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"William...?" Farfuglia con la bocca impastata, provando a mettermi seduta.

"Stai ancora un minuto distesa Adeline. Ricordi qualcosa?"

Non seppi che rispondere: qualcosa ricordavo ma non erano veri e propri ricordi, erano solo pezzi sparsi che potevano semplicemente essere frutto della mia fantasia.

Spostai lo sguardo sul ragazzo accanto a me annuendo piano in risposta alla sua domanda.

"È un inizio, vedrai che con il tempo diverrà tutto più chiaro. Durante l'ipnosi hai descritto il momento più traumatico che hai vissuto dalla scomparsa, ci sarà molto utile, potrebbe essere la causa scatenante della tua amnesia. Non resta che attendere il ritorno di Henry."

Mi accarezzò il viso con aria triste per poi abbracciarmi: il suo respiro si infiltrò fra i capelli inumidendomi il collo.

Dopo esserci separati mi sporsi lentamente verso il bordo del letto mettendomi poi seduta: sentivo i vestiti appiccicati alla pelle umida, e le ginocchia tremare lievemente sotto i pantaloni.

Mi alzai, seguita dal ragazzo, dirigendomi verso la camera da letto in cui avevo dormito, non ricordavo quasi nulla della sera precedente ma avevo la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso.

"Ti ho trovata sta mattina addormentata su una sedia, avevi la testa appoggiata sul tavolo della cucina con un braccio sul viso e l'altro steso sulla superficie di vetro mentre stringevi una tazza di caffè... Immagino tu non abbia dormito molto sta notte..." disse appoggiandosi allo stipite della porta mentre mi sedevo sul letto sfatto.

"In effetti è così"

"L'antidolorifico che ti ho dato non ha fatto effetto?" Domandò lasciandomi la possibilità di mentire. Lanciai un'occhiata fugace al comodino, sul quale giaceva ancora la pastiglia bianca: mi stava mettendo alla prova.

"A dire il vero non l'ho preso risposi, indicando il mobile con un cenno "Al momento abbiamo cose più urgenti, guarda qui..." lo invitai ad avvicinarsi "non so come non mi sia venuto in mente prima di cercare online, ma è stata decisamente una buona idea" Cliccai su un risultato di ricerca che diceva: "Caso Adeline Worren: vittima o carnefice?"

Lessi l'articolo rabbrividendo sempre di più ad ogni riga che leggevo: a quanto diceva quel giornale ero ricercata con l'accusa di omicidio premeditato. E non era l'unico a sostenerlo.

Il mondo mi crollò addosso. Ero da ormai una settimana in fuga: avevo rischiato di morire due volte, ero stata ferita, abbandonata e minacciata nel giro di pochi giorni, avevo assistito a due omicidi e incastrata in un terzo e come se non fosse bastato, venivo accusata di premeditazione. Non riuscivo a credere che la situazione mi si fosse ritorta contro in quel modo.

Dopo poco Henry fece il suo ingresso nell'appartamento e lo raggiungemmo in salotto. William rimase in silenzio per qualche minuto prima di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.

"Abbiamo un problema" disse, senza aggiungere altro.

Henry spostò lo sguardo prima su di me e poi su di lui, esaurito dalla situazione.

"Sono ricercata" lo informai parlando al posto del fratello "dobbiamo trovare una soluzione"

Non parve particolarmente sorpreso, sospirò rumorosamente e annuì piano.

"Richard l'aveva previsto..." disse alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la camera da letto, dalla quale tornò pochi minuti dopo con in mano una grossa borsa da palestra.

Lo fissai stupita: dove diavolo l'aveva nascosta?

Poggiò l'oggetto sul tavolo, aprì la cerniera e la grande notizia che aveva William sul mio rapimento passò miseramente in secondo piano.

Repulisti - La ragazza senza nomeWhere stories live. Discover now