capitolo 75

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SETH

Ero in stato di shock, come se soffrissi di una sorta di disturbo post traumatico e forse era davvero così, Koll era tornato. Anzi, era piombato improvvisamente nella mia vita esattamente nel modo in cui l'aveva lasciata, senza preavviso. Dopo quella folle notte Koll era quasi sempre rimasto incosciente, dormiva delle ore, lo svegliavo per farlo mangiare e prendere i farmaci contro l'infezione, la febbre lo spossava parecchio ed alle volte dormiva persino mentre gli cambiavo le bende.

Quella mattina scesi molto presto a fare colazione, cercando di evitare il più possibile di incontrare membri della famiglia, in particolar modo Wes che aveva iniziato a starmi addosso. In tutto quel casino annotai mentalmente di dover chiamare Dominik, prima che il suo nome si sarebbe unito alla lista della gente di cui avrei dovuto preoccuparmi. Presi dei toast anche per Koll e portai tutto in camera mia, ero certo di trovarlo ancora addormentato invece quando aprii la porta dovetti restare fermo per un momento. Vederlo lì davanti a me mi paralizzò, era appena uscito dalla doccia, i suoi capelli erano umidi, soltanto il telo da bagno gli copriva dalla vita in giù, mi sorrise brevemente. In quel rapido sguardo sembrò che quei mesi non fossero passati, sembrò il solito Koll, poi i miei occhi scesero al suo addome ed alla ferita in bella vista, così tornai al presente.

- Spero non ti dispiaccia – disse lui indicando il bagno – ho fatto una doccia ... sto molto meglio oggi ... -

- L'ho notato – dissi secco chiudendo la porta ed imprigionando entrambi in quella camera – ti ho portato la colazione –

Poggiai il piatto sulla scrivania e mi andai ad appoggiare accanto alla finestra, quando era sveglio non gli stavo mai troppo vicino, sentivo come una tensione che preferivo allontanare, era come se non mi sentissi pronto. Lui prese il piatto senza ribattere e si andò a sedere sul letto, cominciò a mangiare e dopo un po' mi guardò.

- Manca il caffè – buttò lì con quel suo tono che usava solo quando voleva farmi saltare i nervi.

- Fottiti – rimbeccai fissandolo con astio.

- Potrei avere bisogno di qualcosa da bere per buttare giù il boccone – rincarò la dose.

- Puoi servirti dell'acqua del rubinetto del cesso – sbottai, poi voltai lo sguardo irritato.

Lo sentii appoggiare il piatto sul comodino e girandomi vidi che stava sorridendo, uno di quei dannati sorrisi, quegli occhi mi fissavano, non facevano altro quando ero sveglio, mi guardava tutto il tempo.

- Non fissarmi ... - mormorai – piantala di guardarmi in quel modo –

- Scusa ... è che non credevo ti avrei mai rivisto, mi sorprendo ogni volta di vederti davanti a me – ammise.

Quella frase mi lasciò di sasso ed in un inastante portai alla mente tutto, ogni piccola fibra di istante, ogni brandello, ogni parola che lui mi avesse mai detto, ogni azione.

- Quella sera ... quando sei arrivato, ti ho detto che ti avrei aiutato ed in cambio tu mi avresti detto la verità – dissi con il cuore che aveva cominciato ad accelerare.

- Lo so ... - mormorò mal volentieri.

- Ti avverto che se non hai intenzione di rispettare questa promessa considerati col culo fuori di qui – ringhiai – anzi prima ti concio peggio di come ti ho trovato e poi ti sbatto fuori Koll, te lo giuro! Non provare a prendermi per il culo! – lo minacciai.

Ancora una volta quel sorriso dannatamente bello apparve sul suo viso ma i suoi occhi erano pieni di qualcosa di strano e sinistro, per la prima volta notai nello sguardo di Koll qualcosa come il rammarico.

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