Fuga

55 1 0
                                    

Un buon palazzo ha bisogno di un valido progetto per poter stare in piedi, come gli ingranaggi di un orologio necessitano del lubrificante per girare meglio, o un'automobile non funziona senza carburante.

Lui per me era tutto questo: mi dava la sicurezza e la forza di volontà necessaria per poter scavare nel mio passato senza perdere il controllo di me stessa, era la mia benzina, le mie fondamenta, il vento che spingeva la mia piccola barca a vela.

Come fosse possibile tutto ciò non ne avevo la benché minima idea ma sapevo che in poco tempo era diventato tutto quello che mi restava, un misero frammento illeso in tutta quella maledetta storia.

Inizialmente avevo pensato fosse Jason l'unica persona che potesse aiutarmi, ma purtroppo la perdita della memoria aveva giocato a suo favore agevolando le sue manipolazioni. Mi aveva usata finché aveva potuto per poi gettarmi via come carta straccia.

D'un tratto ripensai alle parole che mi aveva sussurrato all'orecchio, la sua viscida arroganza risuonava forte e chiara nella mia mente amplificandosi man mano che si ripeteva, per poi essere interrotta dalla voce di Henry.

"Ti devi fidare di me" affermò il giovane stringendo il volante fra le dita "Devi farlo, altrimenti come posso fidarmi io di te? Insomma se scappassi di nuovo che dovrei fare, tornare a cercarti? Adeline io voglio aiutarti ma devo sapere che stiamo dalla stessa parte." Era agitato e lo capivo.

Ma quante cose avrebbe capito lui se fosse stato nella mia mente, quante risposte avrebbe ottenuto mettendosi nei miei panni e vedendo le cose dal mio punto di vista. Avrei voluto essere io nei suoi panni, immaginavo fosse così semplice essere a conoscenza del proprio passato, consapevole di sè stesso e delle proprie azioni.

"Io mi fido di te Henry, ho solo bisogno di risposte. Sono impulsiva, e lo sai, ma non ho mai voluto ferirti e mi dispiace davvero se l'ho fatto. Capisco che tu abbia bisogno di sapere se stiamo dalla stessa parte, ma ricordati che io mi sto fidando ciecamente di te perché non ho memoria di noi, quindi ti prego di credermi perché non sono io che devo stare dalla tua parte ma tu dalla mia." Risposi pacatamente, lasciando che le parole fluissero liberamente dalla mia bocca.

Ero stanca dei doppi giochi, delle bugie, dei sotterfugi. Volevo la verità e potevo trovarla solo con il suo aiuto.

Dopo qualche secondo di silenzio Henry parlò nuovamente comprendendo la mia posizione.

"Certo scusami, sto farneticando..." Disse lasciando un amaro senso di indecisione nell'aria, come se entrambi avessimo paura di parlare per non interrompere il silenzio altrui.

"Non stai farneticando" risposi dopo alcuni minuti "Hai tutto il diritto di pretendere sicurezze che fin ora ammetto di non averti dato. Quello che intendevo è che semplicemente sono con te, e che sarà più facile per te fidarti di me perché mi conosci.
Ho bisogno che mi aiuti Henry, sei l'unico che può portarmi alla verità."

"Certo, hai ragione non ci pensavo." Affermò deciso, guardandomi per un fugace attimo come se cercasse di autoconvincersi che la Adeline che conosceva, fosse ancora dentro di me e sarebbe tornata presto, pensando che magari un giorno sarebbe riuscito a ridere raccontando tutta quella storia assurda.

Dopo qualche chilometro di strada il ragazzo accostò davanti a un palazzo color sabbia.

"Io ti voglio aiutare ma con tutta la volontà del mondo noi due da soli non possiamo andare molto lontano." Sì spiegò Henry spegnendo il motore della macchina "Abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno che ha esperienza riguardo queste cose. Ho ben chiare le persone che stiamo andando ad affrontare ma non so in che impicci ci stiamo cacciando, è opportuno procedere con cautela non possiamo fare passi falsi." Concluse attendendo una mia risposta.

"Cosa intendi fare?" Gli domandai condividendo le sue intenzioni.

"Ho chiesto a tuo padre di darci del materiale su cui indagare, l'hanno sospeso in seguito ad un acceso diverbio che ha avuto con la detective Clarke, e ho pensato che potesse darci una mano, anche solo con consegnandoci quello che ha."

Nemmeno mi ricordavo di lui, l'avevo visto una volta, oltretutto al buio, e la prima cosa che aveva fatto era stata ammanettarmi. Quindi non è che non fossi d'accordo, ma mi trovavo a provare un lieve fastidio al pensiero che un'uomo che mi aveva arrestata nemmeno un giorno prima, potesse collaborare con noi liberamente.

"Ma certo, hai fatto bene" affermai contraddendo i miei pensieri "sicuramente ha mezzi di informazione che ci eviterebbero di infrangere qualche legge." Dissi accennando ad un lieve sorriso. Sentii un leggero formicolio al petto quando Henry ricambiò il gesto.

Non appena il ragazzo terminò la chiamata con lui per avvertirlo della nostra presenza, Richard Warren aprì con foga il portone con un largo sorriso stampato in faccia.

Aveva tagliato la barba brizzolata, mentre i capelli grigi erano nascosti sotto un cappellino da baseball verde. Portava in spalla una vecchia borsa da palestra che dava l'aria di essere stracolma di roba e indossava un'anonima maglietta bianca abbinata ad un paio di pantaloni Cargo color cachi, sotto un pesante giaccone invernale.

Una volta che fu salito a bordo l'auto partì verso l'unico posto in cui potevamo essere al sicuro.

In segreto speravo che in qualche modo riuscissi a ricordare, a ritrovare me stessa, mi sembrava l'unico vero modo che potessi avere per comprendere tutta quella storia assurda.

Repulisti - La ragazza senza nomeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora