capitolo 25

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Capitolo 25

NIKOLAJ


Ritornare in quella casa fu come tornare per un momento alla realtà, il centro benessere mi era sembrata un'assurda parentesi completamente staccata dal reale. Non avrei mai potuto immaginare le problematiche dietro la facciata perfetta dei Wayright inglese. Fu comunque consolante vedere che nonostante tutto in qualche modo quelle persone andavano avanti.

Mi ritirai nella mia camera a scrivere subito dopo pranzo, avevo in mente qualche altra parte da aggiungere ai capitoli precedenti così mi immersi nel lavoro per un po'. A distogliermi dal computer fu il suono di qualcuno che bussava alla porta, sollevai lo sguardo e vidi il viso di Matt apparire dall'altra parte della porta, accennò un sorriso timido prima di entrare, portava una cartella con dei fogli.

- Posso? – chiese incerto.

- Sì, accomodati – risposi – ti serve qualcosa? –

- Ho qui le domande per il College ... se vuoi ancora aiutarmi ... - mormorò imbarazzato.

Gli sorrisi – Certo che mi va ... vieni, fammi vedere le tue scelte. –

A quel punto si mosse ed entrò del tutto in camera, si sedette accanto a me e mi passò tutte le proposte dei College ed i vari dépliant.

- Sono un po' confuso – ammise – ho una buona media, non dovrei avere difficoltà per l'ammissione ... –

- Cosa ti piacerebbe studiare? – chiesi osservando i documenti.

- Chimica ...- mi lasciò una lunga occhiata – come sono i College a Saint Louis? –

Rimasi per un momento in silenzio lievemente imbarazzato per quella domanda tutt'altro che innocente, Matt non perdeva occasione di sondare il terreno tutte le volte che poteva. Di certo trovarci in una stanza da soli doveva essere una tentazione molto forte e non potevo fare a meno di pensare che lo era anche per me. Mi ordinai di pensare razionalmente e concentrarmi su quei fogli che avevo tra le mani nonostante lui non smettesse di fissarmi. Ad un tratto sentii un rumore, il suo cellulare prese a squillare e questo attirò la sua attenzione. Lo prese e controllò il numero sul display, la sua espressione si incupì leggermente all'inizio, poi si fece addirittura rabbiosa. Ignorò la chiamata e si ficcò il cellulare in tasca con violenza.

- Qualcosa non va? – chiesi a quel punto.

Lui fece spallucce – mio padre .... Ha sentito il messaggio in segreteria, non fa che chiamarmi – mi spiegò – gli ho risposto già una volta, dicendogli quello che pensavo di lui e di non cercarmi più ... ma a quanto spare è ostinato. –

- Cosa vuole esattamente?-

- Non so ... che io mi beva le sue scuse o magari che lo perdoni – mormorò – è rimasto da solo adesso ... insomma, ha storielle qua e là, ma non ha più una famiglia da quando ha lasciato mamma. Lei ovviamente non lo perdonerà mai e con Wes si parlavano poco anche quando lui viveva ancora a casa – fece una pausa- ero l'unico rimasto, è uno a cui non piace prendersi le proprie responsabilità e credo che il mio definitivo abbandono abbia reso questa cosa troppo ... netta. –

- Lo hai messo di fronte al fatto. – costatai.

- Già ... hai scopato con tua cognata ... sbam ... non si torna indietro. – disse quelle parole con un' infinita tristezza mista a rabbia, i suoi occhi lo mostravano chiaramente, quello che era successo lo aveva turbato molto.

- Mi dispiace, Matt. – mormorai.

- Non devi. Sai ... si è preparati al fatto che la vita sia piena zeppa di persone spiacevoli e orribili, che feriscono il prossimo senza curarsi di niente... ma quando quelle persone sono la tua famiglia ... - si passò una mano in viso – beh ... a questo non si è preparati. –

Gli passai una mano intorno alle spalle e lo strinsi, lui si avvicinò poggiando la testa sul mio petto, inspirando potevo sentire il profumo dei suoi capelli. Era dolce, sapeva di vaniglia e qualcos'altro, forse merito di quelle creme che avevamo usato all'Hotel ma il mix di profumi era a dir poco afrodisiaco. Ad un tratto il suo viso si mosse sollevandosi ad incontrare i miei occhi, si sporse leggermente in avanti e unì le nostre labbra come sempre più spesso accadeva ormai, senza che io facessi sul serio nulla per impedirlo. A quel contatto mi maledii mentalmente per quello che stavo ancora una volta permettendo che accadesse, mi feci forza per cercare di allontanarlo da me.

Presi il suo viso fra le mani e lo allontanai un poco dal mio per poter tornare a respirare, per interrompere quel bacio tanto ipnotico. Lui mi sorrise e sfiorò la mia mano con la punta delle sue dita, bastò questo a farmi accapponare la pelle.

- Matt ... sul serio ... dovresti smetterla. – sussurrai.

- Altrimenti ? – ribatté provocandomi.

- Altrimenti saranno guai. – dissi quella frase con un tono supplichevole, speravo con il tutto il cuore che capisse le mie ragioni.

Ad un tratto Matt si mosse abbandonando il posto accanto a me, prima mi osservò dall'alto verso il basso, le mie mani erano scivolate lungo i suoi fianchi ed adesso erano vicino le tasche dei suoi jeans. Avevo le sue mani fra i capelli e quello sguardo desideroso addosso, come se sapesse esattamente quello che stavo pensando e si aspettasse che lo mettessi in pratica. I miei occhi si spostarono sull'apertura dei suoi pantaloni, troppo dannatamente vicina al mio viso. Staccai le mani da lui e mi ritrassi il più possibile scivolando sulle lenzuola, per cercare di allontanarmi da quella tentazione vivente. Ma lui non doveva essere del mio stesso avviso, per tutta risposta si mosse verso di me salendo a cavalcioni sul letto fino a sovrastarmi, si sedette sulle mie ginocchia intrappolandomi.

- Matt ... -

Avevo il sangue al cervello, quella vicinanza mi toglieva il respiro, quel contatto stava pericolosamente portando il mio sangue verso il basso, dove avrei preferito che non andasse. Lo vidi ridere di compiacimento, segno che aveva compreso quanto la situazione stesse degenerando, sembrò incurante e la sua attenzione tornò tutta a me. Attaccò ancora le labbra alle mie in un bacio intenso, le mie braccia si mossero in automatico cingendogli la vita e attirandolo a me. Esercitò una leggera pressione e fece precipitare entrambi sul materasso, ero bloccato in una morsa che coincideva con il letto sotto le mie spalle e quel corpo bellissimo che mi sovrastava. Senza allontanarsi più del necessario da me iniziò a spogliarsi ed a sbottonare la mia camicia.

- Matt ... – stavo ansimando mentre sentivo le sue labbra percorrere tutto il mio addome.

Dov'era finita la mia maturità? La mia volontà? Ero lì, steso su quel letto in balia di un ragazzino che sembrava non avere chiaro quanto quella situazione fosse ad un passo dal precipitare e diventare davvero pericolosa. Mi piaceva però, agire senza pensare, il lasciarmi andare in quel modo, mi faceva sentire leggero, ma a che prezzo ? si chiese una parte di me.

- Nik ... ti prego ... per una volta ... ti prego trattami come se non sapessi chi sono ... – sussurro tra un bacio leggero ed un altro mentre ormai si stava apprestando a liberarmi dalla costrizione dei jeans – trattami come faresti se ci fossimo conosciuti là fuori nel mondo ... come se non avessimo niente a che fare l'uno con l'altro. –

Lo feci, nonostante mi vergognassi spaventosamente di me lo feci, presi il controllo, smettendo di essere un fantoccio alla sua mercé. Lo afferrai facendolo invertendo la posizione dei nostri corpi, piazzandomi sopra di lui e sfilandogli gli ultimi indumenti rimasti con violenza. Era arrossito adesso ma i suoi occhi non tradivano alcun imbarazzo, tutt'altro, era impaziente. Non attesi, non pensai, agii e basta, baciando, succhiando, dileggiando quel corpo che desideravo dal momento stesso in cui ero entrato in quella casa.


Quando finalmente i barlumi della ragione ritornarono a farsi sentire era ormai troppo tardi, mi ritrovai steso sul letto, nudo, coperto unicamente dal lenzuolo e, cosa peggiore, Matt era accanto a me. Anche lui era svestito ovviamente ma non era coperto in alcun modo, sembrava essere in una specie di torpore fra il sonno e la veglia, perso in qualche strana sensazione. Il suo corpo era stretto al mio ed io potevo vedere chiaramente i segni che gli avevo lasciato addosso, quella visione a mente fredda mi dava la nausea.

Che hai fatto, vecchio? Mi disse una parte di me, è un ragazzino, tuo nipote, ti sei portato a letto il tuo nipotino diciannovenne! Mi sollevai a sedere sul letto, scostandomi un po' da lui e cercando di ricominciare a respirare normalmente, a tratti mi sembrava di soffocare.

- Che ti prende? – chiese quella voce delicata, lo sentii muoversi nel letto.

- Che cosa abbiamo fatto, Matt? – non era a lui rivolta quella domanda però, stavo parlando da solo.

- Non andare nel panico, Nik ... dico davvero, lo volevamo tutti e due. – cercò di tranquillizzarmi ma era tutto inutile, ero fuori di testa.

- Lo volevamo? Cosa volevamo!? Non capisci il casino che hai fatto ... che io ho fatto! – mi presi la testa fra le mani – Cristo Santo! Come ho potuto fare una cosa del genere ... –

- Nik ... – provò a sfiorarmi la spalla ma senza pensarci mi sollevai dal letto, come se quel lieve tocco mi avesse ustionato.

- Vattene Matt ...- mormorai stremato – vestiti e vattene. –

Per un attimo rimase in silenzio, l'espressione stupefatta sul volto, poi però ci fu spazio solo per la rabbia, una furia che gli esplose negli occhi.

- Vestiti e vattene?! – sbottò – con chi credi di parlare, con una puttana? Che cazzo ti prende? –

- Mi prende che non avrei mai dovuto perdere la testa! – lo afferrai per un braccio facendolo alzare – tutto questo ... tu forse non sai cosa voglia diree ma io ho un idea chiara di cosa sia ... è un dannato macello, la fine! –

- Sei paranoico! – mi accusò.

- Bene! Ma ora voglio che tu esca di qui e che mi stia lontano ... quello che è successo qui non si ripeterà mai più per nessun motivo – ansimavo esausto – stammi lontano Matt ... dico sul serio. Non è un gioco questo. –

La furia era andata via, fu come se tutte le luci si fossero spente dai suoi occhi solitamente pieni di vita – Non preoccuparti – mormorò – farò senz'altro come dici, credevo fossi diverso ... non so ... credevo che fossi uno a cui importa delle cose ... ma forse come tutti gli altri, sai solo ferire, sei davvero un Wayright dopotutto, complimenti. –

Quella frasi mi lasciò di sasso, sapevo di avere ragione, sapevo che quello era sbagliato ma quelle parole mi lasciarono comunque distrutto. Lo vidi raccogliere i vestiti con un senso di amarezza assoluta in volto, se li mise e poi mi lanciò un'ultima occhiata. Il suo viso era pallido e l'aria cupa lo faceva apparire spettrale.

- Era la mia prima volta ... nel cosa ti importi. – disse prima di voltarmi le spalle e catapultarsi fuori dalla mia camera.

Rimasi immobile, ancora più sconvolto dell'attimo prima, mi resi conto di quanto dovevo piacergli visto che aveva deciso di fare di me il suo primo uomo, ma cosa peggiore mi resi conto del modo in cui l'avevo trattato. Avevo reagito come se fosse stata colpa sua, come se volesse in qualche modo incastrarmi ma la realtà era ben diversa. Forse sapevamo entrambi quali erano i rischi eppure quell'attrazione ci teneva prigionieri.

Ad un tratto sentii un rumore, un ronzio proveniente dal mio comodino, era il mio cellulare, squillava ed il numero di Dylan era in bella vista. Mi sedetti sul materasso fissando il display illuminarsi ad intermittenza, non riuscivo a rispondere, come avrei potuto parlare con lui dopo quello che era appena successo? Mi portai le mani fra i capelli, completamente annientato e spaesato, conscio di essere bloccato nel posto peggiore, in quelle che avrei potuto benissimo archiviare come le relazioni pericolose.

The WayrightWhere stories live. Discover now