare –

- Non stento a crederlo – mormorai – non lo dirò a nessuno se è questo che ti preoccupa ma non scherzavo, devi stare attento ai tipi come lui, Chris. –

- Mi fai la predica proprio tu? – era incredulo.

- Non è una predica – chiarii – è un consiglio, con questo tipo di persone si soffre sempre ... il mio primo ragazzo, quello dei tempi del liceo, non era dichiarato ... ed è stato pesante –

- Farò attenzione – tagliò corto.

- Ne dubito – dissi – ma se avrai bisogno di qualcosa conta su di me. –

Lui annuì e poi si sollevò, lo accompagnai in silenzio all'uscita, doveva aver perso la vena di festeggiare. Quando uscimmo dal pub lo osservai per qualche minuto camminare lungo il marciapiede, poi mi voltai e mi accorsi che appoggiato al muro c'era Wes. Stava fumando.

- Hai lasciato la festa, cugino ? – chiesi affiancandomi a lui.

- E tu? – mormorò.

- Sono in pausa – dissi – non cambiare argomento, mi sembrava che ti stessi divertendo .... Che ci fai qui fuori? –

- Metto in ordine le cose ... - disse con voce quasi assente.

Sollevai un sopracciglio – non fare stronzate – quello si voltò - hai la faccia di uno che sta pensando troppo .... E questo non è un bene per te. –

Rise – Prometto di non rinsavire troppo ... tu che mi dici piuttosto? Ti sei lasciato andare? –

- Ci sto provando ... - mormorai – sembra procedere in qualche modo –

- Bene ... almeno la mia manovra clandestina al falò ha funzionato? Ci sei andato a letto? – chiese interessato con un grosso sorriso compiaciuto.

Io scossi la testa – sei incredibile ... no che non ci sono andato! –

Quello parve sgomento – ma perché no? – protestò ridendo – cavolo, era perfetto! Dovevi farlo ubriacare e poi scopartelo! Sei incredibile cugino! –

- Scusa tanto ma non è il mio stile ... - mormorai.

- Come se non lo sapessi di che sei capace tu! Guarda che la ricordo bene quella famosa estate! Quando ti ho beccato con quel tipo delle superiori! Non mi sembravi uno a cui servono tante cerimonie ... cos'è hai paura di romperlo il povero Dominik? –

Distolsi lo sguardo lievemente in imbarazzo adesso – sei sempre il solito porco Wes ... non mi sento ancora pronto ... tutto qui –

- Beh, non fare aspettare quel povero ragazzo troppo tempo ...- divenne serio – ricordati che ormai a Koll non devi più niente ... quindi non sentirti in colpa. –

Abbassai lo sguardo ed annuii lentamente – lo so ... solo che a volte penso ancora che lui sia l'unico in grado di capirmi ... di starmi vicino, l'unico abbastanza forte da tenermi a bada ... -

- Non è così Seth ... sei solo tu ad essertene convinto ... quello stronzo di Richard ti ha sempre detto cose orrende, non devi credere che siano vere, non sei da buttare –

Annuii e lo vidi staccarsi dal muro sorridente, mi diede una pacca sulla spalla mentre tornava dentro lasciando il posto a qualcun altro, Dominik si diresse verso di me con la sua solita aria tranquilla.

- Byron mi ha detto che per stasera hai finito ... - mi informò – sai, stavo parlando con degli amici e abbiamo pensato di fare un giro, ti va di venire? –

Io rimasi un attimo spiazzato – ehm ... degli amici? -

- Sì. gente tranquilla ... sai qualcuno lo conosci, tipo Malcom, c'è Maya fate la scuola d'arte insieme, giusto? C'è anche Jack –

Storsi il naso, non avrei voluto ma non volevo che Dominik se la prendesse a male, così acconsentii – va bene ... lascio il grembiule e dico a By che vado via ... –

- Ok, vado a prendere la macchina allora! – disse tutto sorridente.

Così ci dividemmo, così io rientrai nel pub, lasciando il grembiule, Byron sembrava molto contento di vedermi uscire con qualcuno finalmente e mi augurò ossessivamente di divertirmi. Uscii nuovamente in strada, lui non era ancora arrivato ma in compenso c'era quel coglione di Jack. Non mi piaceva quel tizio, era anche amico di Byron quindi non era strano che lo incontrassi anche al pub, ma non era mai corso buon sangue tra noi.

- E così esci con Dom adesso – buttò lì.

- Già ... - non mi andava affatto di intraprendere quella discussione.

- Perché? – il suo tono già cominciava a non piacermi.

- Stai cercando di litigare Jack? Perché se vuoi possiamo saltare questi convenevoli e passare direttamente alla parte in cui ti spacco quella faccia di cazzo – ringhiai fulminandolo con lo sguardo.

Lui rise di scherno – ma fammi il piacere, frocetto ... -

- Come sei raffinato, è un nomignolo che usi anche con Dominik oppure è una cosa per me, perché sono speciale? –

- Fai poco lo spiritoso ... - mi intimò – sono parecchio serio ... tu non mi piaci Seth, non mi piaci neanche un po'. Appena Dom mi ha detto che cominciava a frequentarti sono rimasto di sasso ... mi sono incazzato parecchio con Byron per avervi presentati. Lui è il mio migliore amico, lo conosco da prima che sapessi camminare e tu sei un pezzo di merda ... -

- Su certe cose siamo d'accordo, anche tu sei un pezzo di merda – mormorai.

- Dom è un bravo ragazzo, uno serio ... e francamente in te non ci vedo molto di serio ... lui ti difende sai, ogni volta che spunta l'argomento lui ha solo belle parole per te. Ma io so come sei, so che lo tratterai di merda ... - disse acido – lo vedevo il modo in cui ti rapportavi a quel tipo, quello con cui stavi prima ... se ti ha lasciato uno del genere non stento a credere che tu debba essere impossibile. Per non parlare delle scenate che facevi a Tim, tutti sapevano quanto fossi terribilmente geloso ...ti avverto, non azzardarti a sconvolgere la vita di Dom. –

- Non è mia intenzione – sussurrai abbassando lo sguardo.

- Allora non giocare con lui, non usarlo ... decidi se vuoi starci e levati quella cosa, oppure lascialo andare ...- sbuffò fissando la collana che portavo ancora al collo – vuoi sapere quello che penso? Voi due non dovreste vedervi ... è troppo presto ... non sarai mai pronto per lui, sei un tale casino che non credo potresti rendere felice qualcuno ... -

Lo fissai con la furia negli occhi, quelle parole, quelle fottute parole non erano la prima volta che le sentivo, Richard me lo diceva sempre, mi ripeteva quanto fossi sbagliato.

- Fanculo – ringhiai.

- Allora rispondi ... che faresti se lui tornasse? Dopo che lo hai illuso molleresti Dominik?-

Restai un attimo in silenzio, se lui tornasse ... no, era questa la realtà ed era ora che io lo ammettessi a me stesso, basta bugie e false speranze, non esisteva un se. Lui non sarebbe tornato, era da qualche parte nel mondo, non sapevo se stesse bene o meno ma era lontano ormai. Koll era sempre stato un tipo deciso e se la sua ultima decisione era quella di lasciarmi io non l'avrei mai più incontrato. Se lui tornasse io non farei niente, perché lui non può tornare. Ormai se esisteva qualcosa di ancora decente da amare in me sarebbe stata di Dominik, perché Jack aveva ragione, come Byron, lui era qualcuno a cui non voltare le spalle.

- Ragazzi? – fu proprio la sua voce a raggiungerci – cosa sono quei musi lunghi? –

Ci voltammo a guardarlo mentre smontava dalla macchina, non avevo più voglia di andare da nessuna parte, volevo solo tornare a casa, strisciante.

- Sei pronto? – mi chiese.

- Scusa ... io sono molto stanco ... sarà per un'altra volta – mormorai.

- Ma come? Tutto bene? – mi venne vicino.

- Sì ... solo che i turni mi sfiniscono, magari usciamo un'altra volta – gli posai un bacio leggero – torno a casa –

- Ti accompagno in auto – disse prontamente.

- Non importa – lo rassicurai – vai ... ti stanno aspettando –

- Siamo a casa di Malcom ... ti accompagno e li raggiungo lì, niente proteste – poi mi prese per mano e mi guidò a salire.

Restammo in silenzio fino a quando non arrivammo ad un isolato da casa mia, dove mi lasciava sempre, accostò e spense il motore.

- Il tuo cambio di idea non ha a che fare con Jack spero ... - disse – so che lui può aver fatto lo stronzo –

- E' tutto a posto ... - lo rassicurai – so difendermi dagli stronzi ... -

- Lo so ... - mormorò – allora appena avrai la serata libera ... me la concedi una cena? –

Gli sorrisi - sì, magari anche più di quello .... –

Lo vidi guardarmi sorpreso, io mi avvicinai al so viso e lo baciai, un bacio dolce che lui ricambiò subito, sentii le sue dita sfiorarmi la nuca e la sua lingua cercare la mia. Mi ero ripromesso di essere controllato, di non spaventarlo, ma più quel bacio si faceva intenso e più io diventavo vorace. Mi ritrovai a bloccarlo con le spalle al finestrino ormai senza fiato, avevo le dita strette sul suo viso. Ci fissammo per un attimo desiderosi, dentro di me c'era quello strano istinto predatorio che si stava risvegliando e faticai a metterlo a tacere. Con Domink sarebbe stato diverso, non volevo bruciasse tutto, non volevo che restasse solo cenere, volevo imparare a fidarmi, a condividere, volevo che il mio rapporto con lui fosse migliore degli altri, perché lui sembrava meritarlo davvero.


- Ci sentiamo domani – mormorai ad un centimetro dalla sue labbra.

- Sì ... - sussurrò lui.

Poi smontai rapidamente dall'auto per incamminarmi lungo la strada di casa, mi sentivo diverso quella sera, un po' più leggero, come se dopo tanto insistere quel ragazzo stesse davvero riuscendo ad alleggerire il peso della mia anima.



TYLER


- Cara, il tuo pollo arrosto è davvero ottimo. Complimenti! - Luis sorrise amabilmente alla volta di mia madre che di rimando cercò di mostrarsi compiaciuta, non riuscendoci tra l'altro – allora finalmente hai ripreso gli allenamenti, Ty! - tornò a me - Come va? Pronto per gli ultimi esami di settembre? Ah, è preferibile che tu non frequenti più il corso di boxe dopo gli ultimi eventi ... gli allenamenti vanno al primo posto, lo sai, non possiamo rischiare che ti capiti qualche altra sventura. -

- Certo. - dissi seccamente.

- In effetti mi dispiace molto ma dovrai rimanere a casa dalla nostra solita gita a casa dei nonni. Hai già perso un'intera settimana di allenamenti, hai da recuperare. -

Bene, qualcosa andava per il verso giusto allora. Un'intera settimana senza Luis era quanto di meglio potessi ambire nella mia vita. Vidi Rachel muoversi appena sulla sedia prima di fissare incredula prima me, poi nostro padre.

- Dobbiamo andare dai nonni? Anche questa estate? Perché non vengono loro? - sbraitò, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Luis.

- Sono anziani e non possono viaggiare, lo sai. Inoltre ci tengono a vederci, hanno insistito parecchio per avere anche Tyler, ma non è possibile. Capiscono quanto sia importante quello che sta facendo. -

- Allora non verrò neanch'io! Non voglio andare in Florida ... voglio rimanere qui. -

Luis rise forte – come no! L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re, Rachel. Smettila con questo atteggiamento e comportati da persona matura. Saranno soltanto cinque giorni.

Mia sorella era incazzata di brutto, lasciò la forchetta che tintinnò sul piatto e si alzò dalla tavola nonostante i richiami minacciosi di mio padre che alla fine la lasciò andare, sbuffando. Continuammo a mangiare in silenzio, rotto soltanto da qualche commento inutile di mia madre. La mia famiglia era un fottuto incubo da quando Luis era tornato in America. Cercai di pensare positivo, avrei avuto cinque giorni di stacco da quella terribile realtà, avrei potuto ricaricare le energie. Alla fine me ne andai anch'io, il mio cellulare continuava a vibrare nel taschino dei miei jeans. Non sapevo chi stesse provando a chiamarmi quella volta, avevo evitato Isabelle e Chris in egual modo.

Rachel venne fuori dalla sua stanza non appena mi sentii salire le scale – Ehi, c'è Lex sotto ... continua a tirare sassi contro la finestra della tua stanza, mi spieghi che cavolo vi prende? -

Lex ... ed ecco che si aggiungeva anche un altro problema alla miriade di quelli già esistenti. Non volevo dovermi confrontare con lui, sapevo di non poter mantenere la calma all'infinito ed il fatto che non fossi già andato a spaccargli il culo la diceva lunga su quanto avessi cercato di trattenermi. Entrai in stanza ed un nuovo sassolino colpì il vetro della finestra non appena accesi la luce della abat jour. Ginevra doveva averlo chiamato alla fine, meglio tardi che mai.

- Tyler ... andiamo, scendi un attimo! - stava urlando adesso, non potevo permettermi una sfuriata da parte di Luis, sapevo quanto detestasse Lex e la sua famiglia di delinquenti.

Così aprii la finestra e mi affacciai – che cazzo vuoi, Lex? - dissi seccamente.

- Puoi scendere, per favore? -

- No. Levati dalle palle. -

Lex scosse la testa, infastidito – Ho parlato con Ginevra, so come sono andate le cose e ammetto di aver combinato un casino con te. -

- Bene, c'è altro? -

- Non fare così ... credevo avessi intenzione di mollarla da sola con un bambino ... - provò a giustificarsi – sai cosa provo per lei, sai quanto voglia soltanto il suo bene, nonostante tutto ... -

Mi venne da ridere e non di divertimento – Lex, sta calmo. Se fosse stato figlio mio con ogni probabilità l'avrei mollato, ti farà piacere sapere che mi conosci bene come credi. -

Vidi la furia nei suoi occhi, ma ben presto lasciò il posto all'amarezza – Neanche tu sei così pessimo, Tyler. -

- Ah, no? E allora se non l'avessi creduto possibile che senso avrebbe avuto quel pestaggio? Certo che sono così stronzo e tu lo sai benissimo. Non mi sarei mai preso la briga di badare a quel bambino neanche se fosse stato mio ... - dissi con un sorriso malvagio sul volto – quindi se è tutto chiarito vedi di levare le tende dal mio giardino. E, per la cronaca, la prossima volta spero tu abbia le palle di picchiarmi di persona, anche se probabilmente non ne usciresti vivo. -

- Non avrei dovuto farlo, non avrei dovuto risolvere le cose in quel modo ... -

- E' troppo tardi. Sono stanco dei tuoi lamenti, Lex. Tira fuori le palle una volta tanto nella vita. - chiusi la finestra, non volevo più starlo a sentire. Capivo la sua rabbia, forse non la condividevo, ma potevo capirla. Ma farmi pestare da un gruppo di amici suoi più grandi? Prendermi di sorpresa mentre lasciavo la palestra? No, quello non potevo accettarlo.

Aspettai un po' prima di uscire fuori ed avviarmi verso l'altra parte della strada, sapevo che Ginevra a quel punto doveva aver contattato quello che credeva fosse il padre del bambino, eppure non mi aveva ancora chiamato. Lasciai scorrere le mie dita lungo le chiamate perse: Isabelle, Chris, Chris, Isabelle, ancora Chris e poi Isabelle.

Chi diavolo mi aveva spinto ad andare a quel falò di merda? Non avevo fatto altro che combinare enormi disastri quella notte, mollando Isabelle e dicendo quelle cose a Wayright. Ecco perché ero scomparso dalla circolazione per due interi giorni ... dovevo essere stato troppo ubriaco per pensare con razionalità al cazzo di casino che stavo generando. Mi incamminai velocemente, l'enorme villa dei Wayright sorgeva alla mia destra, non potei fare a meno di pensare a quanto mi stesse detestando Chris in quel momento. Non era venuto a casa, forse era presto però, magari al terzo giorno di silenzio si sarebbe fatto vedere, anche soltanto fingendo di voler vedere Rachel. O magari alla fine ci aveva rinunciato, pensai, doveva aver capito che non c'era niente di buono in me. Niente che potessi dargli, a parte rovina ed una lunga serie infinita di problemi.

- Quindi sei vivo ... -

Sobbalzai nel sentire quella voce, mi voltai indietro e lo vidi. Wayright se ne stava al buio, a braccia conserte, appoggiato contro il cancello di casa sua. Si fece avanti, camminando verso la luce del lampione. Era incazzato, glielo leggevo in faccia, quella era l'emozione che sembravo suscitare più di ogni altra nella gente.

- Che cazzo vuoi? Mi stavi spiando? - chiesi, acido.

- Stavo soltanto fumando una sigaretta lontano dai miei ... non montarti troppo la testa, Bradbury. - commentò gettando la cicca lontano.

Continuai a camminare, non potevo cedere, non dovevo. Wayright era un ragazzo, un fottuto ragazzo ... semplicemente non potevo, dovevo darci un taglio subito.

- Quindi l'altra notte mi hai preso per il culo – mi stava dietro adesso, mi aveva seguito ovviamente.

- Sì, dimentica le cazzate che ti ho detto. Ero troppo ubriaco. -

- Non dire stronzate, Tyler. Non eri ubriaco neanche la metà di quanto ti piacerebbe credere che fossi. - mi stava davanti adesso, lo spinsi via, assestandogli una spallata in pieno petto. Non ne potevo più. Per poco non cadde a terra, ma si riprese giusto in tempo per aggrapparsi alla mia t-shirt e sfiorarmi appena. Cercai di calmarmi, di controllarmi come meglio potevo, eravamo nel bel mezzo della strada, non c'era nessuno nei dintorni ma avrebbe potuto esserci. Non potevo lasciarmi andare, dovevo smettere di fissare quelle labbra vicine e sempre più invitanti.

- Devi lasciarmi in pace, Wayright. Dico davvero. - passai oltre con una tensione allo stomaco che non riuscivo a scacciare via – non farti pestare di nuovo, sarebbe una perdita di tempo per entrambi.

- Lo farò, non ti ho chiamato per parlare di noi ... c'è qualcosa un'ultima cosa che devo dirti. Riguarda Caleb. - mi bloccai automaticamente e mi voltai a guardarlo mentre tirava fuori alcuni fogli dalla tasca dei jeans e me li passava.

- Cosa sono? - chiesi con il cuore che galoppava nel petto.

- Annotazioni di mio padre, risalgono al giorno successivo alla morte di tuo fratello – iniziai a leggere quelle poche righe disperatamente, non riuscivo a cogliere un senso preciso in quelle parole. Ero sconvolto e non avrei mai immaginato che alla fine ci fosse davvero qualcosa da scoprire. Una lettera? Cercai di ragionare, le parole sembravano sfuggire sotto i miei occhi.

- I-io ... - ero confuso, le mie dita tremavano.

- Tuo padre ha chiesto una consulenza legale al mio. Credo che Caleb avesse lasciato una lettera prima dell'incidente ... che a questo punto non credo sia stato davvero un incidente. -

"Ho chiesto a Luis di consegnare la lettera alla polizia ... è tutto nelle sue mani, ma non credo che farà la scelta giusta. In tal caso non mi sentirò più in grado di poterlo rappresentare come legale. "

- U-una lettera di addio ... - sussurrai, continuando a leggere.

- Non lo dice espressamente, ma deve essere così, no? -

- S-sì ... - avevo le prove, tutto quello che avevo sempre immaginato era successo davvero. Per un attimo non riuscii a dire nulla, rimasi immobile, a fissare la scrittura elegante del signor Wayright. Lo sapevo, lo avevo sempre saputo, ma averne la certezza era diverso, faceva davvero male.

- Tyler? Mi dispiace ... forse non era il caso, forse non avremmo dovuto scavare nel passato ... -

- No, è tutto ok. E' giusto così. - dissi riprendendomi – adesso devo soltanto capire dove si trovi la lettera, ammesso che non l'abbia distrutta ... -

- Mio padre crede che non ne abbia avuto il coraggio, lo dice nella pagina consecutiva. Credeva che Luis non fosse così forte da sbarazzarsi dell'ultimo ricordo che possedeva di Caleb ... nonostante fosse così spaventosamente pericoloso e al tempo stesso doloroso per lui conviverci ... -

Annuii, i miei occhi erano fissi in quelli di Chris – La troverò, se non è riuscito a distruggerla deve essere in casa, al sicuro dove crede che nessuno di noi riuscirebbe mai a trovarla. - dovevo trovarla, avrei atteso la loro partenza per mettere a soqquadro ogni angolo del suo ufficio. Doveva essere lì, ammesso che ci fosse così come immaginava Norman.

- Bene, buona serata allora. - disse quello prima di voltarmi le spalle ed incamminarsi verso casa.

- Aspetta ... - mi avvicinai appena a lui – sto andando da Ginevra, non si è fatta sentire e non so se sia un buono o un cattivo segno, ad ogni modo deve aver parlato con il tipo. Che fai dopo? - chiesi in un sussurro che stentava ad uscire dalle mie labbra.

- Perché? Vuoi passare del tempo con me? Sono stato un bravo bambino, Tyler? E' una sorta di premio per averti portato quelle prove? - Chris era amareggiato – dovresti andare a farti fottere, lo sai? -

- Non è un premio, coglione! - ero stanco ed incazzato, troppe cose insieme.

- Ma ti senti? Ti prego, dimmi che non sto impazzendo. Fino ad un attimo fa mi dicevi che devo lasciarti stare in pace! E adesso ... - non riuscì a concludere la frase, era sconvolto.

- Non è così! Sono così incazzato che ... lo ammazzerei! Lo scuoierei con le mie mani, gli fracasserei la testa contro il muro! Ho bisogno di ... - di che cosa? Di un freno? Di una valvola di sfogo? - volevo soltanto ... - ero senza fiato, sentivo la rabbia montare dentro di me attimo dopo attimo, sempre più sconvolgente ed inarrestabile.

- Sfogarti con me? - Chris sospirò – senti, non importa ... voglio soltanto che tu non faccia cazzate stanotte. Devi stare lontano da Luis fino a quando non ti sarai dato una calmata. -

- E se non dovesse succedere mai? Se questa rabbia non dovesse passare mai? Potrei farlo con le mie mani ... dopotutto a chi importerebbe di noi? Siamo due persone pessime, un padre ed un figlio che si meritano ... -

- Stai scherzando per caso? - Chris era sconvolto, la sua stretta era forte sulle mie spalle – Rachel ti adora e tua madre sta sopportando questo inferno soltanto per proteggere voi due e non lasciarvi da soli con Luis! Non pensare neanche un momento di farlo fuori, Tyler. -

- Perché, Chris? Perché ti stai prendendo la briga di farmi da balia adesso? Che cosa avrei fatto di buono per te? - dissi a denti stretti – mandami al diavolo, dannazione. Non c'è niente da prendere da uno come me.

- E invece sì ... - ribatté lui con convinzione – tu hai impedito che l'intera città sapesse che me la facevo con Lewis ... -

- L'ho fatto per Rachel ... -

Chris sorrise appena – Ci credi ancora a questa balla, quindi? Lo hai fatto perché vuoi proteggermi, così come stai proteggendo gli altri ... -

- E chi ti proteggerà da me allora? -

- Non sono affari tuoi questi. - i suoi occhi erano spaventosamente cupi, credeva davvero a quello che aveva detto – calmati adesso, devi andare da Ginevra? -

Annuii, Chris si allontanò appena e solo in quel momento lasciò la presa su di me – Ok, quando finisci ti va di fare due tiri giù al campo di basket? -

- Sì, ci metto poco ...- ci guardammo intensamente, per un attimo mi persi nella contemplazione del suo viso, chiedendomi che cosa fosse successo di così sconvolgente da farmi diventare ciò che ero diventato.

- Comunque sei mancato ... - non aspettò una mia risposta, lo vidi andar via velocemente prima di scomparire oltre il cancello della villa.

Mi incamminai verso il porto, cercando di non pensare a nulla che potesse farmi incazzare. Ma non era possibile, tutto mi riportava lì, agli ultimi mesi di vita di Caleb, al suo viso smunto, a quel sorriso tirato e stanco, cercava di far finta di niente, nascondeva il suo malessere dietro mille scuse e noi eravamo stati così ciechi da crederci. Quei sei mesi in Afghanistan lo avevano cambiato profondamente, avrebbe fatto di tutto pur di non tornarci, ma le pressioni di mio padre erano troppo forti. Quell'uomo dalla volontà inamovibile ci avrebbe distrutti tutti. No, non poteva finire così, glielo dovevo ... dovevo farlo per Caleb nonostante sapessi che non sarebbe servito a nulla, lui non sarebbe tornato ...

E poi c'era Chris, lo detestavo perché pur impegnandomi non riuscivo più ad odiarlo. Avevo trascorso quegli ultimi due giorni impegnato in una lotta che esisteva soltanto dentro di me, più mi decidevo a farla finita più mi ritrovavo incastrato tra le mie buone intenzioni. Ecco cos'erano ... buone intenzioni che non si sarebbero tramutate in azioni. Perché? Perché non riuscivo a farla finita una volta per tutte? Non lo sapevo, ma questa mia incapacità di andare fino in fondo mi distruggeva dentro.

Giunsi nel solito prefabbricato alla fine della strada che dava sul quartiere di Ginevra, probabilmente non mi sarei mai abituato a passare per la porta e non dalla finestra, a quel punto citofonai e rimasi lì, in attesa che mi aprisse. Successe qualche attimo dopo, Ginevra sorrise appena al vedermi, tutto sommato sembrava in forma nonostante quello che stava passando.

- Ehi, non ti sei fatta più sentire ... tutto bene? -

- Bradbury che si preoccupa di qualcuno che non sia sé stesso, questa mi è nuova – scosse la testa e si mise di lato per farmi passare – sì, sto bene. E' mia madre quella distrutta, mi rovinerò la vita, ecco cosa mi ha detto. -

Il sorriso sul suo viso lasciò il posto a qualcosa di più amaro, una consapevolezza spaventosa – Non ha tutti i torti, Ginevra. Sai che sei ancora in tempo per ... - non mi lasciò neanche finire.

- No, non lo farò. Non lascerò che il bambino paghi per i miei errori, so che non capite, ma va bene così. Posso sempre riprendere gli studi più avanti ... -

- Hai parlato con quel ragazzo? -

- Sì, è piuttosto sconvolto, ha dato un po' di matto come c'era da aspettarsi ... ma tornerà a South Gate appena possibile, ne parleremo di persona. L'ha presa meglio di quanto immaginassi comunque. - disse lei con un sorriso amaro sul volto – tu perché sei qui? Non devi sentirti in debito con me o che so io ... -

- Non lo faccio. Volevo solo capire come te la stessi cavando, vedo che ne hai parlato con qualcuno, quindi va bene. -

- Che scelte avevo? - in effetti non molte, pensai, lanciandole un'altra occhiata – dov'è il tipo dell'altra volta? Credevo detestassi Wayright ... non lo hai picchiato un sacco di volte? - mi chiese all'improvviso, come se si fosse ricordata soltanto in quel momento del nostro ultimo incontro.

- Beh, esce con mia sorella ... a volte bisogna fraternizzare con il nemico per il bene comune. - era quello che mi piaceva credere, forse fraternizzare minimizzava quello che facevamo insieme, in effetti lo minimizzava molto.

Ginevra sorrise appena – Tienilo vicino allora, non oso mettere bocca sul tuo rapporto con Lex, ma so che farà di tutto per farsi perdonare. -

- Non iniziare neppure ... - la avvisai, retrocedendo automaticamente – senti, se hai bisogno di soldi ... per delle visite, non so ... posso darteli io. -

- Tyler ... -

La interruppi – Ginevra, ti avrò anche usata per due anni interi ma non intendo lasciarti senza alcun appoggio, so che sei andata a letto con quel tipo soltanto come ripicca per il modo di merda in cui ti trattavo. So che comunque è colpa mia. - chiarii, impedendole di aggiungere altro – quindi fino a quando non avrai altre notizie dal tipo sarò io a pagarti le spese mediche, ok? -

Ginevra scosse la testa – Non volevo, non era mia intenzione rovinarti ... -

- Sono io quello che ha rovinato te, credimi. - detto questo lasciai la stanza, immergendomi nel silenzio della notte, interrotto soltanto da alcune sirene lontane.

NOTE DELLE AUTRICI: Eccoci qui, stavolta un po' in ritardo (perdonateciiiiii!!!) ma speriamo vivamente che il capitolo vi piaccia. C'è un po' di Chrisler, anche se lievemente. Nel prossimo capitolo potrebbe esserci qualche scena in più :P forse.
E pooooi ... notizia bomba! Seth - gli occhi della verità - ha beccato i nostri due beniamini sfigatelli proprio sul più bello eheheh ma credevate davvero che uno come lui non avesse già subodorato tutto??? Ma ve lo immaginate accucciato dietro la finestra della sua stanza tutto intento a spiarli? XD A noi l'idea fa troppo ridere! xD Un po' meno al povero Chris che sembra sempre caduto dal pero.
Grazie del vostro affetto e sostegno ^^ speriamo di sentirvi numerosi!
A presto!

- BLACKSTEEL - 

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