capitolo 44

3.1K 184 36
                                    


KEVIN

Erano ormai passati parecchi giorni dal ritorno a casa di Seth e Wes, si stavano riprendendo rapidamente e tutti sembravano essere più tranquilli adesso. Eppure non c'era sollievo in me, ciò che provavo era molto simile all' irritazione perché niente era tornato in definitiva normale, o forse sì, forse era quella terribile normalità a farmi uscire di testa. Sbuffai, stufo dei miei stessi pensieri, da quando era tornato a casa lui era fin troppo dannatamente, irrimediabilmente, normale. Nessuno sguardo indiscreto, nessuna battuta, nessuna mossa volta unicamente ed intenzionalmente a sfiorare la mia pelle, non avevo ancora capito quanto mi mancasse il vecchio Wes fino a quel momento. Fino a quando non avevo visto quella luce ingenua nei suoi occhi, ogni suo gesto era così disinteressato da ferirmi.

Stai impazzendo amico, mi dicevo quando mi sorprendevo a fissarlo di nascosto. Ad osservare quel profilo perfetto, quelle labbra piene che sapevo non mi avrebbero sfiorato mai più. Ora eravamo amici, così aveva detto.

- Sai Kevin, non so cosa sia successo prima ... onestamente non mi interessa. L'ho detto anche a Celine, ho intenzione di comportarmi come una persona civile con voi due. Sono certo di essere stato odioso – mi aveva persino teso la mano – amici, allora? –

Amici ... mi chiesi se potessimo mai essere solo amici noi due, mi chiesi se fra quell'odio bruciante e quel desiderio fuori controllo potesse davvero esserci spazio per l'amicizia. No. Era la risposta che mi veniva in mente mentre lo osservavo muoversi elegantemente lungo la stanza. Mi sorrise.

- Buongiorno – mormorò con quelle labbra favolose curvate all'insù.

- 'Giorno – accennai brevemente e mi nascosi il viso bevendo un sorso di thè, nemmeno quello mi aiutava a stare calmo di recente.

Vidi Wes portarsi alle labbra la sua tazza di caffè, poi il suo viso si storse in una smorfia dolorante.

- Merda, scotta! – esclamò allontanando la tazza dalla sua bocca.

Un paio di gocce caddero sul suo viso, scivolando dall'angolo della bocca rapide lungo il mento, rimasi incantato e continuai a fissarle scivolare giù seducenti sul torace. Delineavano perfettamente i suoi pettorali e poi lo stomaco magro, fino al fianco dove ancora era visibile la chiazza nera dell'incidente. Per un attimo il mio cervello prese in seria considerazione l'idea di sollevare il mio corpo ed asciugare con la lingua quelle gocce di caffè. Rimasi a fissarlo senza un minimo di decoro con quell'immagine fissa nella mia mente ed un leggero tremolio alla mano che reggeva la tazza. L'incantesimo si ruppe quando Wes si asciugò con il tovagliolo.

- Che cazzo di casino – bofonchiò – sono tutto appiccicoso. –

Spostai lo sguardo sul suo viso, in una disperata ricerca di malizia nella sua voce, qualche tono, qualche luce nei suoi occhi che mi facesse credere che Wes fosse tornato. Il mio Wes, quello insopportabile, scostante, volubile, quello che pensava solo a piegarti al suo volere. Era quello che mi piaceva, che mi attraeva senza pietà. Ma purtroppo i miei occhi si rifletterono ancora in quelli innocenti e sereni di quello sconosciuto, era come se mancassero di profondità, erano limpidi come uno specchio d'acqua, privi di quella personalità che li rendeva interessanti.

- Vado a darmi una ripulita – annunciò lasciando la stanza.

Io annuii distrattamente, totalmente perso nelle rovine della mia mente che continuava a tormentarmi. Mi spostai in salotto per cercare di distrarmi un po', vi trovai Seth intento ad esaminare un grosso libro figurato, sembrava un libro d'arte. Mi sedetti accanto a lui alla ricerca di distrazione, così mi sporsi verso le figure.

The WayrightWhere stories live. Discover now