Mauro Emanuel Icardi Rivero {2};

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Mauro Icardi, Inter

Portasti l'iPhone all'altezza del tuo viso furtivamente, controllando che il rossetto rosso non fosse sbavato. Quello era il tuo primo giorno di lavoro e un responsabile ti stava mostrando le varie stanze dell'edificio, mentre tu lo seguivi, facendo riecheggiare il ticchettio dei tuoi tacchi rossi in tutto il corridoio. Eri agitata perché finalmente eri riuscita a trovare un lavoro che avesse a che fare con ciò in cui ti eri laureata, ovvero comunicazione, quindi volevi fare una buona impressione. Elegante ma non in modo esagerato, infatti alla caccia bianca in seta aveva abbinato dei camicia in jeans neri. Eri stanca di dover dipendere dai tuoi genitori. Qualche anno prima vi eravate trasferiti tutti insieme a Como, dove finalmente riusciste a trovare un po' di benessere economico. Grazie a un tuo piccolo lavoretto part-time, riuscisti anche a pagarti gli studi. Ma ora era troppo tempo che ti mantenevano e volevi avere una tua indipendenza per iniziare anche a pensare di andare a vivere da sola. Speravi proprio che quel lavoro ti avrebbe aiutato nel tuo progetto.

Sistemasti la tua frangia, non appena usciste dall'ultima stanza, ovvero gli spogliatoi.

"Dovrebbero aver finito, o quasi, vieni che andiamo a vederli." Non avevi idea di chi fossero i giocatori dell'Inter, perché del calcio non te ne importava più nulla, per questo motivo eri piuttosto curiosa.

"Va bene." Rispondesti mentre vi incamminaste per per l'entrata e vi dirigeste verso i campi da calcio destinati all'allenamento.

"Vedi, ci saranno sempre due fotografi che poi ti passeranno le foto dopo la fine dell'allenamento, tramite mail, e tu ne dovrai pubblicare qualcuna. Sarai anche l'addetta al profilo Snapchat." Ti spiegò il ragazzo moro, mostrandoti come era formato il campo. Il tuo sguardo fu catturato da un uomo piuttosto bizzarro, il quale sembrava essere l'allenatore. Aveva una mimica facciale simpatica e la pelata e il pizzetto lo facevano sembrare un genio, ma con qualche anno in più. Ti morsicasti un labbro per reprimere una risatina.

Durante le ultime spiegazioni del ragazzo, la squadra si diresse verso di voi, proprio perché eravate vicino all'entrata. Ne avevi adocchiati diversi carini, ma non gli desti troppe attenzioni perché alcuni ti guardavano troppo attentamente e non dovevano farsi strane idee.

"Nena!" Sentisti una voce non troppo lontana da te. Quasi non lo avevi riconosciuto. Davvero era Mauro, il tuo Maurito a parlare? Salutasti velocemente il ragazzo, lo ringraziasti e poi ti voltasti. Era vicino a due compagni che lo guardavano confusi. Le tue labbra si aprirono in un sorriso spontaneo e il cuore iniziò automaticamente a battere più veloce, non riuscendo a controllare le tue emozioni. Non lo vedevi da circa otto anni, il tempo era passato, lui era cresciuto, era diventato più bello, ma gli occhi e il sorriso erano rimasti uguali. Portasti le mani alla bocca, mentre saltellavi da un piede all'altro come una bambina.

"Maurito!" Esclamasti entusiasta, mentre entrambi vi avvicinavate all'altro, non sembrava cambiato nulla, avevate sempre la stessa confidenza. E come succedeva quando avevate tredici anni, lo abbracciati benché fosse completamente sudato. Lo stringesti forte a te, dopo così tanti anni separati. Sentivi che anche lui ti stringeva forte e la sua fronte era appoggiata sulla tua spalla. Restaste così diversi minuti, senza dirvi nulla. Intanto i suoi compagni erano rientrati e voi eravate rimasti in campo, abbracciati e soli. Non ti riservò nessun altra parola, se non un bacio sulla fronte e un "Aspettami qui fuori, dobbiamo parlare. Prometto che ci metto dieci minuti.".

Eccome se dovevate parlare. Eravate così piccoli. Entrambi avevate sedici anni, quando le vostre strade si separarono. Non fu né colpa tua, né colpa sua, ma della distanza. Lui era andato a vivere in Europa, perché voleva diventare un calciatore. Inizialmente il fatto dei messaggi funzionò, ma con il tempo e i molti impegni di entrambi, perdeste i contatti. Tu e Mauro poi, negli ultimi due anni, avevate iniziato ad avere un rapporto strano, fatto di baci e carezze, confessioni dolci e gelosia. Non lo avevate mai definito però, vivevate quella situazione giorno per giorno e talvolta tutto quello di confondeva a tal punto da voler chiudere quel rapporto e cercare di tornare gli amici di prima. Però Mauro aveva un'influenza incredibile su di te e ogni volta che gliene parlavi, lui riusciva a convincerti, dicendoti che insieme stavate bene. Da quella parte, il trasferimento del tuo amico ti aveva aiutato e riuscisti finalmente anche tu a fare le tue esperienze con i ragazzi, dato che per due anni, per te, era esistito solamente Mauro.

Passarono quindici minuti e lui uscì con la borsa in spalla, la mise in auto e ti raggiunse.

"Seguimi, andiamo al bar." Ti disse, sorridendo. Tu ti incamminasti, guardandolo e notando quando fosse maturato e quanto la sua voce fosse cambiata.

"Come stai?" Domandasti. Domanda banale, ma che era necessario porgere.

"Molto bene, tu?" Continuò. Sembrava felice.

"Tutto bene, dai." Facesti spallucce, portando i capelli dietro la schiena.

"Maurito ancora non ci credo, lo sai?" Chiedesti su di giri, abbracciandolo mentre lui ti prese sotto braccio, ridendo di gusto.

"Neppure io, nena. Devi raccontarmi un sacco di cose, cos'hai fatto in questi anni? Studio? I tuoi? I tuoi fratelli? Il ragazzo? Sono rimasto parecchio indietro." Ti scompigliò i capelli, mentre pronunciava queste parole divertito. Intanto eravate arrivati al bar e vi sedeste, c'erano alcune foto di Mauro e di alcuni campioni dell'Inter, supponesti.

"Beh, mamma e papà tutto bene, Juan e Leon anche grazie. Sono laureata in comunicazione e quello all'Inter è il mio primo incarico serio, e nessun ragazzo, sono single. Tu invece? Chi sono Francesca e Isabella?" Domandasti curiosa, guardando il tatuaggio sul suo braccio, accarezzandolo. Lui ti guardò negli occhi, scuotendo leggermente il capo e passando una mano usl viso. Sembrava un po'nei suoi pensieri, ma subito dopo ti rispose.

"Sono le mie figlie, la luce della mia vita." E da lì iniziate a parlare all'infinto, vi raccontaste moltissime cose accadutavi negli ultimi otto anni, vi confessasse i lati positivi dei vostri trasferimenti, cosa vi mancava della vostra terra, il suo percorso calcistico, la sua vita amorosa, la tua, ti fece vedere le foto delle due figlie e potesti constatare che erano uguali a lui da bambino.

Una volta fuori dal bar, vi incamminaste di nuovo verso il centro di allenamento, dove entrambi avevate lasciato l'auto e quando vi doveste salutare, vi abbracciaste ancora. Lui ti diede un tenero bacio sulla guancia e tu sorridesti spontaneamente. E quando vi scioglieste dall'abbraccio, le vostre labbra erano così vicine che il bacio fu inevitabile. Lui ti avvicinò ancor di più a sé e tu avevi le mani appoggiate sul suo viso. Ti morsicò il labbro inferiore, facendoti sorridere sulle sue labbra, ma non te ne lasciò il tempo perché vi stavate di nuovo baciando.

Non sapevi a cosa avrebbe portato quel bacio, ma sicuramente tu e Mauro non vi sareste più separati.

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Dedicato a annapaolacordone

Spero ti piaccia!

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