Fobie (II parte)

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20 gennaio 2016

Le voci provenienti dal salotto erano distanti e ovattate, non riuscivo ad udire con chiarezza le parole, ma intuii che il nocciolo della questione fossi io. Così la curiosità prese il sopravvento dandomi il coraggio necessario per affrontare la realtà.

Senza nemmeno rifletterci mi diressi determinata alla porta, per poi spalancarla e sbucare nel salotto impettita.

Due paia di occhi mi si posarono addosso, guardandomi con sguardo interrogativo: non li biasimai, i miei sbalzi d'umore erano talmente incomprensibili che nemmeno io stessa riuscivo a decifrarli.

Nello stesso istante un enorme sorriso si materializzò sul viso dolce del ragazzo castano di fronte ad Henry, e i suoi occhi chiari furono attraversati per un attimo da un fugace luccichio.

Valerian mi guardò con un'espressione confusa, quasi timorosa.

Rimasi senza fiato e sorrisi per un labile istante, finché gli occhi non si riempirono di lacrime.

Valerian si alzò dal divano stirandosi i pantaloni con le mani.

"Sarà meglio che vada..." disse, raccogliendo il cappotto dalla poltrona su cui giaceva.

"Aspetta..." replicò Henry, rimpiangendo già ciò che stava per dire "Prima di andare, dille perché sei qui, è giusto che lo sappia. Non ti ho chiamato per dirti che l'avevo trovata solo perché tu che la evitassi." affermò visibilmente frustrato.

Valerian parve sorpreso, dietro la sua espressione incerta fui sicura di scorgere un attimo di gioia illuminargli il viso.

Si sistemò il colletto del cappotto, per poi infilare le mani in tasca e assumere un'espressione triste e malinconica, il suo sguardo era perso, pensieroso.

"Ti va di sederti un attimo?" Mi chiese, accomodandosi su una delle due poltrone.

Guardai Henry per un secondo, per poi sedermi cautamente sul divano.

"Sono venuto qui per informarti della morte di Adrian..." disse, per poi fare una breve pausa "Volevo chiederti se ti facesse piacere venire al funerale."

"Io..." risposi titubante, ma fui interrotta.

"Adeline, ascolta so quello che ci ha fatto? ma negli ultimi anni stava cercando di cambiare, e a nostra madre farebbe piacere che ci fossimo entrambi." replicò prima che riuscissi a rifiutare.

Lo fissai per un breve attimo, cercando un motivo valido per il quale sostenesse quell'assurda teoria.

"Perché nostra madre dovrebbe organizzare addirittura il suo funerale? Era solo un miserabile verme e lei lo sa." Risposi disgustata, ricordando ciò che Adrian mi aveva fatto qualche giorno prima.

Valerian sospirò rumorosamente.

"Adrian era un'importante produttore discografico, la stampa ci marcerebbe sopra ad una notizia del genere. Già siamo stati sulla bocca di tutti per mesi solo perché..." Provò a dissuadermi, lasciando poi in sospeso le ultime parole.

"Perché quella stupida idiota di tua sorella è scomparsa, per poi tornare senza memoria?"

"Non era quello che stavo per dire..." Rispose, concentrando l'attenzione sul pavimento.

"E quindi vieni a cercarmi qui, per cercare di convincermi a venire al funerale di un uomo che mi ha violentata e del quale non ricordo assolutamente nulla. Il tutto solo per salvarti il culo e permetterti di ereditare la casa discografica senza troppi scandali? E io che ci guadagno? Ma soprattutto, perché dovrei fidarmi di te?" Dedussi, guardandolo dritto negli occhi.

"Una parte di eredità sarebbe tua, Adeline, sono tanti soldi..."

"Soldi... Credi che me ne importi qualcosa in questo momento? Ho perso la memoria cazzo, e non è che con qualche milione mi tornerà"

"Hai ragione, sono stato un idiota a venire qui e pretendere tutto questo da te... La tua parte sarà trasferita sul tuo conto in banca in ogni caso, troverò il modo di informare nostra madre della tua assenza.
Mi sei mancata Adeline, e per quel che vale... Mi dispiace" sentenziò poi, alzandosi e scomparendo dietro alla porta d'ingresso accennando un fugace saluto.

Mi massaggiai le tempie con le dita provando a metabolizzare ciò che era appena accaduto.

"Io credo che dovresti andare..." disse Henry osservando le fessure fra le assi di legno del pavimento "Dico solo per stare vicina a tua madre, e riallacciare i rapporti con tuo fratello... Insomma so che non è facile ma provarci non costa nulla..." concluse focalizzando la sua attenzione su di me.

"Perché dovrei stare vicino ad una famiglia alla quale non sento di appartenere?"

"Perché io non ho più una famiglia Adeline, mia madre è morta quattro anni fa e mio padre l'anno scorso, mio fratello si rifiuta di parlarmi e mi ha vietato di presentarmi al funerale di mio padre... Insomma, per quanto complicata vorrei averla io una famiglia con la quale condividere il dolore di una perdita." Rispose lui evitando il mio sguardo.

"Adrian era una persona orribile, perché dovrei onorare la sua morte?"

"Perché era comunque tuo padre..."

"È qui che ti sbagli Henry, lui non era mio padre, nè sarebbe mai potuto esserlo. Un padre non stupra la figlia non appena la rivede dopo mesi che è stata spacciata per morta.
Mi dispiace ma non ci andrò." Affermai decisa dirigendomi verso la cucina.

"Senti Adeline..." provò a dissentire, ma non ci fu verso: avevo preso la mia decisione.

"Henry basta. Il discorso termina qui." Conclusi bevendo un sorso d'acqua.

Il mio sguardo si posò sulla finestra ghiacciata, i raggi solari fendevano timidamente il vetro opaco con debole insicurezza.

Henry si alzò dal divano, per poi raggiungermi.

"Mi dispiace di essere stato invadente, ho esagerato. Ma mi preoccupo per te Adeline e credo che dovresti parlare con tuo fratello, può darti molte informazioni sul tuo passato."

"È proprio questo Henry, forse non sono pronta a guardare in faccia la realtà dei fatti.

La mia mente ha voluto dimenticare per un motivo, saperlo mi potrebbe riportare in quei momenti, e non so se è il caso..."

"Non ti preoccupare, quando ti sentirai pronta l'affonteremo insieme. Non sarai mai più sola, te lo prometto."

Repulisti - La ragazza senza nomeWhere stories live. Discover now