Alessandro Florenzi;

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Alessandro Florenzi, Roma

Premesti il piede sull'acceleratore, una volta che il semaforo diventò verde. Anche se vivevi a Roma, alle due e mezza di notte non c'era molta gente in giro per la città. Saresti volentieri restata in pigiama quella notte, a dormire tranquilla nel letto, ma il tuo cuore non te lo permise. Un'oretta prima, dopo continui pensieri, avevi deciso di vestirti, con dei jeans e un maglioncino grigio semplice, il tuo cappotto e le Adidas. Erano le prime cose che avevi trovato, sia perché dovevi fare presto, sia perché a quell'ora della notte non avevi voglia di cercare gli abiti da mettere: quelli erano già sulla sedia. Pensandoci bene, eri anche uscita di casa con i capelli raccolti il uno chinion disordinato e senza trucco. Ma in quel momento, per quello che stavi andando a fare, non erano particolari importanti. Eri felice per la Maggica, per la squadra del tuo cuore che aveva tenuto testa ai campioni di Inghilterra, ed eri anche contenta per il tuo fidanzato, che aveva giocato molto bene quella sera.

Ale era ritornato a giocare dopo due rotture del crociato consecutive. Erano stati mesi difficilissimi per lui come calciatore e per voi come coppia, perché il suo nervosismo per la situazione vi portava sempre a litigare. Tu però lo capivi e sopportavi quella situazione e supportavi lui, ricordandogli che ci sarebbe voluto del tempo, ma sarebbe tornato a giocare. Lui aveva pianto tante volte ed era impagabile vedere il suo sorriso ora che poteva fare quel che tanto amava.

La sera prima della sua partenza però, avevate litigato. L'avevi seguito nella riabilitazione non eri riuscita ancora ad andare a vedere una partita a livello europeo. Saresti dovuto partite per Londra con Veronica e Juli, ma il tuo datore di lavoro ti aveva cambiato il turno e dovevi lavorare. Avevate torto tutti e due, ma entrambi troppo orgogliosi non avevate fatto pace prima della sua partenza, tanto che per andare all'aeroporto era passato Daniele a prenderlo. Prima della partita gli avevi inviato un semplice messaggio, per incoraggiarlo.

Daje amó, sempre forza Roma!

Ora eri diretta a Fiumicino, per congratularti e fare pace. Molti avrebbero potuto definirti pazza. Qualche ora in più cosa sarebbe cambiato? È vero, nulla. Forse eri anche esagerata, ma eri innamorata e a te andava bene così. Ale era indubbiamente l'uomo della tua vita e litigare anche senza motivo ti rendeva nervosa e la paura di perderlo, anche se eri consapevole del sentimento che vi legava, era sempre presente. Scendesti dall'auto e ti accendesti una sigaretta. Se ci fosse stato lui ti avrebbe sgridato, perché a parer suo fumavi troppo, ma ormai era l'unico mezzo in grado di calmarti, oltre a lui. Per riuscire a farti smettere, ti ricattava dicendo che poi non ti avrebbe più fatto i grattini, ma sapevi che scherzava e quindi non ci credevi e ci scherzavate su.

Il rumore del motore del bus arancio e rosso ti costrinse ad alzare lo sguardo dal cellulare. Finalmente erano arrivati, non vedevi l'ora di riabbracciarlo. Ti appoggiasti con il fianco all'auto, incrociati le braccia sotto il seno e nascondesti parte del viso tra la sciarpa per il freddo. Si fermò e le porte si aprirono, facendo scendere per primo Di Francesco, il quale ti vide e ti salutò con una mano.

"Salve mister." Sorridesti cautamente, per poi riportare lo sguardo sulle porte anteriori, da dove lui usciva sempre. Scesero Stephan, Radja, Kostas, Aleks, Kevin e altri. Dai loro sguardi verso di te e i cenni di saluto si capiva che sapevano che avevate litigato, chissà cosa gli aveva raccontato Ale e come era stato lui. Non avesti tempo di pensarci perché anche lui scese. Passò una mano sul viso, aveva l'espressione di quando si svegliava e gli occhi gli si chiudevano. Avrebbe dormito volentieri in piedi. Non ti aveva ancora visto, allora Stephan, mentre insieme aspettavano di prendere la loro borsa, lo avvisò.

Lui si voltò allarmato e quando ti vide si rilassò, sorridendo anche. Si incamminò verso di te, mentre tu iniziasti a muovere il piede impaziente.

"Hey, ma che fai qui? Sono le tre di notte." Sussurrò, prendendoti i fianchi. Erano cinque anni, ma era inutile. Il suo tocco dopo una litigata ti faceva sempre lo stesso effetto. Ti baciò la fronte, indugiando un po' sulla tua pelle, mentre tu stringesti gli occhi e sospirasti.

"Lo so, ma non riuscivo ad aspettare fino a domani mattina." Ti giustificasti, facendo spallucce, per poi avvicinarti di più a lui legando le braccia dietro al suo collo.

"Mi dispiace." Sorrise, dandoti un buffetto sulla guancia.

"Anche a me Ale." Voltasti la testa di lato, morsicando il labbro inferiore.

"Alla fine non è colpa tua, è stata una litigata stupida." Continuò divertito, mentre tu gli stavi lasciando dei baci sulla guancia.

"Litighiamo mai per qualcosa di sensato?" Ironizzasti, facendo scoppiare entrambi a ridere e automaticamente il cuore prese a battere più veloce.

"Il tuo messaggio mi ha dato la carica prima." Mormorò, accarezzandoti i capelli .

"Ho visto, ma che partita hai fatto? All'Olimpico li stendete, te lo dico io." Ti congratulasti, ripensando al match. Sapevi che la tua squadra ce l'avrebbe fatta.

"Speriamo." Rispose, ringraziandoti. Vi guardaste per qualche secondo negli occhi. O almeno, a te pareva qualche secondo. Sarebbero potuti passare pure dei minuti, tanto tu quando stavi con lui perdevi la cognizione del tempo.

"Vai a prendere la borsa che andiamo a casa, sto morendo di sonno." Sbadigliasti, interrompendo quel momento. La tarda notte iniziava a farsi sentire.

"Dovevi stare a casa a dormire." Scosse il capo, baciandoti ancora una volta la fronte.

"A casa senza te non dormivo." Lo abbracciasti forte, inspirando bene il suo profumo e appoggiando la testa sulla sua spalla.

"Te amo piccole'." Sussurrò al tuo orecchio.Ti chiamava così solo quando stavate tu e lui. La sua piccola. Ti piaceva quando lo faceva, perché infondo quando avevate i vostri momenti di relax, un po' una bimba ti ci sentivi.

"Io pure." Replicasti, per poi sciogliervi dall'abbraccio e baciarvi a stampo. Gli sorridesti e approfondisti il bacio. Appoggiasti la fronte sulla sua e ti bació più volte le labbra, lentamente.

"Tienitela stretta una donna che viene a prenderti alle tre di notte dopo una litigata." Una voce dietro di voi vi fece voltare. Daniele vi guardava, come un papà guarda i suoi figli. In quegli anni eravate cresciuti con lui.

"E dove la devo lasciare andare?" Rispose, facendoti sorridere. Lo baciasti un'ultima volta e poi andò a prendere la borsa, salutaste tutti quelli che stavano ancora lì e, con le mani intrecciate anche in auto, vi dirigeste a casa.

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Dedicato a annapaolacordone

Spero ti piaccia!
Scusate ragazze, siccome ho 23 richieste cerco sempre di non pubblicarne due vicine per la stessa persona (nulla contro di te!), ma questa volta non mi sono resa conto che la richiesta era di una persona che ha ricevuto il primo immagina circa una settimana fa!
Questa è una regola che mi pongo, ma spero che in questo caso apprezziate comunque 🌟

One shots; immagina » Footballers'Where stories live. Discover now