Passioni

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Dopo ore passate a studiare la situazione non riuscimmo a trovare un piano adatto al nostro scopo.

Innumerevoli confezioni vuote di cibo da asporto tappezzavano il soggiorno sparse su pavimento e mobili, mentre i tre ragazzi riflettevano intorno al tavolo da pranzo, cosparso di fogli scarabocchiati.

Io ero esausta: non ne potevo più di quella storia, avrei solo voluto essere scagionata e poter vivere la mia vita senza dovermi nascondere, senza dover per forza scavare in un passato troppo doloroso.

Il sole del tardo pomeriggio dipingeva l'atmosfera di un colore giallastro tendente al rosso, i raggi luminosi fendevano le finestre entrando subdolamente nell'abitazione.

Sdraiata sul divano pensavo a quanto fosse cambiata la mia vita in quella manciata di giorni, come fossi cambiata io in così poco tempo, e tutto ciò che era capitato senza che nemmeno me ne accorgessi. Pensai alla fiducia che avevo riposto in Jason rendendomi conto solo allora della mia ingenuità: se solo non l'avessi seguito la notte che uccise Adrian forse non sarei stata accusata di tutte quelle morti, ma d'altronte non avrei incontrato Henry. Quella era davvero stata l'unica salvezza.

Mi spostai per poter guardare i tre ragazzi che discutevano il da farsi, concentrati ma visibilmente stanchi.

Mi focalizzai su Henry. Era inevitabile per me, il mio cuore era legato a lui, sentivo l'amore che provavo bruciarmi nel petto, darmi quasi i brividi, ma non riuscivo a renderlo reale. Il cervello non si spiegava quel sentimento così forte.

D'un tratto vidi William esclamare qualcosa con entusiasmo, lasciandosi cadere su una sedia con aria soddisfatta; così mi avvicinai.

"Abbiamo un piano!" Affermò entusiasta Henry dedicandomi uno sguardo. Un lieve sorriso gli illuminava il volto, mi sembrava assurdo vederlo finalmente sollevato.

"Di che si tratta?"

Si spiegarono in breve senza dilungarsi nei dettagli, promettendomi degli approfondimenti in seguito.

"Mia madre parte domani mattina presto, quindi dovreste avere modo di entrare in casa, in ogni caso verso mezzogiorno me ne accerterò chiamandola. Claude, il maggiordomo, non dovrebbe essere un problema anzi potrebbe aiutarvi dandovi qualche informazione utile" affermò Valerian rivolgendosi a me ed Henry "Io e William entreremo nella casa discografica non appena voi sarete entrati in casa. Non sarà difficile nemmeno per noi entrare: posso accedere a tutti gli archivi, senza dover eludere la sicurezza." Concluse lanciando un'occhiata di conferma a tutti i presenti, in modo da mettere in chiaro gli ultimi dettagli.

"Io direi che per oggi ne abbiamo avuto abbastanza non credete?" Domandò Henry lasciandosi cadere a peso morto sul divano.

"Decisamente, io vado a riposarmi sarà una lunga giornata quella di domani" disse William dando la buonanotte a tutti, per poi ritirarsi nella sua stanza.

"Sì, anche io dovrei rientrare... Ci vediamo domani. Mi raccomando siate puntuali e qualsiasi difficoltà ci sia chiamatemi" ribadì Valerian indossando il soprabito ed uscendo di casa.

Mi sdraiai sul pavimento di porcellana del salotto per catturarne la freschezza e poter perdere lo sguardo nell'anonimato del soffitto.

Henry si strofinò gli occhi con le mani, esausto.

"Ho ricordato come ci siamo conosciuti" confessai una volta rimasti soli.

Il ragazzo sorrisse annuendo piano.

"Beh, uno degli incontri più traumatici della mia vita" asserì lui mentre rivedeva i ricordi.

Pensai a come potesse essere bello avere la capacità di accedere alla memoria a proprio piacimento.

Repulisti - La ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora