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"Abbiamo disperatamente bisogno di qualcuno che sappia guidare un'autoambulanza"

Alcuni giorni prima,aeroporto di Yokohama

<<Mi ripeta il suo nome,mi scusi>>
<<Graham,Graham Young,sono un dottore e vengo dall'Inghilterra>>
L'ambiente in cui si trovavano offriva una vasta gamma di rumori udibili,nessuno abbastanza forte da sovrastare gli altri,ma tutti quanti che si univano mischiandosi come a formare un gigantesco coro: il rumore delle ruote dei trolley sul pavimento,delle tazze di caffè che si scontravano sui banconi dei bar,il vociare della gente che parlava in tante lingue diverse,gli annunci dei voli..
E che dire dei profumi? Anche quelli erano molto vari: l'aroma del caffè,l'odore di nuovo che emanavano alcuni negozi,il profumo delle varie persone che si passano accanto,ognuno diverso e unico. Faith trovava quella varietà di vita decisamente affascinante: non era proprio quella la prova del fatto che ognuno di loro esisteva? Il fatto che ognuno di loro aveva qualcosa di diverso e che poteva essere distinto proprio grazie a questo non rendeva loro esseri appartenenti ad una sola specie e a un numero incalcolabile di specie diverse contemporaneamente?
<<Quindi,insomma,il suo matrimonio non è andato bene>> Graham si grattò la nuca,gesto che fece stringere il cuore alla giovane,dato che era molto frequente farlo anche un'altra persona.
Erano seduti al bancone di un bar,lei con una tazzina di caffè e lui con una tazza di thè in mano. E la giovane dai corti capelli castani non potè non domandarsi come mai stesse raccontando la sua vita ad uno sconosciuto.
<<Si.. Lo sposo è scappato con il suo ex come nelle migliori soap opera americane>> sospirò,bevendo il caffè.
<<Lei possiede una qualche abilità sovrannaturale?>> il dottore cambiò argomento rapidamente,forse accortosi di aver toccato un tasto dolente.
Faith annuì.
<<Si ma,niente di davvero pericoloso. La uso molto raramente,e lei?>>
Graham accennò un sorriso.
<<La mia si chiama "Teacup Poisoner",mi permette di spostare qualsiasi cosa da un posto all'altro,a patto che io abbia toccato almeno una volta il posto in cui voglio che la cosa sia mandata>>
La ragazza posò la tazzina sul piattino.
<<Sembra più utile per una donna che tiene cura di una casa che per un dottore>> commentò.
<<È più utile di quanto credi>> ridacchiò lui.
Terminato di consumare quel che avevano ordinato i due si alzarono e si diressero verso l'uscita dell'Aeroporto pur continuando a chiacchierare. A Faith non dispiaceva quell'uomo,in fondo. Aveva il suo fascino,parlava di medicina,di spettacolo,le faceva domande sulla sua vita per la semplice curiosità di conoscere,si vedeva dalla sua aria interessata quando lei rispondeva. Quando si trovarono sul ciglio della strada,nel bel mezzo della folla che entrava e usciva da quel luogo,un po' entrambi desiderarono di potersi rivedere.
<<Credo che io debba andare>> sospirò la ragazza inglese,ostentando un sorriso e compiendo con la mano il gesto di spostarsi i capelli da un lato,anche se ormai erano corti e non serviva più a molto.
<<Ma certo,vuole che le chiami un Taxi?>> domandò il suo interlocutore,cortese,ma lei scosse la testa.
<<Faccio da sola>>
Graham dondolava da un piede all'altro,sembrava nervoso. Anche a lui,in fondo,sarebbe piaciuto rivedere la ragazza. Un uomo così composto,così professionale come lui stava decisamente tentennando su una questione non di poca importanza.
Le luci bianche di un Taxi raggiunsero i due,accostandosi poco lontano.
<<È arrivato..>> constatò Faith <<grazie di tutto signor Young>>
<<Grazie a lei del tempo trascorso>>
Proprio subito dopo che la ragazza ebbe aperto lo sportello,lui esplose in un "Aspetti!".
Faith si girò,incuriosita. Il dottore avanzò fino a starle davanti in tutta la sua altezza e a lei mancò il respiro per un attimo.
Graham degludì,rendendosi conto di sembrare minaccioso,e abbassò lo sguardo.
<<Se queste due ore trascorse insieme qui,signorina Foster,mi hanno insegnato qualcosa di lei... Credo di sapere dove sta andando adesso. A casa di suo marito,non è così?>>
La mora sussurrò. Era vero.
Aveva intenzione di recarsi in tutti i posti in cui potevano trovarsi i due uomini che le avevano rovinato la vita e li avrebbe uccisi con le sue mani,in uno dei tanti modi che continuavano ad apparire in sogno come una continua allucinazione realistica.
Non potè fare a meno di annuire,confermando i sospetti del dottore.
<<Se è davvero come penso io,potrò esserle utile. Vede io..>> Graham si avvicinò al viso della ragazza,accostando le labbra al suo orecchio <<sono un assassino>>
Il sangue sembrò essere pompato nelle vene di Faith con una velocità tre volte superiore al normale.
"Io sono un assassino"
Non solo aveva capito dove stava andando,ma aveva anche colto le sue vere intenzioni. Era lei ad essere un libro aperto o quell'uomo aveva dedotto tutto solo dal modo in cui gli aveva parlato?
Nonostante fosse destabilizzata,la giovane parlò con gentilezza.
<<È una questione personale>>
L'espressione del britannico sembrò delusa.
<<Potrei almeno... Accompagnarla?>> era arrossito,lo sentiva. Quella richiesta non aveva proprio nulla di professionale.
In compenso anche la mora sentiva il sangue affluire alle guance,per questo distolse lo sguardo. Cosa le prendeva? Era da poco uscita da un matrimonio mai iniziato e adesso arrossiva parlando con un altro uomo mentre progettava di uccidere il suo ex? Era decisamente troppo da fiction spagnola. Eppure le sue labbra si mossero da sole.
<<Va bene>> disse,ed entrò nel Taxi. Incredulo per il suo successo,Graham impiegò un paio di secondi per realizzare il tutto ed entrare nella macchina.

[...]

Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi per più di tre secondi. Erano niente di più che due sconosciuti che camminavano insieme per la città; Graham ancora cercava una scusa professionale al suo desiderio di accompagnare Faith Foster ad ammazzare il suo ex compagno.
Avevano visitato tre posti: la vecchia camera d'Hotel di Chuuya e Faith,l'Agenzia (si erano spacciati per clienti sposati dopo essersi travestiti) e il parco. L'ultimo posto che rimaneva nella mente di Faith era l'appartamento abbandonato di Dazai Osamu.
Si era fatta sera e una sottile nebbia di Febbraio calava sul suolo della cittadina Giapponese,conferendo al tutto un alone di mistero.
Faith salì le scale,seguita dal suo nuovo conoscente,con una pistola in mano,nascosta dietro la schiena.
<<Sono sicuramente qui>> bisbigliò,davanti alla porta.
Graham accennò un sorriso,come a farle coraggio e lei si dannò per essere nuovamente arrossita.
Suonò il campanello e ci vollero alcuni secondi prima che la porta fosse aperta;con un movimento fulmineo Faith Foster puntò la pistola contro la figura che aveva davanti,ma qualcosa la fece sussultare: non si trattava nè di Chuuya nè di Dazai.
<<Oh cielo>> un uomo dai capelli corvini alle spalle,alto e con un paio di occhiali li squadrò con un sorrisetto.
<<Come mai siete qui? Un debito? Ha aperto tre conti diversi e sono tutti in rosso? Ha provato a suicidarsi davanti a voi? Osamu è un tipo complicato,dovete perdonarlo..>> disse tranquillamente,come se non avesse la canna di una pistola puntata in testa.
<<Tu chi sei?>> urlò la ragazza inglese <<sono qui per ammazzare quei due!>>
Oscar accennò un sorriso.
<<Ammazzare,dici?>> frugò nelle tasche e ne estrasse un biglietto da visita,porgendolo a lei <<in questo momento Nakahara e Osamu non sono in casa,ma se vi interessa..>>
Diffidente,la mora abbassò la pistola: era inutile ammazzare un innocente. Prese il biglietto,era una sorta di biglietto da visita.
Alzò lo sguardo verso l'uomo e lesse ad alta voce.
<<Oscar Wilde,consulente criminale>>

Fine flashback

Era una mattina di metà febbraio più fredda delle precedenti e Chuuya stava congelando. La sera prima aveva scoperto che Oscar aveva effettivamente ragione,Dazai aveva la febbre alta e dopo un po' aveva anche iniziato a delirare. Peccato che alla fine un Dazai stordito dalla febbre e molto più affettuoso del solito gli fosse saltato addosso con la scusa del "è più eccitante se c'è anche un altro in casa" e il rosso non era riuscito a far valere la sua forza di opposizione.
A svegliarlo,però,era stata una folata di vento gelido proveniente dalla finestra,che lo aveva colpito proprio sulla parte di schiena nuda non coperta dal lenzuolo.
Pur avendo gli occhi chiusi sentiva che era ancora nella stessa posizione in cui si era addormentato: con un braccio del partner a cingergli le spalle,un gamba avvinghiata tra le sue e il braccio abbandonato sul sul petto. Il più basso era completamente nudo,mentre l'altro aveva addosso almeno i boxer; era decisamente una posizione scomoda,inoltre il moro aveva lentamente tirato a sè tutta la coperta.
<<Dazai>> mugugnò Chuuya,ma non ottenne risposta <<Dazai,forza,spostati>> lo scosse leggermente,ma non accennava a svegliarsi.
<<Ohi,razza di un idiota sprecabende,svegliati!>> lo scosse violentemente senza ottenere alcuna reazione. Adesso era davvero preoccupato. Perchè non si svegliava?
<<Dazai!>> continuò ad urlare.
Oscar bussò alla porta.
<<Nakahara-san,tutto okay?>>
Chuuya era sull'orlo delle lacrime,cercando di mantenere la calma e pensare a cosa fare.
<<Oscar,chiama l'ambulanza cazzo!>>
Sentì i passi del corvino dirigersi verso l'altro lato della casa e poco dopo la sua voce mentre parlava al telefono.
E nel frattempo una musichetta aveva iniziato a risuonare riempiendo la stanza.

"You can't do a double suicide alone~"

‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali [Soukoku]Where stories live. Discover now