Marco Frigerio;

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Marco Frigerio, Milan

Richiudesti la tua borsa, dopo aver riposto nella custodia apposita gli occhiali da sole. Attraversasti la strada e poi ti dirigesti verso Milanello, perchè quella sera avresti mangiato lì, dato che tuo padre aveva una riunione fino a tardi con tutto il settore medico. Avere un padre che lavorava come fisioterapista per il Milan aveva parecchi vantaggi, tra cui conoscere personalmente tutta la squadra e aver stretto amicizia con i ragazzi dei settori giovanili. Era ormai da inizio stagione che bazzicavi per il centro di allenamento ed essendo una ragazza estroversa, avevi fatto amicizia con tutti.

Abbassasti un po' la cintura beige che stringeva la tua maglia bianca, con dei ricami floreali sulle spalle, poco sotto il seno. Avanzasti per il corridoio, dopo aver salutato Hakan e averci fatto due chiacchiere in italiano, adoravi quel ragazzo, era davvero simpatico. Talvolta nei momenti liberi ti divertivi a dare lezioni di italiano a lui e agli altri stranieri.

"Bambini, come siamo messi con le ragazze?" Ti bloccasti alle poltroncine, prima di entrare in caffetteria perchè avevi voglia di un tè alla pesca. La frase di Cutro aveva fatto sorgere in te curiosità, così, benché non fosse molto corretto, ti fermasti qualche minuto per origliare. Era maleducazione, ma volevi capire se c'era Marco con lui.

"Io sono impegnato." Risponde Raoul, con non calanche.

"A Maldini vanno dietro tutte." La voce di Siaka arrivava ovattata alle tue orecchie, perchè probabilmente stava discutendo come un bambino con Daniel.

"Gli occhi azzurri, maledetto." Commentò Marco, con la voce divertita.

"Che vuoi tu, che hai y/n?" Risponde di rimando Daniel, facendoti arrossire e fare un paio di passi indietro. Era bello il fatto che al nome di Marco associassero subito il tuo.

"Allora, come sei messo piccolo?" Gli domandò Loca. I più grandi usavano sempre questi nomignoli per sfottere i ragazzi, ma loro non ci facevano nemmeno più caso.

"Male. Oggi è andata a dare ripetizioni a un suo compagno." Lo sentisti sospirare e venisti sorpresa dalle sue parole. Eri soltanto andata ad aiutare il tuo vicino di banco, dato che aveva bisogno di una mano per non avere il debito. Non credevi che una cosa così banale potesse suscitargli gelosia, tu non lo avevi di certo fatto con quell'intento. Quel pensiero però ti addolcì, facendoti automaticamente sorridere.

"Sei geloso!" Un coro di urla in stile maschile si innalzò nella sala, facendoti scuotere il capo. Erano sempre i soliti. Decidesti che il tuo momento da spia poteva finire e entrasti nella sala, facendo ammutolire tutti dopo un sguardo omicida di Marco. Poi ne dedicò uno a te, squadrandoti velocemente da capo a piedi, per poi sorriderti.

"Stavate facendo uno di quei discorsi ignoranti da maschi, che io non posso ascoltare?" Ti fingesti ingenua, prendendo un sorso del tè di Daniel senza neppure chiedere.

"Più o meno." Rispose Raoul, facendoti l'occhiolino.

"Dove sei stata?" Domandò Loca, anche lui facendo il finto ingenuo.

"Sono andata ad aiutare un mio compagno in inglese e spagnolo." Rispondesti, sedendoti di fianco a Marco e appoggiando la testa sulla sua spalla, stanca. Lui appoggiò la mano sulla tua e poi iniziò a farti i grattini sul braccio.

"Se lo fai mi addormento." Mormorasti socchiudendo gli occhi.

"Dormi, allora." Si limitò a rispondere, continuando a muovere le dita.

"Noi dobbiamo andare dal mister." "Io devo studiare, se no non mi salvo." "Io ho appuntamento con Dias per giocare a carte." "Io non dico cazzate e vi lascio da soli in pace, buona serata belli."

Il più sincero era stato Siaka, che prima di andarsene vi aveva mandato un bacio volante e vi aveva fatto ridere. Ormai all'interno del centro non era un tabù il fatto che stavate bene insieme e passavate volentieri del tempo vicini. Era qualche mese che avevate iniziato ad essere più complici, ma il fatto che lui era un neo calciatore, ti frenava. Era giovane e chissà quante idee per la testa aveva, probabilmente il pensiero di impegnarsi in modo serio come volevi te, nemmeno lo considerava. Per questo tu ti godevi i vostri momenti, senza pretendere troppo perchè sapevi che sognare non ti portava da nessuna parte. Lui circondò le tue spalle con il braccio e con la mano ti stava accarezzando la fronte, mettendo i ciuffetti dietro le orecchie. Era bravissimo a farti rilassare.

"Com'è andata oggi?" Domandò poco dopo, con il tono basso. Era palese volesse sapere qualcosa di più, ma non c'era nulla da sapere.

"Tutto bene, spero di essere stata d'aiuto." Mormorasti stiracchiandoti, per poi prendergli la mano, senza dargli la possibilità di replicare, e portarlo in camera con te. Non volevi dargli troppe sicurezze, quindi cambiasti argomento per non dirgli che non aveva nulla di cui essere geloso. Lui strinse la mano nella tua e senza fare domande, ti seguì.

"Devi sentire la mia presentazione in inglese, siediti e stai in silenzio." Gli mollasti la mano, prendendo il pc e mostrandogli le slide power point che avevi preparato. "L'ho provata anche con lui, ma sono davvero agitata, non ne ho mai fatta una così impegnativa." Lui ti guardò negli occhi, mentre tu saltellavi da un piede all'altro e soltanto accarezzandoti il braccio, riuscì a tranquillizzarti.

"Sei bravissima, andrà bene. Inizia." Sorridesti e cominciasti con l'introduzione. Eccetto qualche intoppo, riuscisti molto bene a esporla e la pronuncia sembrava anche molto buona. Era la tua lingua preferita. Concludesti con i ringraziamenti e Marco rimase a guardarti per qualche secondo, assottigliando gli occhi. Poi, successe così velocemente che quando aveva appoggiato le labbra sulle tue, per un instante i tuoi occhi erano rimasti spalancati. "Non ce la faccio più." Aveva ammesso, alzandosi e prendendoti per i fianchi, per poi baciarti. Dopo il primo momento di smarrimento, non esitasti nel buttargli le braccia al collo e ricambiare quel bacio. Nel tuo stomaco c'era un guerra, il cuore ti batteva forte e le emozioni erano così tante che non riuscivi nemmeno a capire come ti sentivi.

"Anche io non ce la facevo più." Mormorasti sulle sue labbra, mentre stavate riprendendo fiato. Lui sorrise e ti baciò di nuovo, accarezzandoti la schiena.

"Amica devo chiederti un cons... State limonando! Raga! Raga! Chi aveva scommesso contro mi deve dieci euro." Tu e Marco guardavate Raoul con uno sguardo divertito e imbarazzato, saresti voluta sparire, e lui vi fissava con lo sguardo di chi la sapeva lunga. Tu nascondesti il viso nel petto di Marco e lui ti lasciò un dolce bacio tra i capelli.

"Come stanno limonando, davvero? Fammi vedere! " Queste parole, urlate da Alessandro, ti fecero ridere.

"Che cazzo vuoi vedere, gli ha infilato la lingua in bocca!" Gesticolò Raoul, voltandosi verso il corridoio. Trattenesti una risata e cercasti di assumere un tono autoritario, ma la felicità non te lo permetteva.

"Raoul! Sei uno scemo! Davvero avevate scommesso su di noi?" Borbottasti, con la fronte corrucciata ma un risolino nascosto.

"Settimana scorsa! Io dicevo che avreste limonato entro due settimane, Guarnone e gli altri no. Ho vinto, cazzo, grandissimi!" Si avvicinò abbracciandoci e strattonandoci, facendoci ridere tutti e tre.

"Va beh, poi facciamo i conti, ora vai a riscuotere i tuoi soldi e lasciami con lei." Marco rise e gli diede un calcio in culo, poi, senza dargli la possibilità di ribattere, chiuse la porta e si voltò verso di te. Avevi le braccia congiunte sotto il seno e continuavi a mordesti il labbro, perchè in realtà era quello che volevi fare a lui. Poco dopo le vostre labbra erano di nuovo vicine e vedevi di nuovo quel luccichio nei suoi occhi.

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Dedicato a Aidilteenwolf

Spero ti piaccia!

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