capitolo 94

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WES

Chi lo avrebbe detto che dopotutto i Wayright mi sarebbero davvero mancati fino a tal punto? Nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di provare effettivamente qualcosa di molto vicino alla tristezza lasciando l'immensa villa dei nostri parenti. Anche Richard era capace di fare del bene, questa era una novità, un lascito che nessuno di noi avrebbe dimenticato però. Doveva essere il suo ultimo dono, quello reale, che prescindeva da ogni bene materiale che ci aveva lasciato con la sua morte.
Salutare Seth era stato duro, ma il suo viso era sereno adesso, di una calma imperturbabile che non gli avevo mai vista addosso prima di allora. Le cose sarebbero andate bene adesso, non per tutti ovviamente ... qualcuno di noi stava ancora combattendo la battaglia più dura di tutte, quella inevitabile che avrebbe sconvolto al vita di ogni Wayright presto o tardi. Tra questi vi era Chris, l'avevo visto pochissimo in giro per casa negli ultimi giorni, quel tanto che bastava però per farmi notare quanto fosse a pezzi.
Jane e Norman si chiedevano cosa fosse successo, perché quel ragazzo solitamente tanto allegro e pieno di vita fosse stato ridotto in quelle condizioni così improvvisamente. In casa iniziò a serpeggiare il sospetto che qualcosa fosse andata storta tra lui e Rachel, nessuno dei grandi poteva immaginare, invece, che si trattava del fratello. Perfino io ero rimasto sorpreso, dopotutto avevo avuto altri problemi di cui preoccuparmi, non avevo avuto il tempo di ficcanasare nella sua vita privata.
L'altro problema era costituito da Nik, lo zietto fin troppo amorevole che era andato via soltanto il giorno prima. Matt se ne era rimasto chiuso in stanza, anche le sue condizioni non erano delle migliori, ma continuavo a credere che sarebbe riuscito a rimettersi in piedi.
Cercavo di combattere contro il senso di colpa che mi prendeva ogni qualvolta incontravo il suo viso smunto e svuotato in giro per casa, continuavo a ripetermi di essere nel giusto, di aver agito come ogni fratello maggiore avrebbe fatto. Forse ci credevo davvero, forse, invece, ero soltanto fottutamente preoccupato per la salute di Matt.
Parlare con lui era diventato sempre più complicato, spesso mi aveva chiesto di lasciarlo da solo, così alla fine avevo mollato la presa nella speranza che un giorno sarebbe stato lui a cercarmi.

Avevo deciso di concentrarmi su di me, su ciò che mi faceva stare bene ed eccomi alla fine dove non avrei immaginato di poter essere. In Inghilterra, a caccia di Kevin che non sospettava minimamente nulla. Avevo deciso di sorprenderlo il giorno della sua laurea, forse l'avrei messo in imbarazzo conoscendolo, in realtà aspettare il suo ritorno in America era stato troppo complicato per me, dovevo ammettere.
Così avevo preso il primo volo che ero riuscito a trovare e, dopo una lunga serie di ricerche, ero riuscito a raggiungere il campus. Avevo chiesto informazioni ad alcuni ragazzi nei dintorni, poi avevo corso a perdifiato nella speranza di poter assistere almeno alla sua discussione, in realtà quando riuscii a raggiungere l'edificio era già molto tardi e la cerimonia doveva essersi conclusa.
Cercai di riprendere fiato, guardandomi intorno alla ricerca di una faccia conosciuta in quel caos di studenti e genitori felici, poi intercettai un volto che mi ricordò terribilmente quello di Kevin. L'uomo se ne stava ritto ed impettito accanto ad una sedia, aveva lo stesso cipiglio altezzoso del mio inglese preferito ed una postura che non lasciava alcun dubbio. Mi avvicinai a lui quasi senza rendermene conto, proprio in quel momento Kevin apparve dal fondo della sala gremita di gente, una donna che fino a quel momento non avevo notato congiunse le mani in un applauso e si rivolse verso di lui, sorridendo. Si abbracciarono, emozionati, Kevin indossava quella stupidissima toga nera che mi fece ridere forte.
A quel punto lo vidi sgranare gli occhi, un attimo dopo mi aveva intercettato. Il suo viso era stupefatto mentre si scioglieva dalla madre e si dirigeva verso di me, con un'espressione tra l'incerto ed il meravigliato.

- W- wes ... non mi aspettavo di vederti. - sussurrò emozionato.

- Sai che mi piace stupire – commentai, abbracciandolo forte. Cercai di trattenermi, sentivo gli sguardi dei suoi genitori su di noi adesso. Il profumo di Kevin era inebriante e mi era mancato davvero tanto, scoprii. Ci sciogliemmo dall'abbraccio ma non mi era possibile smettere di guardarlo come se fosse l'ottava meraviglia del pianeta.

- Forse non sarei dovuto venire qui ... avrei potuto aspettarti da qualche altra parte, suppongo. Inoltre ho fatto tardi, mi sono perso praticamente tutto, ma non riuscivo a trovare l'edificio. Questo campus è enorme e ... -

- Va tutto bene, Wes. Sono felice che tu sia qui, davvero ... non puoi neanche renderti conto quanto sia felice di questa sorpresa. - Kevin sorrise, non potei fare a meno di credergli di fronte alla sincerità di quel viso così pieno di gioia.

- Dammi cinque minuti, mi libero di questa toga imbarazzante e andiamo tutti insieme a pranzo! -

- Tutti insieme? Emh, non disturbarti davvero ... possiamo vederci stasera. - dissi imbarazzato, lanciando un'occhiata dietro le sue spalle, i suoi genitori ci stavano ancora guardando con evidente curiosità.

- Non dirmi che sei venuto qui per mettermi in imbarazzo ma alla fine sei rimasto preda del tuo stesso gioco ... - sghignazzò quello – come dire, mi ricorda qualcosa ... è proprio tipico di te. - mi provocò dopo facendomi ridere.

- Io imbarazzato? Figurati ... - stava sudando freddo a dire il vero, non avevo mai conosciuto i genitori di nessuno dei miei ragazzi. In effetti non avevo avuto un ragazzo serio dai tempi di Wayne ...

- E poi sta tranquillo ... lei lo sa. - fu con queste ultime parole che mi trascinò davanti ai suoi genitori nonostante avessi puntato i piedi nella perfetta imitazione di un bambino capriccioso che non vuole muoversi da dove si trova.

- Mamma, papà ... lui è Wes. L'ho conosciuto in America, è il cugino di Celine e dei Wayright che mi hanno ospitato in questi mesi. Loro sono James e Gretha. -

- Piacere di conoscervi signori Barrows ... - dissi cercando di mostrarmi quanto più calmo possibile, nonostante lo sguardo penetrante del padre di Kevin mi stesse mandando totalmente in tilt. Per fortuna venni trascinato via dalla donna la quale sembrava tutt'altro che preoccupata, invece.

- E così sei tu! Kevin mi ha parlato di te! Certo, inizialmente è stato un pochino sconvolgente, tutte queste novità, prima la rottura con Celine, poi, beh ... lo sai a cosa mi riferisco, ma a dire il vero non l'ho mai visto così felice in vita sua. Deve essere un bene, no? -

- L-lei sa che noi ... - dissi confusamente senza riuscire a terminare la frase.

La donna rise appena – Kevin non è un buon bugiardo per fortuna ed io sono una donna molto perspicace. Sta tranquillo, va tutto bene. Non tutti gli inglesi sono bigotti e antipatici come voi americani ci dipingete, davvero! Ti stupirò! -

Impossibile immaginare che quella donna affabile e tutta risate fosse davvero la madre di quel damerino di Kevin. Di certo doveva averne preso dal padre, pensai, cercando di trattenermi dal ridere.

- Bene, bene ... non monopolizzare il mio amico adesso – Kevin ci interruppe proprio in quel momento – voi cominciate ad andare, noi vi raggiungiamo presto. Abbiamo scelto il ristorante sulla ventitré, no? -

- Certo! A dopo cari! Non tardate troppo! - cinguettò la donna, adesso presa a braccetto dal marito che continuava a fissarci con un'espressione stizzita sul volto.

- Emh, tuo padre ... -

- Lascia perdere mio padre, mia madre già ti adora! Celine è un po' troppo posata, lei ha sempre preferito i tipi più spigliati ... -

- Anche se questo comporta il fatto che il suo bambino sia gay? - gli chiesi facendolo ridere appena.

- Mia madre non è una con la puzza sotto il naso, è cresciuta in una famiglia multietnica, è buddista, ha molti amici gay e da un po' di tempo fa anche delle sedute di yoga. E' una donna intelligente ... - fece una breve pausa – e mio padre ha imparato a sue spese quello che comporta seguire il cuore, che tu ci creda o no a suo tempo la sua famiglia era contraria al matrimonio con la mamma – mi spiegò – la famiglia di mio padre è parecchio selettiva, sai quelle robe di alta società, ci tengono al prestigio ... e mia madre non era una donna prestigiosa, così lui se n'è andato. Da un giorno all'atro ha preso le sue cose ed ha ricominciato da zero senza nessun aiuto, solo con l'amore di mia madre e la sicurezza di ciò che provava per lei. Loro mi hanno capito e non è stato necessario aggiungere altro. - concluse

Ero sconvolto da quella rivelazione - Sono felice per te, Kev ... davvero. - vorrei che tutti fossero come tua madre, avrei voluto aggiungere, ma non lo feci. Personalmente non avevo neanche dato l'opportunità alla mia di accettare ciò che ero. Immagino l'avesse capito, ma dopotutto l'avevo confusa facendomi beccare spesso in giro con qualche ragazza. Non mi aveva mai detto nulla, doveva aver capito proprio come la madre di Kevin in fin dei conti.
La sua mano sfiorava la mia adesso, la strinsi appena, godendomi il calore di quella fantastica giornata di settembre scaldarmi la pelle. Da quanto tempo non ero così felice?

- Sono immensamente felice di averti incontrato, Kev. Non c'è una sola cosa che cambierei, nonostante i momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare ... - pronunciare quelle parole non mi era neanche costato caro quanto avevo pensato, erano volate via dalle mie labbra leggere come battiti di ali. Era quello che sentivo e tenevo dentro di me da ormai una vita. Kevin aveva gli occhi lucidi, non smetteva di guardarmi mentre continuavamo a camminare.

- Ed io sono estremamente felice di aver commesso errori su errori, perché ognuno di quelli mi ha portato a te. -

- Siamo fortunati lo sai? Quante volte al mondo capita di trovare la persona giusta nel momento giusto? - rarissimamente, avrei voluto aggiungere, pensando alle macerie che ogni Wayright si era lasciato dietro.

Ma non c'era più tempo per la tristezza, non con Kevin che stringeva la mia mano, riscaldandola. Sarebbe andato tutto bene adesso. Avrei potuto riporre l'ascia di guerra e dormire sonni tranquilli, perché le mie battaglie erano davvero finite adesso.

SETH


Quando aprii la porta tutto quello che vidi fu un ammasso di coperte, un fagotto, un bozzolo, qualcosa che voleva assolutamente restare al sicuro dal mondo.

- E' oggi? – furono le uniche flebili parole che si sollevarono dal buio e dalle coperte.

- Sì – risposi senza tradire la pena che mi procurava quella visione, non era necessario – non verrai, giusto? –

- Mi dispiace ... i-io vorrei davvero, ma non riesco ad affrontare tutto quanto ... non ancora -

- A me dispiace vederti così ... lo sai ... -

Lo sapeva, dal giorno in cui lo avevo raccattato da quel marciapiede mio fratello non era più stato lo stesso, era passato ancora troppo poco tempo per giudicare ma la realtà dei fatti era che stava facendo i conti con se stesso lì sotto. Stava lottando ed io non potevo fare altro per lui se non medicare quelle ferite e sostenerlo. Sapevo che sarebbe andata male, c'erano i presupposti per una catastrofe ed i Wayright sono soliti cascarci dentro. Lo avevo avvertito, ma Tyler era il suo grande amore e nemmeno io possedevo una cura per una cosa del genere ... una cura per il tuo amore che ti lascia sanguinante alla stazione, che fa perdere le sue tracce, che si stacca così ferocemente da te distruggendoti l'anima.

Così chiusi la porta e nel farlo incrociai gli occhi preoccupati di mia sorella Debby.

- Sembra un nuovo te – disse senza mezzi termini.

- Pensa un po' quando ci sarai tu al suo posto – commentai nel tentativo di smuovere la sua empatica.

- Io non ci finirò mai così – rispose con gli occhi scuri che si illuminavano di orgoglio.

Forse era vero, forse la sua superbia e il suo amor proprio l'avrebbero salvata, ma di rado un Wayright che pronuncia quella frase alla fine arriva fino in fondo incolume... perché per chiunque sulla terra esiste un Tyler, un Koll, un Wayne, un Nik, un Tim, un Kevin ... una persona che ti prede e ti mette con le spalle al muro ed allora si cambia, si cresce o si viene annientati.





- E' con immenso piacere che do questo premio ad uno dei nostri allievi più talentuosi ... la sfida fra i ragazzi quest'anno è stata senza precedenti, tutte opere degne di menzione ... ma questo giovane si è distinto particolarmente, tutto il corpo docenti ha assegnato unanimemente il premio ... a Seth Wayright – dichiarò il rettore – complimenti –

Quando chiamarono il mio nome trasalii appena, non me lo aspettavo, il corpo docenti applaudiva come il resto dei ragazzi in sala, il mio quadro era esposto sulla parete principale della sala e mi fecero cenno di salire sul palco. Mi ero arrovellato parecchio su cosa rappresentare per il mio ultimo lavoro all'accademia ed alla fine avevo deciso di ritrarre me stesso, quello che avevo dentro. Una macchia scura e informe, marcata dal denso carboncino,che si dibatteva e dalla quale piano si staccava qualcosa, prima un arto, poi la formai di una testa, sì qualcosa emergeva e lentamente si metteva in piedi, una volta messa sulle proprie gambe quella persona era libera di andare. Erano servite cinque tele per farlo ma era esattamente quello che doveva essere.

Mi ritrovai nella confusione, innumerevoli strette di mano, qualche augurio ma fortunatamente finì presto e mi allontanai dalla sala della premiazione.

Mi ritrovai a passeggiare lungo il corridoio sul quale erano appesi tutti i lavori dell'anno, mi ritrovai ad ammettere che mi sarebbe mancato quel luogo in cui avevo sempre trovato pace.

- Il primo premio ... suppongo che dovevo aspettarmelo, d'altronde ho capito che era tuo ancora prima di leggere il nome sulla targhetta –il suono di quella voce mi provocò un mancamento.

Voltandomi vidi il viso di Koll che mi sorrideva a poca distanza, sapevo che aveva intenzione di venire ma vederlo lì mi provocò una sensazione indescrivibile.

- Ciao ... ehm – ero senza parole.

- Ciao a te – rispose sorridendo, felice del mio totale sbigottimento, mi diede un bacio leggero sulle labbra – te l'ho detto che sarei venuto ... -

- Già ... - mormorai – perdona lo stupore –

- Perdonato – rise fiero di vedere cosa procurava il suo sorriso malizioso alle mie guancie, ero rovente.

- Adesso? Insomma ... hai detto ... che dopo ... - cercavo di articolare una frase sensata ma fu dura.

Koll rise – adesso si fa con calma ... intanto, come sta Chris? – chiese ora serio.

- Una merda ... - dovetti ammettere.

- Sarà meglio che aspettiamo l'inizio della scuola prima di andare via, così avrai modo di tenerlo ancora un po' sott'occhio ... si tratta solo di un paio di giorni ... merda Seth, mi dispiace ... credevo che ... -

- Lascia perdere Koll ... ci siamo passati tutti, se la caverà ... - mormorai con un filo di voce.

Poi la vidi apparire dal fondo della sala, mia madre, che mi ricordò di non avere ancora una balla per spiegare la mia partenza ed a peggiorare il tutto c'era Debby con lei.

- Merda c'è mia madre – dissi a Koll di fretta – ci becchiamo fuori, me ne libero –

Non attesi risposta, mi allontanai prima che lo notassero e mi avvicinai a passi svelti verso di loro, mia madre era sorridente come una pasqua e mi abbracciò fortissimo.

- Seth!!! Tesoro sono così fiera di te!!! Sei scappato subito dalla sala! Ci siamo messi a cercarti! – esclamò.

- Mi dispiace ... c'era troppa gente ... -

- Salve – quella voce mi fece voltare la testa di scatto, come se avessi una molla, Koll mi stava affiancando.

- Ciao –mia madre gli strinse la mano sotto lo sguardo sgomento sia mio che di Debby – è un tuo amico Seth? – mi chiese lei davvero felice di conoscerlo.

- Sì ehm ... lui è ... un mio amico – cercai di biascicare mentre il mio cervello voleva raccapezzarsi, il viso di Koll non mi aiutava, era solo tremendamente soddisfatto e contento.

- Solo un amico, Seth? – disse leggermente triste – così mi ferisci ... - non potevo crederci, sia io che Debby lo fissavamo con la bocca spalancata mentre lui pacatamente si rivolgeva ancora una volta a mia madre – mi chiamo Koll, sono il fidanzato di Seth ... mi perdoni se ci siamo conosciuti solo adesso –

Centomila domande mi vorticavano in testa : sei impazzito? Che diavolo hai in mente? Che altro vuoi dirgli? Perché adesso? Respirai cercando di mantenere la calma mentre vedevo sul volto di mia madre la gioia assoluta. Era così raro essere partecipe della mia vita, ne doveva essere felice. Aveva capito che nel tempo avevo preso ad uscire con qualcuno, aveva anche provato a chiedere, a spingermi a parlare ma visto come erano prima le cose fra me e Koll non c'era niente che potevo dirle. Vederlo lì era per lei un'occasione di entrare in contatto con la mia vita privata, per sapere qualcosa in più del mio universo, per essere coinvolta in qualche modo.

- E' un piacere Koll – disse senza trattenere la gioia – Seth è sempre tanto riservato ... non sappiamo mai bene chi frequenti e se va tutto bene ... -

- Dovo scusarmi anche io per questo, non ho trovato il tempo di presentarmi per bene o passare a casa una sera ... -

Quello era il Koll delle grandi occasioni, un tipo che va bene per mamma e papà, lo capii dal modo in cui si atteggiava, voleva farsi accettare, per aiutarmi, per non costringermi a mentire alla mia famiglia, era uscito allo scoperto per me. Quando però vidi l'altra figura venire verso di noi, capii anche che non era una cosa semplice, mio padre non era mai venuto all'esposizione di fine anno, non aveva mai voluto sapere niente dell'Accademia, fino a quel giorno.

- Oh, Norman! Eccoti finalmente! Sempre in ritardo! Seth ha vinto il primo premio! Hai visto il suo lavoro nell'altra sala? – chiese mia madre sorridente.

Lui annuì impercettibilmente e puntò i suoi occhi scuri su di me, ci fissammo per alcuni secondi senza battere ciglio o dire una parola, fu lui a rompere il silenzio.

- Seth ... -

- Papà ... -

- Ti chiedo scusa ... per tutti questi anni ... dal giorno in cui sei nato, ti chiedo scusa ...- non mi sarei mai aspettato quelle parole da lui, non riuscii a trattenere lo stupore – siamo persone totalmente diverse noi due e forse non ci capiremo mai ... ma io non mi sono mai fermato a cercare di ascoltarti o forse proprio la sicurezza con cui urlavi chi eri mi spaventava ... non voglio arrivare al giorno della mia morte e dirti questo in un video – capii subito a cosa si riferiva – sono fiero di te figliolo, perché anche se ti ho remato contro sei riuscito a prenderti i tuoi traguardi, hai percorso la tua strada a testa alta anche senza un padre a sostenerti ... tutto questo ... tutto quello che hai guadagnato oggi è solo tuo ed io sono fiero di te, ma sappi che ci sono e che ti voglio bene e che mi preoccupo per te ... perché sei mio figlio Seth, non mi sono mai vergognato di questo –

Quelle parole mi colpirono profondamente, c'erano voluti ventiquattro anni ma le avevo sentite, mio padre per la prima volta stava guardando verso di me e il suo sguardo non mi metteva a disagio, mi faceva sentire accettato. Gli tesi la mano senza dire niente e lui la strinse saldamente, mia madre tratteneva a stento le lacrime mentre Debby faceva finta di guardare un quadro. Fu quando quel piccolo idillio si sciolse che vennero fuori i guai, quando mio padre spostò i suoi occhi su Koll.

- E' un piacere avvocato Wayright ... - disse lui prontamente allungando una mano che mio padre strinse continuando a fissarlo bene, indagatore.

- Devi essere il motivo per cui mio figlio non dorme a casa molto spesso suppongo ... - sentenziò alla fine.

Io sudai freddo mentre lui si limitò a sorridere – Sono Koll signore ... molto piacere –

- Koll ... - non era per niente soddisfatto – e non ce l'hai un cognome Koll? –

Restai basito.

- O'Niel ... -

- O'Niel? Irlandese? – le domande non smettevano ed io cominciavo ad agitarmi.

- Sì signore ... -

- I tuoi vivono lì? -

- Sono morti signore ... -

- E cosa ti porta a South Gate? –

- Lavoro ... sono un programmatore informatico ... viaggio parecchio, non sono sempre in città, la ditta per cui lavoro ha diverse sedi ed io mi occupo di installazioni e computer, loro mi mandano dove serve – rispose in fine Koll e accennò un sorriso – vuole sapere altro? –

Oh no pensai ... non fare braccio di ferro con mio padre, ed infatti quello parve tornare alla carica più impettito di prima.

- Da quanto stai con mio figlio? –

- Quattro anni –

- E perché io ti conosco solo adesso? –

- Il mio lavoro mi impegna molto –

- Fai missioni in Iraq? In quattro anni nemmeno un pomeriggio libero? –

- La piantiamo? – mi intromisi tentando fermare quel testa a testa che sarebbe potuto durare giorni.

- Sono stati quattro anni complicati ... ma ho intenzione di fare le cose per bene ora, signore ... vorrei che Seth venisse a vivere con me, mi accompagnasse durante i trasferimenti , sono molto serio nei suoi confronti, potrebbe continuare a dipingere e vendere i suoi lavori, sono certo che viaggiare gioverebbe alla sua ispirazione –

Quella dichiarazione ci lasciò tutti senza parole, lo aveva fatto, aveva detto tutto quanto, quanto poteva essere detto ovviamente.

- Tu ... cosa vuoi fare? – chiese mio padre rivolgendosi nuovamente a me

- Io vorrei ... andare con lui, trasferirmi ... il suo appartamento non è lontano dal Celtic ... -

- Bene, in questo caso non ho obiezioni da muovere ... - disse anche se dentro di lui ero certo ne avesse, poi si voltò prendendo mia madre sotto braccio – abbiamo prenotato al ristorante sulla spiaggia, quello che ti piace ... faremo aggiungere un posto ... non fate tardi – alla fine anche mio padre lo aveva accettato, anche se rimasi dell'idea che non avrebbe mai fatto i salti di gioia per lui, questo mi fece sorridere.

Ci lasciarono così ed io per poco non ebbi un mancamento, era fatta.

- Tu sei pazzo! Un pazzo bastardo! – mi voltai verso Koll che tentava già di discolparsi, ma non gli diedi il tempo di fiatare – come hai potuto parlare così a mio padre! Cazzo, se volevi passare inosservato sappi che adesso sei sulla sua lista! –

- Merda, era peggio di un interrogatorio – rise – non smetteva con le domande –

- E' un avvocato, è abituato a gente con la faccia come la tua! –

- Che ha la mia faccia? –

- Hai la faccia da malavitoso – risi – hai aizzato l'avvocato penalista che c'è in lui –

Ridemmo entrambi – sarà che si è incazzato perchè ho sedotto il suo bel figlio ... e poi me lo sto portando via ... -

Quelle parole continuavano stupidamente ad emozionarmi – non ci credo che succede davvero ... che possiamo vivere insieme ... - poi mi sorse una domanda – O'Niel ... quanto c'è di vero? –

- E' il cognome di Gregor ... l'unico padre che io abbia mai avuto ... -

-Diavolo Koll ... sta' attento ... stai diventando onesto ... - risi e lo fissai provocante.

Lui ricambio il mio sguardo e mi strinse appena – è colpa tua Wayright ... dovevi lasciarmi annegare nel torbido della mia vita invece di salvarmi ... -

Lo baciai a quel punto, un bacio passionale e decisamente eccessivo ma non mi importava.

- Prendetevi una stanza – la voce di Jack arrivò carica di sdegno – vedo che ti sei ripreso subito dopo la rottura con Dominik, Seth ... complimenti –

Volevo dire qualcosa ma Koll mi precedette, con uno dei suoi sguardi raggelanti – sono curioso di vedere quanto tempo ci impiegheresti tu a riprenderti da una rottura Jack ... io sono uno che ci va pesante ... -

Quello si irrigidì e continuò dritto per il corridoio, io mi voltai verso Koll – non era necessario ... -

- L'idiota ti ha pestato ... non stavamo insieme quando è successo e non mi sono immischiato ... ma ora è meglio che ti giri a largo ... - ringhiò.

Alla fine uscimmo e ci dirigemmo alla moto per andare al ristorante, montammo in sella e questo bastò a ricoprire il mio corpo di brividi, mi piaceva la sensazione della velocità, dello stare stretto a lui.

- Pensavo ... che magari stasera potremmo fare qualcosa di speciale ... - disse mettendo in moto – un appuntamento galante ... -

Ci fu un secondo di silenzio, poi scoppiammo a ridere – come ti viene in mente? Noi due? – rincarai la dose.

- Perdonami Rosso ma tuo padre mi ha fatto venire i complessi del fidanzato ... -

- Lascia perdere ... - mormorai con le lacrime agli occhi per le risate.

- Ma stasera vieni da me ... voglio monopolizzarti –

- D'accordo ... passo dal Take away e porto la cena ... macchieremo le tue lenzuola di salse che non andranno via ... -

- Sì ... decisamente la nostra serata –

Poi partì, veloce, leggero, libero.

ANGOLO AUTRICI:

Buon pomeriggio! Siamo tutti qui riuniti per celebrare la fine di questa storia XD o almeno solo una parte della fine, questa è la conclusione della linea temporale di The Wayright, questi due sono gli ultimi pov con cui si conclude questa infiammata estate, alzi la mano chi dubitava che ci saremmo mai arrivati! Prossimamente ci sarà anmche l'epilogo che abbraccerà tutti i protagonisti e che sarà ambientato qualche mese dopo Settembre! per gli appassionati di questa storia ci sarà una bella sorpresa ( almeno speriamo XD per noi è bella) che riguarda alcuni protagonisti. Ringraziamo nuovamente tutti coloro che leggono la storia, per chi si è lasciato trascinare e coinvolgere nel mondo dei Wayright. A presto ed un abbraccio speciale a tutti coloro che hanno lasciato un commento e hanno inserito questa storia nelle preferite :*****
Al prossimo ( e ultimo) aggiornamento!

BLACKSTEEL

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The WayrightOnde histórias criam vida. Descubra agora