Alessandro Plizzari;

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Alessandro Plizzari, Milan

Ti trovavi sul volo per Mosca, siccome tua madre, dopo la separazione, aveva deciso di trasferirsi lì per motivi di lavoro. Non amavi trascorrere del tempo con lei perché non avevate un buon rapporto, ma eri obbligata a recarti da lei almeno durante le vacanze estive e durante quelle natalizie. Non capivi perché lei se ne era andata e tu dovevi raggiungerla. Avresti vissuto bene anche soltanto con tuo padre, con il quale avevi un ottimo rapporto.

Intorno a te c'erano i ragazzi che avrebbero partecipato al Mondiale Under 20 in Corea. Proprio di fianco era presente il più giovane, Alessandro Plizzari. Tu eri contro il finestrino e ne eri felice, perché amavi guardare le nuvole. Ti chiedesti come mai i ragazzi fossero su un volo per la Russia, e pensasti ad uno scalo. Accovacciasti le gambe contro il petto e raccogliesti i capelli in una treccia per far sì che non ti avrebbero dato alcun fastidio. Qualche volta lanciavi delle occhiate al ragazzo. Ti incuriosiva aver di fianco a te un calciatore.

"Oh ma la prima l'abbiamo contro il Sudafrica o contro il Giappone?" Chiese il 2000 al suo compagno. Era seduto di fianco a Mandragora, il giocatore della Juve, ottima promessa del calcio a parer tuo.

"Sudafrica." Rispondesti tu al posto del suo compagno, che aveva appena aperto bocca. Stringesti gli occhi, convinta che così facendo saresti scomparsa. Questo avrebbe fatto capire ai ragazzi che stavi ascoltando la conversazione, che vergogna. Saresti volentieri sprofondata. Quando li riapristi entrambi ti stavano guardando, evidentemente molto sorpresi dal fatto che una ragazza sapesse certe cose. Il Mondiale Under 20 a momenti non veniva guardato neppure dai ragazzi della tua età.

"Cucciolo lo sa meglio lei di te." Ridacchiò il ragazzo più grande, facendo roteare gli occhi ad Alessandro.

"Piacere Rolando." Ti porse la mano il giocatore della Juventus, sorridendoti.

"Lo so. Io sono y/n." Ricambiasti il sorriso mentre gli stringevi la mano.

"Io sono Alessandro." Ti porse la mano quello di fianco a te. Quando sorrideva i suoi occhi diventavano a mandorla. Erano molto dolci. Restasti un tempo inqualificabile a guardarli. La stessa cosa lui con te. Intanto l'altro si era nuovamente seduto composto e si era rimesso ad ascoltare musica.

"Origliavi?" Ti chiese con un sorrisetto furbo. Tu diventasti rossa e ti morsicasti il labbro. Eri veramente molto imbarazzata.

"No, solo che ho sentito." Facesti spallucce, giocherellando con la tua treccia in prenda all'ansia di fare qualche altra figuraccia.

"Ti piace il calcio?" Domandò dopo un attimo.

"Lo amo, è una grande passione." Replicasti sorridendo raggiante.

"Squadra?" Sembrava un interrogatorio e forse se ne rese conto perché poi fece una faccia strana, ma tu non ci badasti, ti piaceva parlare dei tuoi passatempi.

"Milan e Atlético." Affermasti fiera sbattendo la mano sul cuore.

"Grandissima." Ti disse lui, battendoti il cinque. Tu continuavi a fissare quegli occhi bellissimi che ti avevano rapito. In foto non ti trasmettevano così tanto, ma dal vivo ti lasciavano senza fiato. Eri interdetta, non ti era mai capitato nulla di simile.

"Sei agitato per questo mondiale?" Domandasti per proseguire la conversazione.

"Diciamo che sono un po' in ansia, ma sono felice di essere stato convocato per un Mondiale Under 20 benché io abbia solamente diciassette anni."

"Dovresti essere fiero di te, come noi tifosi." Annuisti mordendoti l'interno guancia. Parlare con una persona che prima d'ora avevi visto solo in foto fa un certo effetto.

"Infatti lo sono." Mormorò sorridente. "Tu come mai sei su questo volo?" Ti chiese dopo una manciata di secondi.

"Che impiccione." Borbottasti con una faccia divertita, dandogli una spallata. Lui rise.

"Scusami allora, non ti parlo più." Alzò le mani teatralmente in segno di scusa.

"Scherzavo dai." Ridacchiasti. "Sono qui perché devo trascorrere un mese con mia madre che sta in Russia, anziché restare in Italia al mare con i miei amici. Avere i genitori separati è una palla unica." Sospirasti scuotendo la testa, attorcigliando i capelli con le dita.

"Immagino che palle. Neanche a me ispira la Russia." Continuò, esprimendo il suo disappunto con la voce.

"Almeno tu vai in Corea, lì fa caldo." Ti lamentasti facendo il labbruccio.

"Prenderó un po' di sole anche per te." Ridacchiò passandosi una mano trai capelli.

"Dato che è un panchinaro." Una voce tra di voi vi fece voltare. Appena sopra i sedili compariva la testa di un altro ragazzo.

"Lui lo conosci?" Ti domandò Ale, per testare le tue conoscenze.

"Andrea Zaccagno, scuola Torino." Replicasti subito, facendoti trovare pronta.

"Uau, conosci più te i miei compagni di me." Commentò Dimarco di fianco ad Andrea.

"Sono una tifosa informata." Sorridesti.

Erano simpatici e non se la tiravano per nulla, anzi avrebbero tutti continuato la conversazione molto volentieri. Ti sembrò strana questa cosa, perché nonostante li seguissi e ti piacevano molto, avevi sempre creduto che i calciatori, soprattuto così giovani, usavano la fama per tirarsela. Invece erano dei ragazzi come te.

"Vuoi qualcosa?" Interruppe i tuoi pensieri Ale, siccome stava passando il carrellino con il cibo.

"No, ti ringrazio." Negasti cambiando posizione. Lui ti guardò.

"Hai la faccia di una a cui piace il Mars." Constatò infine, senza lasciarti il tempo di ribattere, avevi già davanti al naso quella buonissima merendina che ti piaceva sul serio.

"Sei stato gentile, grazie." Lo ringraziasti con un sorriso. Vi guardaste per qualche secondo senza distogliere lo sguardo uno dall'altro. C'erano stati più scambi di sguardi con lui in un lasso di tempo molto breve che con il ragazzo con il quale ti sentivi fino a un mese prima. Tu sorridesti timidamente e distolsi lo sguardo, prendendo la guadare nervosamente le tue mani.
Mentre pensavi i tuoi occhi si fecero più pesanti. La notte prima non avevi dormito perché eri in ansia, non ti capitava spesso di dover prendere un aereo da sola fino in Russia e questo ti agitava sempre, benché da un paio d'anni a questa parte ne eri abituata.

Gli occhi pian piano di chiusero e il tuo capo andò a posarsi senza accorgertene sulla spalla del portiere, che inizialmente sentisti sussultare. Ormai stavi già quasi dormendo, ma eri abbastanza cosciente da sentire le mano di lui appoggiata lui tua, accarezzata dolcemente dai suoi polpastrelli.
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Dedicato a _Francesca_22

Spero ti piaccia!

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