Famiglia.

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"È passato molto tempo"

"Da cosa?" Chiesi confusa.

"Dall'ultima volta che ci siamo viste..."

"Giusto" affermai, con gli occhi fissi sul liquido fumante contenuto nella piccola tazza di porcellana che tenevo tra le mani. "È la prima cosa che ricordo da quando ho memoria" mentii.

"Ci sei mancata..." ripetè accarezzandomi la schiena con una mano. Poi mi poggiò le labbra dipinte su una tempia.

"Ti voglio bene" continuò, per concludere la recita. Evitai di rispondere, non avrei saputo cosa dire, quindi rimasi in silenzio spostando lo sguardo sul tè fumante.

"Sappiamo entrambe che le tue visite non sono mai disinteressate Adeline, quindi arriviamo al punto: cosa ci fai qui?"

"Ho bisogno di un posto in cui stare..." dissi, posando la tazza su un tavolino di cristallo.

"Innanzi tutto..." cominciò lei, posando lo sguardo sul mio insolito abbigliamento. "Questa divisa da infermiera?"

"Beh, diciamo che ho avuto una mattinata difficile" replicai, ma la sua espressione cambiò da rilassata a confusa.

"Tesoro ma sono le sei di sera."

Scossi la testa frastornata: quanto ero rimasta svenuta?

"Ho bisogno di stare da sola..." esclamai alzandomi dal divano di pelle.

"Ti accompagno a casa" mi disse lei alzandosi a sua volta e venendo verso di me. La guardai chiedendomi se fosse seria.

"No mamma, ti ho appena detto che ho bisogno di un posto in cui stare"

"Ma..." Parve preoccupata dalla mia decisione.

"Non avevo una stanza qui?"

"Adeline, tu non puoi pretendere di venire qui e..." Provò a spiegarmi ma la interruppi bruscamente.

"Non è anche casa mia questa?"

"Ho capito. Ti farò trovare dei vestiti puliti sul letto in camera tua...intanto fatti una doccia e rilassati..." Cedette poi con riluttanza, scortandomi al piano superiore.

"Grazie..." sussurrai.

Una volta in camera entrai e mi chiusi la porta alle spalle, tirai le tende delle finestre facendo entrare un po' di luce. Poi mi spogliai lanciando malamente i vestiti sul letto diretta al bagno, annesso alla stanza. Aprii il rubinetto lasciando che riempisse la vasca. Una volta immersa distesi il corpo e affondai la testa nell'acqua. Ma nel momento in cui provai a riemergere fu come se qualcuno o qualcosa mi premesse sul viso spingendomi a fondo con prepotenza. Cominciai a dimenarmi come un pesce fuor d'acqua, sentendo il panico accelerarmi il battito.
I polmoni si compressero.
È così che ci si sente prima di morire? Mi chiesi, consapevole di non poter più fare nient'altro che abbandonarmi al fato. Ma non mi arresi, finché con le poche forze che mi rimanevano riemersi, inspirando l'aria con avida disperazione.

Sputai fuori l'acqua in eccesso avvinghiata al bordo della vasca, ansimante e sconvolta. Tremavo, persa nell'oblio del terrore.

In pochi secondi mi rifugiai nella camera da letto coperta malamente dal primo asciugamano che trovai. Sul letto giacevano piegati alcuni vestiti puliti: un abito corto color corallo, con le maniche in pizzo; collant maglia stretta e un paio di décolleté di velluto nero. Non mi preoccupai dello sfarzo, in quel momento i miei pensieri erano ancora intrappolati sott'acqua. D'altra parte, non sarei stata in grado di recuperarne altri. Dopo essermi vestita scesi in salotto cercando qualcosa a cui aggrapparmi per poter tornare alla realtà; la situazione sembrò ancora più surreale.

Dei passi lenti riempirono il silenzio, il cuore mi balzò in gola.

Rimasi immobile, cercando di capire da dove venisse il rumore, finché una mano fredda mi si posò sulla spalla.

Sussultai voltandomi di scatto, alle mie spalle si materializzò il viso impassibile del maggiordomo, Carl.

"Mi perdoni signorina Worren, non volevo spaventarla. Sua madre mi ha riferito che rimarrà qui per qualche tempo..." Nei suoi occhi intravidi un leggero timore, simile a quello che avevo intravisto nello sguardo di mia madre poco prima.

"Sì, credo che stare qui possa aiutarmi a recuperare la memoria... L'ultima volta sono rimasta troppo poco e non ero nemmeno nelle condizioni di voler indagare." Affermai, tralasciando il fatto che fossi fuggita dall'ospedale solo qualche ora prima.

L'uomo sorrise imbarazzato. "È sicura di voler restare?"

"Sì, perché non dovrei?" Sollevai un sopracciglio, provando a decifrare la sua espressione.

"Niente di particolare, in ogni caso, ricordi l'importanza del guardarsi allo specchio, con permesso" affermò congedandosi.

Lo guardai allontanarsi, interdetta da quell'affermazione. Cosa avevo che non andava? Il vestito al contrario? Pensai; mi esaminai nel riflesso della finestra, ma tutto sembrava in ordine. Così il bisogno di spiegazioni divenne sempre più impellente e decisi di chiamare l'unica persona che speravo mi potesse dare le risposte che cercavo.

Repulisti - La ragazza senza nomeWhere stories live. Discover now