Sergio Leonel Agüero Del Castillo;

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Kun Aguero, Manchester City

La pioggia batteva forte sul vetro della finestra - come d'altronde succedeva molto spesso in Inghilterra - quindi quel clima ti costrinse ad indossare la felpa che Ser aveva la sera prima. Ti arrivava circa a metà coscia ed era molto comoda.

L'odore di caffè ti aveva svegliato, e ora lo stavi seguendo fino alla cucina, dove il tuo fidanzato era intento a preparare la vostra colazione. Non se la cavava male in cucina, difatti quella mattina stava facendo i pancake.

Lo osservasti per un attimo appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto. Poi, visto che non ti aveva sentito, ti avvicinasti e lo abbracciasti da dietro, lasciandogli un tenero bacio sulla schiena. Lui sussultó e poi si rilassò sotto al tuo tocco, voltandosi lentamente e accogliendoti tra le sue braccia.

"Buenos días." Lo salutasti, sciogliendo i capelli dalla coda disordinata.

"Morning." Sorrise, prima di baciarti a stampo.

"Non hai freddo?" Chiesi sporgendomi e addentando un pezzetto di pancake, lì pronto sul piatto.

"Potrei chiederti la stessa cosa." Alzó le sopracciglia, passando una mano sulla tua coscia. Il contatto tra la tua pelle calda e la sua mano fredda ti fece rabbrividire e in un attimo ti ritrovasti tra le sue braccia, seduta sul piano cucina. Ridacchiasti, prima di avvicinarti per baciarlo, mentre lui era ancora intento ad accarezzare le tue gambe, fino ad arrivare l'intero coscia. Ti morsicó il labbro più volte, facendoti uscirò un sospiro soffocato dalle labbra e poi ti bació di nuovo. Tu percorrevi i suoi muscoli con le mani e lo stuzzicavi continuando a giocare con l'elastico dei suoi boxer, mentre lui scendeva sempre di più con le labbra, passando per il collo e arrivando al petto. Lo baciasti di nuovo e questa volta sul collo, mentre lui ti toglieva la felpa, che risultava inutile. Vi guardaste con uno sguardo complice, segno solo di chi è innamorato e ti bació di nuovo. La sua mano si intrufoló tra le tue gambe, facendoti sussultare sulle sue labbra, quando iniziò a stuzzicare la tua intimità.

"Ser..." Sospirasti allontanandoti di poco dalle sue labbra. Sentisti il sospiro di una risata e poi di nuovo un bacio.

E proprio sul più bello, il suo telefono squilló. Appoggiasti la testa sulla sua spalla, ridacchiando, rassegnata, e lui ti prese il viso tra le mani, baciandoti, anche lui contrariato.

Tu rimettesti la felpa e lo vedesti con il telefono in mano, gli occhi sbarrati, mentre ti teneva stretta a sè. Allungasti il collo e lui non fece in tempo a nasconderlo. Jane lo stava chiamando. Chi era Jane? Entrambi guardasteil telefono, finchè non smise di squillare. Tu stavi cercando di non giungere a conclusione affrettate, ma insomma cosa avresti dovuto pensare? Lui invece cercava una scusa plausibile da usare.

"Chi è Jane?" Domandasti con voce tagliente. Non volevi pensarlo, ma lo stavi pensando.

"Amore, non ti preoccupare, io..." Tentó di rassicurarti, accarezzandoti il viso dolcemente. Vedevi i suoi occhi che vagavano ovunque, tranne su di te.

"Chi è Jane, Ser?" Appoggiasti le mani sulle sue spalle, costringendolo a guardarti negli occhi.

"Non è nessuno." Sussurró, stringendoti i fianchi. Abbassasti il viso e scuotesti il capo, stringendo gli occhi.

"Mi tradisci vero?" Chiedesti, dando voce ai tuoi pensieri. Lo allontanati con uno strattone e scendesti dal piano cucina, allontanandoti da lui.

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