Flashback (II parte)

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"To beat to a pulp on a Saturday night

Ooooh babe,

don't leave me now.

How can you treat me this way?

Running away.

Ooooh babe.

Why are you running away?"

-Pink Floyd – Run like hell

Non avrei avuto risposta a quella domanda perché non c'era una risposta. Era talmente evidente che non servivano parole.

Mi convinsi di aver fatto la cosa giusta, trassi coraggio e determinazione da quelle note, mi lasciai trasportare dall'appartenenza.

Finché Henry non cambiò stazione facendo partire uno dei tormentoni pop del momento, riportandomi alla realtà.

Non mi accorsi che stessi piangendo: mi asciugai gli zigomi bagnati con la manica del pigiama, per poi afferrare il fazzoletto che mi porse il ragazzo e soffiarmi il naso.

"Tutto ok?" Chiese lui preoccupato abbassando il volume della radio "Vuoi che ci fermiamo un attimo?"

"No, non ti preoccupare... È tutto a posto..." farfugliai tirando su con il naso.

"Sicura?" Domandò di rimando poco convinto dalle mie parole.

"Sì... Devo solo abituarmici, è tutto così nuovo per me..."

"A cosa ti riferisci di preciso?"

"A tutto questo: ho passato l'adolescenza e l'infanzia ad immaginarmi cosa ci fosse fuori dalla proprietà della mia famiglia, come fosse stare lontano da loro, ed ora che ci sono ho paura. Non ero mai salita sull'auto di uno sconosciuto, mai andata al supermercato, mi sono lanciata in solitudine nel mondo e mi sento smarrita..."

Henry si prese qualche secondo per pensare: il silenzio era diventato assordante, si udivano solamente una flebile melodia proveniente dalla radio e il rumore degli pneumatici avanzare sull'asfalto. Annuiva piano, con una mano sul mento.

"Hai fame?" Mi chiese poi d'un tratto cogliendomi di sorpresa.

Fino a quel momento la mia mente era stata investita da una serie infinita di pensieri, preoccupazioni, paranoie, tra cui non era nemmeno lontanamente presente il fatto che avessi fame; ma effettivamente ne avevo, e me ne resi conto solo allora.

Mi sentii sollevata dal fatto che quello strano sconosciuto fosse riuscito a distrarmi quel tanto da darmi modo di preoccuparmi di una cosa banale come la fame.

"In effetti, sì" risposi accennando un sorriso. Non ricordavo nemmeno quando fosse stata l'ultima volta che avevo mangiato qualcosa.

Ci fermammo lungo la strada in una tavola calda semivuota. Le luci esterne fendevano il buio con prepotenza dipingendolo dei colori tipici dei locali notturni, mentre il parcheggio in sterrato era quasi vuoto: una Station Wagon relativamente moderna e un fugone bianco occupavano parte dell'ampio spazio.

Prima che scendessi dall'auto Henry mi lasciò indossare il suo maglione, tenendosi solo la t-shirt nera sotto il giaccone scuro.

Entrando nel locale non fummo particolarmente sorpresi dalla quantità ridotta di clienti: trovammo infatti solo un'uomo seduto al bancone, che stringeva debolmente un bicchiere vuoto di birra come avesse perso il conto di quanti ne avesse bevuti, lo sguardo era smarrito a fissare le sue stesse ginocchia mentre dondolava pericolosamente in bilico sullo sgabello, palesemente ubriaco.

Repulisti - La ragazza senza nomeHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin