capitolo 18

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Capitolo 18

"Huff men don't take no nonsense
He's here to rectify
He's got his black belt buckle
And the red mans fire in his eyes

You with your switchblade posse
I'll get my guns from the south
We'll take to the yard like a cock fight
For kicks, who's struttin' now?"

KINGS OF LEON - 4 KICKS


TYLER

- E' poco pesante. - mi lamentai con Ricky, osservando il bilanciere.

- Sei tu che vuoi sempre esagerare. - commentò quello prima di passarmi una Gatorade – vado dagli altri, tu non hai bisogno di me. -

Non potevo essere più d'accordo con lui, era da anni che frequentavo la sua palestra, praticamente da quando ero un bambino. Era stata un'idea di mio padre ovviamente, avevo sempre preferito altri generi di sport. Mi piaceva fare skate, surfare, andare in bici o sulle moto da fuoristrada, ma ovviamente non era abbastanza per mio padre, un ambiente serio come quella palestra era tutto ciò che serviva a suo figlio, a parte le sporadiche battute di caccia durante le quali avevo imparato a maneggiare anche le armi pesanti.

Ero stanco ed incazzato, quel senso di insoddisfazione continuava a tormentarmi. Presi la mia felpa e la gettai con poca eleganza dentro lo zaino, poi salutai i ragazzi e uscì da lì. Era tardi, avevo trascorso la serata in palestra proprio per evitare un'altra schifosa cena di famiglia. Rachel sarebbe stata incazzata al mio ritorno, la conoscevo fin troppo bene, sapevo che mi avrebbe messo il broncio per giorni. Controllai il cellulare giusto per leggere qualche sms di insulto da parte sua, invece vi trovai una lunga serie di chiamate da parte di Lex.

Composi il suo numero immediatamente, avevo il sentore che ci fosse qualcosa che non andava.

- Ty, perché ci hai messo tanto? Sei a casa? Ho disturbato? -

- No, mi stavo allenando. Va tutto bene? - la sua voce non mi piacque, lo sentivo dolorante, come se una singola parola gli costasse tutta la fatica di questo mondo.

- I-io ... ho bisogno di te. A casa mia ...porta degli antidolorifici. -

Interruppe la chiamata in quel preciso istante. Spiccai una corsa fino al parcheggio poco distante dalla palestra e mi infilai in auto, ci avrei messo poco, la distanza era minima da qui al porto. Ma feci comunque in fretta e in meno di dieci minuti raggiunsi il vecchio appartamento del mio amico. Lui era sul portico e a giudicare dalla sua postura malferma capii che qualcosa doveva essere andato storto.

Era pesto come non lo avevo mai visto prima notai avvicinandomi a lui dopo aver parcheggiato. Sgranai gli occhi di fronte al suo naso rotto. - Porca puttana, chi ti ha ridotto così? Che cazzo è successo? -

Lex tossì e quel minimo gesto sembrò distruggerlo, si strinse forte la mano contro lo stomaco. - Bill ... Bill Koy ... gli ho chiesto i soldi per l'auto che gli ho venduto ... cazzo li sto aspettando da tre mesi e sono l'unico che lavora in famiglia. Mi servono per pagare l'affitto e la scuola di Jackson. Come posso andare avanti adesso che mio padre è finito in galera? -

Mi sistemai accanto a lui, cercando di combattere contro la voglia irrefrenabile di distruggere tutto a pugni. Mi limitai a passargli le pasticche che avevo nello zaino. - Prendile. Ma sappi che hai qualcosa di rotto ... dopo ti lascio a casa di Ginevra, lei ti darà un'occhiata. -

Il mio amico ingurgitò tre pillole senza aggiungere altro. Il suo viso scuro era tumefatto e pesto, il naso era gonfio e continuava a perdere sangue. No, non potevo lasciar correre, non era nella mia natura.

The WayrightWhere stories live. Discover now