Gianluca Gaetano;

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Gianluca Gaetano, Napoli

L'aria fresca di marzo ti scostava i capelli dal viso, mentre eri intenta a fumare e pensare. Osservasti la nuvola di fumo dissolversi davanti a te, ragionando sul motivo per cui fossi lì, lontana da casa tua, ma in quel luogo dove ti stavi sentendo a disagio. Avresti potuto finire il riassunto di spagnolo e continuare la serie tv che in quel momento stavi seguendo, invece ti ritrovavi a Roma, in un albergo in periferia, vicino all'Olimpico. Ti eri maledetta all'incirca un centinaio di volte, ed erano soltanto le 22 di venerdì. Fino a sabato notte, il tempo sarebbe passato molto piano: accettare era stato uno sbaglio, forse non lo conoscevi abbastanza bene, perché effettivamente non ti aspettavi un comportamento come il suo. Da un parte quindi era stato meglio andare e rimanerci male, così che una volta tornati a Napoli avresti chiuso ogni rapporto. Eri una persona drastica, niente mezze misure. O almeno non in quel caso, perché lui si era comportato male, da immaturo. Aveva flirtato tutta la sera con la ragazza che gestiva la sala pranzo, mentre tu eri seduta di fianco a lui. Aveva insistito a lungo affinché tu lo accompagnassi in trasferta, ti aveva procurato un posto in bus, una camera, si era offerto di pagarti tutto, perché per la sua prima trasferta importante aveva bisogno di averti con sé. Invece dall'inizio della cena, fino alla fine della serata eri stata pressoché invisibile.

Ti eri sentita anche un po' usata, la seconda scelta. Il tuo umore durante la cena era cambiato, iniziasti ad assumere un'espressione delusa man mano che la serata procedeva e ti rendevi conto del ragazzo con cui ti stavi sentendo e con cui ti eri scambiata qualche bacio. Forse in quel periodo, iniziare una relazione non doveva rientrare nei tuoi piani. Appena finisti il caffè, facesti un saluto generale e te ne andasti, dicendo di essere stanca. Lui probabilmente non se ne era accorto, stava parlando con lei.

Ti sporgesti verso il posa cenere improvvisato, un bicchiere di plastica con dentro dell'acqua e vi buttasti dentro la sigaretta, finita, per prenderne subito un'altra. Quella situazione ti innervosiva parecchio e l'unico modo per tranquillizzarti era la nicotina.

Gianluca💙: Basta fumare, ti fa male

Una folata di vento di costrinse a mettere entrambe le mani a coppa intorno alla bocca, per riuscire ad accendere la seconda sigaretta di quella sera. Quel messaggio non fece altro che aggiungere ulteriore stress. Non ti interessava il fatto che probabilmente ti stava guardando, o dal suo balcone o dalla finestra, volevi soltanto sapere con quale faccia tosta ora ti scriveva un messaggio in cui si interessava. Dopo una serata in cui ti aveva snobbata, ora stava a farti la predica.

Gianluca💙: Ho voglia di vederti

Gianluca💙: Lo so che sei arrabbiata

Gianluca💙: Però dai...

Gianluca💙: Ora vengo e io e te parliamo

Fu troppo tardi quando vedesti i messaggi, dopo aver voltato il cellulare a faccia in su. Lo avevi appoggiato con lo schermo verso il tavolo così che i suoi messaggi non ti avrebbero più infastidito e avresti potuto continuare a fumare tranquillamente - o almeno si fa per dire - senza distrazioni. Invece te lo eri ritrovato in camera, perché aveva provato ad aprire sapendo che tu non lo avresti mai fatto se avesse bussato.

Mentre tu richiudevi la porta finestra, lui si era seduto sul letto, con le i gomiti appoggiati sulle ginocchia, e i pugni chiusi a sorreggergli la testa. Sentivi il tuo sguardo bruciare su di te, senza perdersi un solo movimento.

"Cosa vuoi?" Domandasti in modo scorbutico. Lui non sembrò turbato dalla tua reazione, probabilmente ora sapeva almeno un po' com'eri fatta e si era preparato al tuo atteggiamento.

"Vieni qui." Ti porse una mano. Tu spalancasti gli occhi, allibita per il suo comportamento. Stava facendo sul serio, con l'espressione dispiaciuta e il braccio che si allungava per tentare di sfiorarti. Tu ti scostati.

"No, ti ho semplicemente chiesto cosa vuoi. Perché sei qui?" Riducesti le labbra ad una linea, rimanendo in piedi e incrociando le braccia al petto.

"Sei gelosa?" Chiese speranzoso. Tu scuotesti il capo, alzando gli occhi al cielo. Come ragionava? Ti sembrava di aver a che fare con un bambino con i comportamenti che assumeva.

"Vedi, non capisci. La gelosia è l'ultimo dei miei problemi in questo momento." Sbuffasti, passandoti le mani sul viso. Quando tornasti a guardare la sua figura, era in piedi davanti a te, a due passi di distanza.

"Sai perché l'ho fatto?" Chiese, continuando a passare la mano sul tatuaggio che aveva sul braccio. Quante volte amavi passare le dita sul suo contorno? Sia tu che lui vi rilassavate.

"Perché sei un coglione." Replicasti, con tutto il sarcasmo che potevi avere in corpo in quel momento.

"No, perché ancora io non ti ho vista una volta gelosa di me. Quante scenate ti ho già fatto io? E non stiamo neanche insieme..." Mormorò con lo sguardo basso. Tu non volevi crederci, era davvero quello il motivo? Le tue labbra automaticamente si schiusero dallo stupore, poi si richiusero, non sapevi cosa dire.

"Ti sembra una motivazione plausibile? Non devo farti scenate per farti capire che ci tengo. Sei davvero incredibile. In più, una cosa è fare lo scemo per un attimo con una, un'altra è trascurarmi tutta la sera e non smettere nemmeno quando mi vedi delusa. La gelosia è l'ultimo dei miei problemi perché questa sera io mi sono sentita presa in giro." Partisti come un treno a dire tutto questo in una manciata di secondi, facendo trasparire tutto il nervoso accumulato, la delusione e i sentimenti che avevi in corpo in quel momento.

"Ho fatto una cazzata." Ammise, facendo ricadere le braccia lungo il busto.

"Bella e buona l'hai fatta sta cazzata." Sussurrasti, iniziando a fissare un punto fisso, immersa nei pensieri che ti stavano facendo scoppiare il cervello.

"Io volevo solo... Mi ero immaginato che con un bacio ti avrei fatto passare l'arrabbiatura... Non mi ero reso conto di cosa stavo facendo." Lui aveva un'espressione persa nel vuoto, mentre ragionava ad alta voce. Quelle parole ti fecero sospirare. Avresti voluto anche tu che tutto si potesse risolvere con un bacio, ma non era proprio il caso. Con quello stato d'animo non te lo saresti goduta. Ti godesti però quell'abbraccio stretto. Il suo busto contro il suo, il suo viso contro il tuo collo e lui che ti stringeva forte. D'altronde ne avevi bisogno. Come avevi bisogno di tutto le parole che ti stava sussurrando all'orecchio.

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Dedicato a KonanVortex

Spero ti piaccia!

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