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Una cosa che Yoongi aveva capito del suo capo? Che era un bugiardo, uno di quelli patologici che non diranno mai la verità e che la copriranno sempre con bugie, bugie e ancora bugie, perché una volta che entri in quel circolo non ne esci più.

Jimin era un'incognita, come in quei problemi di matematica, più il problema è difficile più tempo stai a guardare quel problema e cercare di risolverlo in tutti i modi, la maggior parte delle volte lo sbagli e ti fai un'idea sbagliata mentre se sei fortunato riesci a trovare quel piccolo passaggio che ti porta alla verità. E così era per Park.

Yoongi proprio non lo capiva, ma chi lo capiva in fondo? Forse Taehyung.. ma da quello che gli avevano detto nemmeno il modello lo conosceva bene nonostante tutti quei anni. Chi era veramente Park Jimin? Forse nemmeno lui stesso ormai sapeva più neanche chi fosse.

All'assistente dava fastidio non capirlo, gli piacevano le cose che si capivano al volo e odiava le cose complicate per il suo carattere pigro. Non è una persona pigra o svogliata, anzi Yoongi si può definire un vero e proprio lavoratore, ma quando si parlava di persone diventava pigro a scoprire quelle difficili, ma allo stesso tempo molto curioso che lo portavano a scoprire il loro vero animo in ogni caso. 

Ma con il suo capo, il suo scorbutico, viziato, maleducato, egoista capo proprio non ci riusciva. Ci provava ad avere un dialogo oppure cercare di trattarlo più delicatamente e cautamente possibile ma Jimin lo spingeva sempre più all'indietro o lo allontanava. 

Aveva una vera e propria corazza di ferro al posto del cuore che Yoongi proprio non capiva. Più  lo trattava bene più Jimin lo trattava come un sacco di merda e il ragazzo era arrivato al punto di lasciarlo perdere e concentrarsi sul suo futuro, in fondo il suo capo sexy e scorbutico era solo un piccolo pezzo della sua vita.

E ora era nel suo solito ufficio, a svolgere le solite mansioni in silenzio mentre Seokjin trafficava lungo il corridoio avanti a indietro con le carte e i permessi di viaggio in ogni paese in cui sarebbero stati. Yoongi invece non era stanco, era sfinito e nonostante fossero solo le 11 di mattina già non ne poteva più, si sentiva come un pallone sgonfiato.

E proprio quando pensava di andare a mangiare Jimin lo chiamò dal suo ufficio < Yoongi! > sbuffò per poi alzarsi e andare nel suo ufficio adiacente al proprio < mi ha chiamato? > < ovvio che è non mi hai sentito? > Yoongi non rispose questa volta, cosa che colpì il capo.

 < vabbè allora, devi trovarmi un ballerino,  BRAVO, che sappia fare anche da coreografo entro domani>  ci pensò su, non aveva bisogno di trovare un coreografo quando aveva un esemplare di Hoseok a casa senza lavoro. < So già chi.> < chi? > < il mio coinquilino ha fatto parte dell'accademy of art di Seoul ed è un coreografo spettacolare.>

 < ma chi quello rosso ?> < esatto.> < chiamalo. ora sciò.> Yoongi sospirò ancora e strinse i pugni per poi uscire, avrebbe scritto a J-Hope più tardi ora voleva solo mangiare e fumarsi una sigaretta in pace.

Decise di sedersi al suo tavolo da solo, in tranquillità e fumare una sigaretta mentre guardava il paesaggio cercando di liberare la mente mentre si fumava del buon tabacco senza distrazioni o impegni. Finalmente riuscì a liberare la mente e a mangiare in tranquillità.

Intanto Jimin si era incantato a guardare l'assistente da un altro tavolo, ammirare come portava alla bocca il tabacco e di come lo espirava poco dopo. Di come mangiava o di come i suoi capelli si muovevano lentamente per il vento sulla terrazza del suo palazzo. Di come si fermava a riflettere e di come si fermava a chiamare i suoi amici.

Riusciva ad intuire fossero i loro amici sia per il suo enorme sorriso stampato in faccia, sia per le risate roche che ogni tanto faceva a ogni battuta che gli faceva scaldare il cuore. Gli dispiaceva essere così maleducato e scorbutico ma non poteva farne a meno, se no si sarebbe accorto di come sia realmente e non poteva accadere.

Nessuno sapeva chi era veramente Park Jimin e nessuno doveva mai e poi mai scoprirlo o tutto quello che aveva creato si sarebbe sgretolato sotto i suoi piedi permettendo al padre di arrivare al suo livello.

Tutto quello che doveva fare era ignorarlo, come faceva con tutte le altre le persone ma Yoongi non era di certo una persona qualunque. E la situazione si complicata ogni volta per Jimin, perché ogni volta che lo sgridava, che gli urlava contro o rispondeva  gli faceva male.

Gli faceva male, vederlo triste, gli faceva male trattarlo come un sacco di spazzatura e gli faceva male voltargli le spalle anche se vorrebbe girarsi e abbracciarlo e scusarsi di tutto ma non poteva. Doveva tenere duro. Perché era questa la sua vita.

E che vita....

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-MinjieCake

Sweet Liar • YoonminWhere stories live. Discover now