capitolo 28

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CHRIS

Mi svegliai allarmato dalla vibrazione insistente del cellulare accanto al cuscino. Strizzai gli occhi, mezzi appannati per mettere a fuoco la stanza e in un secondo momento il numero sul display.

- Rachel ... tutto bene? - iniziai con una voce da oltretomba. Che ora era? Ieri notte dovevo aver fatto tardi come sempre.

- Ehi, vicino! Non mi dire che ti ho svegliato ... non credevo stessi ancora dormendo. -

- N-no fa nulla ... è soltanto ... cazzo, ho dormito troppo. - dissi osservando la sveglia sul comodino. Tra poco mi avrebbero chiamato per pranzo, mi voltai alla ricerca di Seth dall'altra parte della stanza, ma non c'era. Le coperte non erano state toccate, non doveva aver neppure dormito a casa quella notte. Ancora una volta l'uomo senza volto aveva colpito!

- Beh, allora ti aspetto qui. I miei non ci sono, mio padre è andato a fare uno di quei controlli sugli stress post-traumatici dovuti ai mesi passati in Afghanistan. Non torneranno prima di stasera. Sto preparando gli hamburger! - disse allegramente – dai su, ti aspetto. Fa presto! -

Non avevo molta fame, ma non trovai comunque nulla da obiettare. Nessuno voleva davvero dividere il pranzo con gli zii inglesi, forse soltanto Debby, quindi qualsiasi scusa per darmi alla macchia sarebbe stata ben accetta. Mi vestii velocemente, cercando di ricomporre mentalmente la notte precedente. Beh, ero uscito con Lewis e avevamo anche bevuto parecchio, eppure non eravamo arrivati al sodo, non riuscivo neppure a ricordare il perché, di certo doveva c'entrare quello stronzo del suo ex che non era ancora riuscito a mollare. Mi chiesi se mi stesse prendendo per il culo come stavo iniziando a supporre o se fossi davvero così inesperto in queste situazioni da non capire quanto dovesse essere doloroso mollare il tipo con cui avevi condiviso momenti così importanti.

Scesi in salotto, c'era parecchio subbuglio quel giorno, Kevin era al pc alla ricerca di un volo per tornare a casa mentre Celine se ne stava accanto a lui, con una cera meno brillante del solito, di certo non doveva essere particolarmente entusiasta di veder il suo unico punto di riferimento, genitori a parte, volare via.

- Ehi ragazzi, potete dire a mia madre che non mangerò qui oggi? Torno più tardi. - i due annuirono ed io me la filai alla grande.

Era una bellissima giornata quella, cielo terso e di un blu davvero intenso, sarebbe venuta fuori una festa niente male quella sera giù al porto. Peccato che con tutta la probabilità l'avrei trascorsa a cercare di convincere Lewis ad essere generoso con le sue mercanzie e a non pensare troppo al domani. Entrai nel vialetto dei Bradbury ed una volta saliti i gradini citofonai, passandomi una mano tra i capelli decisamente troppo lunghi per i miei standard. Era sempre così in estate, non avevo affatto voglia di badare anche a loro, finivo sempre per lasciarli crescere più del dovuto, incolti e sparati in aria.

Rachel aprì la porta e sorrise, allegra. - Chris! Pensavo te ne fossi tornato a dormire, hai una faccia ... -

- Lascia perdere, ho trascorso la notte fuori, credo di essere tornato circa qualche ora fa come minimo - dissi seguendola oltre il salotto – sono stanco morto e stasera suppungo ci sarà il replay. -

- Con il fustacchiotto di Lewis, scommetto! Dai su ... spara, com'è andata? Ha mollato l'universitario? - chiese lei, tutta interessata, mentre mi trascinava con la sua solita energia fino in cucina.

- No, in compenso io sto mollando le speranze. Abbiamo pomiciato ... e di brutto! Ma al momento critico si è tirato indietro, dicendo che non poteva fare questo a Scott! Ma cazzo, eravamo già nudi e ci stavamo dando da fare come non mai. Non riesco a capire la differenza tra farlo e andarci vicino, lo ha comunque cornificato! No? - dissi tutto d'un fiato entrando nell'assolata cucina dei Bradbury dove un attimo dopo incontrai lo sguardo gelido di Tyler, seduto al tavolo da pranzo. Cazzo, per un attimo rimasi immobile, ovviamente mi aveva sentito e quello stronzo non era mai stato di vedute molto larghe. Ero stato un idiota, non avrei dovuto sbandierare le mie folli avventure ai quattro venti, soprattutto non quando c'era quello psicolabile nei paraggi.

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