Hugo Lloris;

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Hugo Lloris, Tottenham

"Andiamo, allora?"Chiedesti al ragazzo davanti a te, tenendo stretta la borsa. Eri un po' agitata, ma ti avevano detto che era normale e ne eri consapevole. Non era una visita medica che si faceva ogni giorno, anzi.

"Aspetta un attimo." Disse alzando una mano, fissando il cellulare, con enfasi, come a non voler essere distratto. Facesti spallucce confusa e iniziasti a muovere ritmicamente per far trascorrere il tempo.

"Mi dispiace, ma non posso venire, i ragazzi mi hanno chiesto di andare al bar." Disse con non chalanche, mentre ti guardava in modo annoiata, mentre rimetteva il cellulare nella tasca dei jeans. Tu spalancasti la bocca, stringendo forte il manico della tua borsa a bauletto, facendo diventare bianche le nocche. 

"Stai dicendo davvero? Tu vuoi andare al bar, anziché venire a vedere l'ecografia di tuo figlio, dove probabilmente scopriremo il sesso?" Chiedesti allibita, assottigliando gli occhi. Anche se lo stavi guardando il quel modo, non si sentiva nemmeno un po' in soggezione.

"Scusa, ma è un po' che non vedo i ragazzi." Alzò una mano per salutarti, mentre si incamminava per raggiungere l'uscita. Eri pronta per attaccarlo, per sbraitare, ma lui scomparve.

Spalancasti gli occhi, vedendo accecata dalla luce estiva delle nove di mattina. Riprendesti il respiro regolare e ti guardasti in giro. Era soltanto un sogno. Appoggiasti la mano sulla tua pancia, sfiorando la stoffa di cotone blu della tua canotta e automaticamente sorridesti. Era tutto un sogno, forse dettato dai pensieri della sera prima, pensieri dei primi difficoltosi mesi di gravidanza. 

Ti alzasti e camminasti scalza fino alla cucina, per poi prepararti un tè e qualche biscotto per fare colazione. Ti massaggiasti un po' la schiena, il fagotto iniziava a diventare un po'pesante.

"Amore di mamma, sei un maschietto o una femminuccia? Non vedo l'ora di scoprirlo." Parlasti a vanvera, rivolgendoti alla tua pancia, poco prima di dare un morso al biscotto che aveva appena immerso nel tè. "A me piacerebbe avere un maschietto, però sarà indifferente." Continuasti, mentre sistemavi i capelli dietro le orecchie.

Hugo: Bonjour! Mezz'ora e sono da te, va bene?

Replicasti positivamente e poi appoggiasti il telefono sul tavolo. Sarebbe stato meglio iniziare a prepararsi, se avessi voluto essere puntuale, dato che tu e Hugo non vivevate insieme. Eravate stati fidanzati per quasi due anni, ma poi la relazione non poteva più andare avanti, troppi litigi, ma anche troppi sentimenti e troppa passione, che vi portavano costantemente a riavvicinarvi e riallontanarvi. Durante questi periodi di confusione, tu rimanesti incinta. Quando lo scopristi, il mondo ti cadde addosso perché sapevi che lui non avrebbe accettato un figlio. Appena glielo rivelasti, lui non volle saperne nulla e infatti i primi mesi di gravidanza furono pieni di stress. Lui se ne fregava altamente, ma continuava a ronzarti intorno, come un vero ragazzino, benché avrebbe dovuto dimostrarsi un po' più maturo. Un giorno però, ti parlò, dicendo che aveva avuto un discorso con la sorella, che lo aveva convinto. Non gli avevi mai chiesto cosa l'avesse convinto, ma avresti tanto voluto saperlo. 

Legati i capelli in una coda alta e sistemasti dei ciuffetti con le forcine, prima di iniziare a truccarti. Non indossasti grandi cose: con il caldo e il pancione preferivi indossare cose leggere. Dei pantaloncini e una maglia della Nike, le superstar bianche e la borsa, pronta in pochi minuti, perchè poi un attimo dopo il campanello suonò e scendesti, senza nemmeno farlo salire. 

"Sei agitata?" Ti chiese, una volta partiti, dopo aver ricevuto un bacio sulla guancia. Tu e lui avevate deciso di andarci molto piano, di non precludervi una possibile relazione, ma nemmeno di ritornare insieme con tutti i problemi che aveva a seguito. Stavate cercando di fare come quando vi eravate conosciuti, quando la vostra storia andava a gonfie vele e vi amavate da morire. Un bambino era una cosa molto importante e prima di tutto nelle vostre vite veniva lui e il suo benessere, e poi la vostra situazione sentimentale. 

"Un pochino, tu?" Replicasti, sistemandoti meglio sul sedile. Avevi un pancione fin troppo grande per essere di cinque mesi.

"Anche. Come sta il fagottino?" Sorrise, appoggiando la mano su di te e accarezzando vostro figlio. Abbassasti lo sguardo e inevitabilmente ti venne da sorridere. Nonostante la situazione tra te e Hugo, eri felice di quello che stava accadendo dopo tutte le difficoltà incontrare all'inizio.

"Bene, sta facendo il bravo." Annuisti, giocherellando con le punte dei tuoi capelli lunghi.

"Tu come stai?" Domandò poi, dopo alcuni secondi di silenzio, appoggiando la mano sul tuo ginocchio. Eravate stati insieme due anni, ne avevate passate tante e quell'intimità non l'avreste mai persa, non ti dava fastidio.

"Mi sento bene, tutto sommato." Replicasti tranquillamente. "Sai cos'ho sognato?" Voltasti il viso, guardandolo con un sorriso. Lui ti dedicò un sguardo confuso e poi ti fece un cenno, come per incitarti a continuare.

"Ho sognato che andavi al bar con i tuoi amici, anziché accompagnarmi a fare l'ecografia." Scuotesti il capo, ricordando quel sogno.

"Davvero?" Domandò, drizzandosi sul sedile. Sembrava quasi a disagio, mentre muoveva velocemente le mani sul volante. 

"Si, probabilmente mi sono ricordata della situazione di qualche mese fa." Facesti un gesto evasivo, per non farlo preoccupare. Gli accarezzasti una spalla, ma lui non accennava a rilassarsi.

"Quanto sono stato stupido, non smetterò mai di scusarmi per quello che ti ho fatto passare." Scosse il capo, mettendo la chiave dell'auto in tasca. Eravate arrivati ma all'appuntamento mancava ancora un quarto d'ora.

"Ti sei già scusato un milione di volte, lo so che sei stato un coglione ma l'importante è che tutto si sia risolto per il meglio." Lo rassicurasti, appoggiando una mano sulla sua. Lui te la strinse, mentre si morsicava il labbro. "Piuttosto vorrei capire cosa ti ha detto tua sorella per farti cambiare così tanto idea." Il tuo tono era curioso e divertito e lui ti sorrise.

"Mi ha spiegato cosa vuol dire per lei essere mamma, cosa si prova a vedere il proprio bambino crescere, vederlo anche semplicemente ridere. Mi ha spiegato cosa significa condividere tutti questi momenti con la persona che si ama e niente, mi ha convinto." Rivelò semplicemente, lasciandoti piacevolmente sorpresa, ma anche interdetta. Non sapevi che fare, fin quando il suo viso non fu così vicino al tuo, che di istinto lo baciasti. E non ti importava il motivo per cui lo avevi fatto, era quello che ti sentivi e ne eri felice.

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Dedicato a DemetriaDevonne7

Spero ti piaccia!



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