Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro;

6.7K 165 12
                                    

Cristiano Ronaldo, Real Madrid

Davvero? Seriamente? La vita ti veniva contro continuamente, anche in quella calda giornata di maggio. Avevi un sacco di lavoro da sbrigare, la sera si sarebbe svolta una delle partite più attese della Liga al Bernabeu, tu dovevi ancora dire al grafico di muoversi a mandare le immagini che aveva progettato in vista del match, perché dovevi pubblicarle su tutti i social che la società possedeva. Tu eri l'addetta al settore Social del Real Madrid, il club più titolato al mondo. Lo eri ormai da qualche mese, da quando ti eri laureata in comunicazione. Non avevi trovato un lavoro che fosse centrato su quel che avevi studiato, ma almeno in parte potevi applicare i concetti appresi all'università.

Ti piaceva il tuo mestiere e l'ambiente che lo circondava. Avevi un buon rapporto con la fotografa e tutti coloro che stavano nell'ufficio con te. Anche i calciatori, benché giocassero nel club più titolato al mondo, passavano a salutarvi e i più giovani chiedevano di unirsi alle loro serate. Erano tutti dei bravi ragazzi, eccetto uno.

Cristiano Ronaldo, il vincitore di quattro palloni d'oro, l'eterno rivale di Messi per i tifosi, uno dei calciatori con più record nel calcio, un campione indimenticabile. Ronaldo era tutto questo, ma anche una delle persone più antipatiche che tu avessi mai conosciuto. Era un giocatore fenomenale e lo sapevi, difatti lo ammiravi per questo. Purtroppo però se la tirava troppo. Tu eri d'accordo con il fatto che quando qualcuno ha del talento ne deve essere consapevole, ma lui era uno sbruffone. Per questo motivo meno gli parlavi e meglio stavi. Lui sapeva di questa antipatia e spesso ti faceva delle battutine che non sopportavi. Tu non rispondevi per non dargli soddisfazioni. Ma in quelle circostanze, risultava piuttosto difficile. 'Un solo piano, non succederà nulla', invece l'ascensore si era bloccata e tu eri rimasta lì con lui. Lui saliva dagli spogliatoi e quando le porte si sono aperte sul tuo piano, lo hai guardato, salutato e sei entrata, pensando che trenta secondi non sarebbero stati nulla. Dovevi andare dal grafico, proprio sopra il tuo ufficio.

"Benissimo." Mormorasti a denti stretti.

"Stai tranquilla, la stella della Liga non rimarrà per molto bloccata in ascensore." Ti rassicurò, mostrando il suo solito ego.

"Speriamo, così dovrò avere che fare con te il meno possibile." Rispondesti, incrociando le braccia al petto.

"Invece mi sa che dovremo restare qui di più. Non c'è campo." Disse sbuffando e facendolo fare anche a te. Ma come era possibile? Incredibile. Decidesti allora di appoggiare la schiena alla parete del lift e farti scivolare, fino a sederti a terra. A quanto parte il tempo di attesa sarebbe stato più lungo del previsto, quindi tanto valeva metterti comoda. Lui era in piedi, appoggiato alla parete di fronte a te e ripetè lo stesso movimento.

"Secondo te entro quanto si accorgeranno che non ci siamo?" Chiedesti sbuffando e picchiettando le tue unghie in gel una contro l'altra.

"Si accorgeranno in poco tempo che io non ci sono." Rispose lui, rimarcando il soggetto che aveva utilizzato con la voce.
Tu evitasti di rispondere e roteasti soltanto gli occhi, infastidita dal suo solito egocentrismo.

"Non roteare gli occhi." Fece una strana espressione.

"Non perchè sei Cristiano Ronaldo che puoi dirmi quel che devo fare." Rispondesti a tono, legandoti i capelli in una coda. L'aria si stava facendo pesante, stare con un energumeno del genere in uno spazio di cinque metri quadrati al massimo, non era consigliato.
Lui posó gli occhi sulla scollatura della tua canotta, decorata sul décolleté con dei brillantini.

"Alza gli occhi coglione." Brutalmente. Lui ti guardó negli occhi e ti fece uno di quei sorrisini da sberle.

"Calmati. Usiamo questo tempo per conoscerci." Ti rispose mutando espressione, con un tono tranquillo. Lo guardasti di sbieco.

"Sei la stella della squadra per cui lavoro. Anche non volendo, so tante cose di te." Sorridesti falsamente, piegando la testa a destra.

"Allora io mi devo informare su di te." Ti rispose con un sorriso sornione. Tu non dicesti nulla di più, lo guardavi soltanto. Poi con gli occhi lo incitasti a porti qualche domanda, solo per curiosità. Lui ridusse le labbra ad una linea e iniziò a guardarsi in giro, pensando a una domanda da farti.

"Fidanzata?"

"No." Rispondesti fissandolo negli occhi.

"Età?"

"Ventidue anni."

"Sei piccola." Notò, sorridendo in un modo che tu giudicavi snervante.

"Ma comunque più matura di te." Replicasti acida, come spesso avveniva nei suoi confronti.

"Non essere così suscettibile." Ridacchiò, passandosi una mano sui capelli laccati. La maglia bianca del Real aderiva perfettamente al suo petto. Era un ragazzo molto muscoloso, lo vedevi spesso fermarsi o arrivare prima degli allenamenti per migliorarsi.

"Puoi guardarmi i muscoli ma non sbavare, mi raccomando." Sorrise malizioso, beccandoti mentre fissavi la sua tartaruga. Tu arrossisti, avresti voluto rispondere, ma eri in imbarazzo. Insomma avevi fatto una grande figuraccia.

"Ma quindi sai anche in imbarazzarti?" Chiese prendendoti evidentemente in giro. Tu lo fulminasti con lo sguardo, ma lui continuava a guardarti sorridente. Evitasti di dargli un'ulteriore risposta acida e iniziasti a giocherellare con i tuoi capelli per calmarti.

"Hai già esaurito le domande?" Domandasti dopo un breve momento di silenzio. Sembrava incredibile, ma in quei venti minuti avevate passato quasi tutto il tempo a parlare.

"Le terrò per quando usciremo insieme." Affermò convinto, leccandosi le labbra.

"Io non ci esco con te." Asseristi tu, guardandolo con un sopracciglio alzato. Più stavi con lui, più risultava sfacciato.

"Tutte vogliono uscire con me." Sbuffò, portando nuovamente la mano tra i suoi capelli.

"Io non sono tutte!" Sbottasti stringendo le braccia sotto al seno. Ti stava infastidendo parecchio il suo atteggiamento.

"Lo so, proprio per questo ti propongo un patto." Ti sorprese la prima parte della frase.

"Lo sai?" Ti venne spontaneo chiedere.

"Se fossi stata un'altra, anche se ti sto sul cazzo, non avresti esitato a baciarmi o a una sveltina. Invece tu, appena ti ho guardato il seno mi hai insultato." Lo guardasti attentamente mentre ti spiegava le sue motivazione, assottigliando gli occhi. Annuisti soltanto.

"Quale sarebbe il patto?" Ti informasti.

"Se nella partita di stasera faccio doppietta, esci con me." Ti propose, stringendo il labbro inferiore tra i denti.

"Affare fatto." Porgesti la mano verso di lui, il quale te la strinse energicamente.

Alla fine, quella sera, Cristiano aveva fatto una doppietta.

---

Dedicato a Chrisdarkasgard

Spero ti piaccia!

One shots; immagina » Footballers'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora