Rivelazioni

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22 gennaio 2016

Esitai dinnanzi allo specchio appannato.
Una ragazza dai capelli corvini e gli occhi castani mi guardava stranita attraverso il riflesso.
Non credevo di essere cambiata a tal punto.
Passai le dita lungo la fluente chioma per poi realizzare mancasse qualcosa di fondamentale per completare l'opera: afferrai un paio di forbici che trovai in un cassetto e con precisione e delicatezza tagliai i capelli ciocca per ciocca, lasciandoli cadere lentamente nel lavandino umido.

Uscii dal bagno dopo poco: Henry rimase un quarto d'ora buono senza staccarmi gli occhi di dosso mentre finivo di indossare i vestiti che mi aveva fornito, frustrato e forse anche un po' triste.
Sapevo che il taglio di capelli non gli sarebbe piaciuto: in precedenza la chioma bionda scendeva fino a metà schiena ma in quel momento sfiorava appena le spalle, perciò capii il suo disappunto, ma era il tocco di classe in più che serviva a rendere il mio travestimento perfetto, e nonostante lo ferisse vedermi sotto quell'aspetto, era l'unica soluzione che avevamo.

Decisi di rompere il silenzio, non avevamo tempo per le emozioni.

"Quindi qual'è la prossima mossa?" Chiesi cuorisa e piena di grinta.

"Dobbiamo trovare un modo per ottenere delle prove che ti scagionino, al momento la maggior parte di quello che abbiamo sono principalmente congetture" rispose William masticando l'ultimo morso di banana.

"Tutti quei documenti? Quelle foto? Non servono a niente?" Replicai nervosa.

"Sì, servono a provare i collegamenti fra i principali indiziati ma non possiamo accusare nessuno senza qualcosa di certo" continuò lui tranquillo, gettando la buccia del frutto.

"Will ha ragione, dobbiamo trovare il modo di entrare a casa di tua madre o nella casa discografica per cercare delle prove. Tu hai un'idea di dove potremmo trovarle?" Chiese Henry massaggiandosi la fronte.

"Purtroppo non ho ancora recuperato nessun ricordo importante" mentii scambiandomi uno sguardo complice con William che però parlò.

"In realtà sappiamo che Adeline era chiusa in una specie di sotterraneo, potremmo controllare sotto la casa discografica o da sua madre" disse guadagnandosi una maledizione da parte mia.

"Ok ok, non male, approfondiremo. E voi due dovrete spiegarmi come avete acquisito questa informazione e perché non me avevate ancora parlato. Altro?" Domandò il fratello in modo severo e impaziente.

"C'è la biblioteca di Adrian, ma non ci ho mai trovato nulla di più interessate di una marea di libri" affermai attingendo a quei pochi e vaghi ricordi che avevo.

"Dovremmo comunque controllare" disse Henry in risposta "Quindi per ora questi sono i nostri obiettivi: sotterranei di entrambi gli edifici, biblioteca privata a casa Caster e passaggio al setaccio degli immobili. Mi farò dare da Richard le piantine degli edifici per capire se ci siano parcheggi, cantine o altro nelle fondamenta. Per il resto avremo bisogno di un piano preciso e funzionante, ma soprattutto di un complice." Affermò accennando ad un sorriso, come se già avesse in mente un potenziale candidato.

D'un tratto suonarono il campanello. Il silenzio cadde come un macigno nella stanza, Henry fece gesto a William di portare altrove lo schema che avevamo creato mentre si dirigeva al citofono per rispondere.
Si rivelò essere soltanto mio fratello, ma per precauzione smantellammo ugualmente tutto.

Valerian entrò poco dopo dall'ingresso con i suoi soliti modi eleganti e delicati, posò il cappotto dopo aver salutato i due fratelli e si accomodò su una sedia dietro invito esplicito.
Quando gli cadde lo sguardo su di me esitò un momento, sembrava indeciso riguardo il ruolo da attribuirmi: gli sembravo familiare.
Nessuno mi presentò e io attesi che il ragazzo facesse la sua scelta.
Decise di reputarmi una sconosciuta dando conferma a tutti che il travestimento aveva funzionato.

"Valerian Caster" disse tendendomi la mano.

"Alexis Morgan" risposi con un sorriso assecondando il suo gesto.

Non era prudente rivelare il trucco, non finché non potevamo avere conferma della lealtà del ragazzo nei nostri confronti.

Nel frattempo William accese una sigaretta: il fumo sottile si alzava leggiadro dal tabacco incenerito, che lentamente prendeva il sopravvento sul resto della sigaretta espandendosi come un cancro.

"Cosa ti porta qui?" Chiese Henry impedendomi di dargli troppe false informazioni.

"Volevo sapere se avevate notizie di mia sorella. Nostra madre presto partirà per una crociera che durerà parecchie settimane ed io ho pensato fosse una buona occasione per poter passare del tempo con Adeline, principalmente per chiarire molte cose rimaste in sospeso... So che che sta scappando dalla polizia, ma ho davvero bisogno di parlarle... Dopo averla rivista ho capito di doverle delle scuse e parecchie spiegazioni: come tu sai Henry ho contribuito, anche se in minima parte, al profondo dolore che le è stato inflitto e vorrei in qualche modo rimediare.
Grazie all'inferno che abbiamo passato con Adrian entrambi abbiamo fatto degli errori e ritengo sia il momento di parlarne, per il bene di entrambi. Ho parecchie cose da dirle riguardo la mia famiglia ma soprattutto sul suo rapimento, ora che Adrian è morto le cose saranno più facili ma ho paura che questa tregua non possa durare a lungo, potrebbe essere in pericolo.
Se sapete dove si trova vi prego ditemelo" li supplicò il ragazzo con le lacrime agli occhi, schiacciato dagli sbagli, il risentimento e la nostalgia.

Henry rimase pochi secondi in silenzio.
La sigaretta di William aveva già invaso la stanza con una fitta coltre di fumo, si udiva solamente lo sfrigolio lieve del tabacco bruciare  e nello stesso istante si intravedeva il colore acceso della piccola combustione nella nebbia.

"Di che genere di pericolo stiamo parlando?" Domandò Henry incrociando le braccia.

"La uccideranno se non facciamo qualcosa" rispose tempestivamente Valerian.

"Chi?" Chiese l'altro.

"Gli altri, non saprei darvi né nomi né descrizioni, ma so che È coinvolta molta gente" replicò Valerian con fermezza.

"Cosa saresti disposto a fare per tua sorella?" Domandò allora Henry sporgendosi verso l'altro ragazzo spostando una nuvola di fumo.

"Qualsiasi cosa mi permetta di aiutarla" rispose il più giovane senza scomporsi.
Al che Henry mi dedicò un lungo e silenzioso sguardo, per poi voltarsi e dirigersi verso la finestra per aprirla.

"Valerian" lo richiamai sentendo un fastidioso nodo in gola "Se vuoi aiutare tua sorella dovrai farci entrare in casa di tua madre e nella casa discografica senza che nessuno ci veda. Credi di poterlo fare?" affermai, nel mentre che la fitta coltre tossica diradava velocemente sfociando all'esterno.

"Puoi ripetermi chi sei e come conosci mia sorella?" Mi domandò confuso.
Se solo avessi il privilegio di conoscerla, pensai fra me e me.

"È mia cugina, l'ho chiamata per darci una mano, lavora nelle forze speciali all'estero. Al momento è in congedo" affermò Henry lanciandomi uno sguardo rassicurante.
Mi limitai ad annuire.

"D'accordo vi darò una mano, ma prima devi giurarmi che Adeline sta bene ed è al sicuro" si impose Valerian rivolgendosi ad Henry con aria stanca ma determinata.

"Fidati se ti dico che non potrebbe essere più al sicuro di così" rispose il ragazzo guardandomi per pochi secondi "Sta bene, ha solo dovuto mimetizzarsi" concluse.

"Perfetto allora." Replicò l'altro "Mettiamoci al lavoro, non abbiamo molto tempo prima che la polizia la trovi." disse infine sistemandosi la giacca.

Repulisti - La ragazza senza nomeWhere stories live. Discover now