capitolo 81

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SETH

Rientrare in camera fu difficile, l'aria lì dentro era soffocante, Koll fumava vicino alla finestra, non disse nulla al mio arrivo e nemmeno prima che andassi via. Non avevamo più parlato da quella sera, da quando tutto il mio risentimento era venuto a galla. Era ancora tutto come quella notte, i fogli giacevano strappati sul letto, come cadaveri, come vittime di quella guerra che stavamo combattendo.

Me ne andai felice di avere una motivo che mi tenesse fuori casa tutto il giorno, Wes aveva ragione mi sarei dovuto decidere a dirgli di andarsene, ormai stava bene, poteva cavarsela ed anche io avrei dovuto cavarmela. Così tirai fuori il cellulare e composi il numero di Dominik, attesi impaziente ma non prese la chiamata, riprovai ancora una volta ma niente, era arrabbiato ed io lo capivo. Forse se semplicemente mi lasciasse perdere sarebbe stato un bene per tutti, pensai, d'altronde io non avevo nulla di buono da offrire.

Alla fine gli lasciai un messaggio in segreteria – Ciao Dominik .... So che quello che è successo l'altra sera ti ha turbato ... mi dispiace, non avrei voluto che succedesse, che tu ... avessi a che fare con lui ... scusa se ti chiamo, probabilmente vuoi startene da solo per ora ... ma ecco ... se volessi parlare ... chiamami –

Quando arrivai al pub mi misi subito al lavoro, sentivo le occhiate di Byron su di me ma mi ostinavo a far finta di niente, volevo disperatamente pensare a qualcos'altro quella sera. Mi muovevo in fretta evitando accuratamente ogni suo tentativo di intercettare i miei occhi e cominciare una conversazione. Ad un tratto mi voltai per prendere altri bicchieri e lui mi venne addosso di proposito urtandomi e facendomi sbattere contro il bancone.

- Che cazzo – sbottai dolorante.

- Ho attirato la tua attenzione adesso? – mormorò incrociando le braccia sul petto.

- Piantala – dissi scocciato –non voglio parlarne –

- Me ne sono accorto – protestò risentito – cazzo, Seth ... era tornato e non mi hai detto niente, sono il tuo migliore amico potevi evitare che me lo vedessi piombare all'improvviso come una specie di manifestazione demoniaca –

- Mi dispiace – ammisi abbassando gli occhi – non credevo si sarebbe presentato qui ...-

- E quella scenata invece la prevedevi – chiese ancora agitato – mi spieghi con che intenzioni è tornato ? Cosa state combinando? –

Mi strinsi nelle spalle – lui ...dice che mi rivuole ... che vuole stare con me sul serio da adesso in poi – stavo tremando leggermente – mi ha detto ... che mi ama ...- ripetere quelle parole mi fece abbassare il tono della voce.

Sì, lo aveva detto, anche se io avevo fatto finta di non sentirlo, di non farci caso, era quello che non faceva altro che ripetermi da quando era tornato. Strano, erano le parole che non avevo fatto altro che desiderare di sentire in passato ma adesso, adesso cercavo disperatamente di negarle.

- E tu? – chiese in tono serio il mio amico – tu che cosa stai facendo? Che intenzione hai? –

- Francamente non lo so ... io l'ho sempre visto prendere scorciatoie – risposi – per avermi non gli serviva niente, solo uno schiocco delle dita. Era come una macchina in corsa che non riuscivo a raggiungere ... ma ora io sono in vantaggio ... l'ho superato e mi sento come se non volessi più permettergli di raggiungermi –

Mi passò una mano sulla spalla con quel suo tocco comprensivo e caloroso – sarà difficile Seth ... ma dimmi la verità ... non ti sei ancora stancato di gareggiare, vero? –

Quella domanda mi lasciò in silenzio per un po', era quella la parte dannatamente bella di stare con lui, di averci a che fare, la sfida. Koll mi stremava, era vero, mi finiva, ma era anche capace di fare emergere me stesso, di darmi qualcosa per cui stare vivo, per cui combattere, che fosse per ritagliarmi spazio nella sua vita, che fosse per ottenere la sua attenzione. Mi permetteva di tenere insieme i pezzi di me stesso tutti puntati ad un comune obiettivo e questo mi piaceva, la sfida che sembravano lanciarsi perennemente i nostri occhi. Perché io ero rotto, rotto dentro, lo ero sempre stato e faticavo ad andare avanti senza perdere pezzi, lui mi serviva a tenermi in piedi. Mi serviva a non diventare semplicemente uno specchio che riflette le persone che ha davanti senza più poter assumere la sua forma reale. Poi le sue parole tornarono alla mia mente inattese " ti stavi sforzando ... odio vederti fingere Seth, mi fa incazzare".

The WayrightWhere stories live. Discover now