Álvaro Borja Morata Martín;

4.7K 132 12
                                    

Álvaro Morata, Chelsea

Ti sembrava così bello. I suoi tratti dolci e le sue labbra carnose, i suoi occhi scuri e i ciuffetti di capelli ribelli che gli ricadevano sulla fronte. Il suo corpo stava scompostamente sdraiato sul divano grigio di casa vostra, mentre tu sbrigavi delle faccende casalinghe. Era arrivato a casa da poco dall'allenamento e aveva parlato poco. Ti aveva solo salutato e si era limitato a rispondere alla tua domanda, ovvero com'era andata. Non aveva voluto sapere nulla della tua giornata.

Mentre tu ripiegavi gli asciuga piatti velocemente, per non perdere tempo, lui si alzò e si diresse in camera.

"Dove hai messo la maglia bianca della puma?" Domandò con un tono assente, appoggiato allo stipite della porta che divideva il salotto e la cucina dalle stanze.

"A lavare." Rispondesti semplicemente.

"La maglia con la scritta grigia e nera in verticale?" Ritentò con un sopracciglio alzato.

"Anche. Te la sei sporcato venerdì, quando siamo usciti." Sorridesti al ricordo del tuo ragazzo che tentava di togliersi la macchia di cioccolato dalla stoffa, in vano.

"E perché non le hai ancora lavate?" Continuò con una voce acida e scontrosa. Era nervoso e lo avevi capito, quindi facesti finta di non aver intuito i suoi modi scorbutici per non litigarci.

"Perché raggruppo le cose dello stesso colore e quando ne ho abbastanza le lavo." Spiegasti con voce ovvia.

"Mh. Quella nuova blu, invece?"

"Quella l'ho rovinata, si è ristretta, ma non capisco perché." Scuotesti le spalle, senza sapere la risposta. Era un mistero il perché quella maglia era diventata più piccola.

"Perché non sai fare niente, cazzo!" Si, era decisamente nervoso e scontroso. Sputò quelle parole con tale rabbia da farti rabbuiare.

Non era un giornata nella quale poteva dirti quelle cose. Quando stavi bene, ti innervosivi se ti dava queste risposte maleducate, e di conseguenza gli rispondevi a tono. Quando avevi delle giornate no, come quella, il suo commento ti faceva sentire male. Però non ti piaceva ammetterlo.

Stringesti le labbra in una linea, chiudesti gli occhi per un nano secondo e li riapristi, vedendo soltanto il legno del tavolo. Ti alzasti e ti voltasti, apristi il cassetto e iniziasti a riporre gli strofinacci al loro posto. Sapevi che lui stava ancora lì e sapevi anche che stava pensando al comportamento sbagliato che aveva assunto, soltanto per una cazzata.

"Scusa amore, scusa." Sentisti la sua voce, mentre diceva queste parole in un sospiro.

"Non importa." Mormorasti solamente, sospirando pesantemente. Poco dopo le sue braccia cingevano il tuo bacino e il suo respiro caldo si scontrava sul tuo collo, libero dai capelli perché avevi una treccia disordinata. Lasciò due baci su un lembo di pelle. Era impossibile non perdonarlo, sapeva esattamente come comportarsi con te, in qualunque caso.

"Non è vero che non importa. Ti ho trattato male per una stronzata e ho detto una cosa stupida, scusami." Continuò a pronunciare quelle parole dolcemente. Non sembrava nemmeno quello di due minuti prima. Era lunatico, moltissimo.

Sentisti le sue braccia far più pressione sul tuo corpo e la tua schiena aderire al suo petto. Le sue labbra sfioravano il tuo orecchio e molto piano ti disse "Ti amo, non dimenticarlo mai." Automaticamente, senza volerlo, un brivido ti percorse tutto il corpo, facendoti scuotere.

"Non è vero che non sai fare nulla, anzi." Ti diceva quelle parole sempre sottovoce, come se avesse voluto che nessuno sentisse le sue parole, anche se eravate soltanto voi in casa.

"Hai proprio un caratteraccio quando sei nervoso." Ti voltasti, di modo da appoggiare le mani sul piano delle cucina, mentre lui non ti lasciava spazio, era completamente attaccato a te, le sue mani erano di fianco alle tue e gli indici le accarezzavano.

"Lo so, ma non riesco a controllarmi, solo dopo mi rendo conto di quel che dico." Sospirò, scuotendo il viso, per poi guardarti negli occhi.

"Per fortuna che ti amo troppo e ti sopporto sempre." Buttasti le braccia dietro il suo collo, mentre lui ti accarezzava il capo.

"Per questo sei la donna della mia vita." Lo abbracciasti forte, quelle parole avevano fatto aumentare i battiti del tuo cuore. Anche lui era la persona con la quale avresti voluto condividere la tua vita. Stavate insieme da un anno e poco più, ma vi sentivate una coppia invincibile. Gli desti una serie di veloci baci a stampo e nel mentre ti trascinò in salotto, sul divano, con le mani appoggiate sul tuo fondoschiena.

"Ma me lo dai un bacio come si deve?" Ti chiese ridendo, mentre con una mano ti accarezzava la schiena da sotto la maglia..

"Mhmh." Ti avvicinasti con gli occhi socchiusi e lui ti imitò, ma poco prima di appoggiare le labbra sulle sue, ti allontanasti, facendo sbuffare il tuo ragazzo.

"Dale mi amor, dammi un beso, non ti bacio da esta mañana." Quando era stanco mischiava spagnolo e italiano insieme, ed era davvero divertente da sentire. Ridacchiasti accarezzandogli la testa, mentre lui ti guardava con un'espressione da cucciolo. Lo accontentasti baciandolo dolcemente ma con molto trasporto. Le sue mani accarezzavano la tua schiena e tu giocherellavi con i suoi capelli, tirandoli, snodandoli e scompigliandoli. Non potesti dire per quanto vi baciaste, ma eri sicura di aver recuperato tutti i baci non dati durante la giornata, da come respiravate in modo affannoso. Gli desti un ultimo bacio e poi ti sdraiasti, appoggiando la testa sulle sue gambe.

"Tu non dovevi uscire?" Domandasti guardandolo dal basso verso l'alto. Era bello anche così.

"Preferisco restare qui con te." Posò un mano sulla tua e la strinse, mentre prendeva il telecomando della televisione per mettere su qualcosa di interessante. Trovò un film, Quasi Amici, che piaceva ad entrambi e lasciò lì, anche se tu eri ben poco attenta, dato che lui aveva preso a passare le dita dal lembo i pelle vicino all'orecchio, fino alle tue ciocche disordinate di capelli. Questi momenti di dolcezza ti piacevano moltissimo, ti rilassavano e Álvaro ti dimostrava quanto ci teneva a dedicarti delle piccole attenzioni durante la giornata. Invece del film, cominciasti a guardare lui, che con il viso sprofondato nel cuscino e gli occhi stanchi appariva come un bambino.

"Álvaro me lo dia un bacio?" Domandasti sbattendo più volte le palpebre come un cerbiatto.

"Tutti quelli che vuoi, princesa." Rispose, mentre tu ti alzavi per essere all'altezza del suo viso e baciare di nuovo le tue labbra preferite.

---

Dedicato a inalvarosarms

Spero ti piaccia, anche se non sono brava a scrivere cos'è troppo sdolcinate!

One shots; immagina » Footballers'Where stories live. Discover now