33. non so che fare

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Jimin's pov
Finalmente eravamo a Tokyo. Avevo sempre voluto vedere quella città ed ora un altro mio sogno si stava avverando.

Il viaggio non era durato molto, ma ero riuscito a fare un sacco di foto alle nuvole fuori dall'oblò.

Quando atterrammo, dopo aver preso i bagagli, ci dirigemmo all'hotel che ci avrebbe accolto per quei giorni. Era un bell'hotel molto grande e sfarzoso che però riusciva ad essere discreto con le persone famose, avendo in pratica solo esse come ospiti.

Entrando ci dirigemmo alla reception e prendemmo le chiavi delle nostre stanze, ognuno ne aveva una singola spaziosa e con letto matrimoniale.

Mi diressi verso la mia stanza, evitando di rimanere in alcun modo solo con Jungkook. Nonostante la porta della sua stanza era di fronte alla mia.

*La mia solita fortuna*

Entrai e subito mi chiusi la porta alle spalle, intravedendo con la coda dell'occhio la sua espressione sul volto, quasi nostalgica.

Cercai di non dargli peso e mi fiondai sotto la doccia, volendo eliminare un po' della stanchezza che avevo in corpo. Con l'acqua che scorreva, mi sentivo rigenerato, con lei anche i problemi sembravano scomparire.

Chiusi gli occhi alcuni momenti, beadomi di quel dolce ticchettio delle goccioline che arrivano a terra. Era un suono talmente bello e rilassante da farmi immergere nei pensieri più profondi della mia mente.

Dopo una mezz'ora abbondate, decisi che fosse giunta l'ora di uscire e di asciugarmi. Alzai il braccio verso il rubinetto della doccia per chiuderlo ma non funzionò.

Sbiancai letteralmente dinnanzi a ciò, credendo di aver combinato un casino immenso. Uscì dalla doccia, cercando qualcosa che mi aiutasse a fare pressione sul rubinetto così da poterlo chiudere, ma non trovai niente.

Iniziai a notare come il piatto doccia si stava riempendo e come lo scarico non assorbiva più l'acqua come doveva. Andai ancora più in panico ormai non sapendo più cosa fare.

Il bagno si stava trasformando in una piscina e la colpa era mia.

Mosso dal panico e dalla disperazione, andai a bussare all'unica camera dove pensavo non sarei mai andato, ma era anche l'unica persona da cui potevo andare velocemente.

Quando fui davanti alla sua porta, ero indeciso sul da farsi ma decisi di bussare lo stesso in quanto avevo bisogno di aiuto. Non avevo tempo per pensare ai problemi di cuore, ora ne avevo ben più grandi da risolvere.

Non appena la porta si aprì, lo vidi impallire e sbarrare gli occhi. Probabilmente non si aspettava la questo.

-jimin....-mi disse con voce flebile, sorpreso
-mi dispiace disturbarti, ma ho bisogno di aiuto...non so che fare sono in panico-dissi agitato più che mai, parlando super veloce. Lui lasciò la presa sulla porta portando le sue mani sulle mie spalle per rassicurarmi e calmarmi
-jimin guardami....guardami...respira, respira Jimin....tranquillo-mi disse lui guardandomi negli occhi cercando di rilassarmi. Così feci, calmandomi subito. Dovevo ammettere che nonostante tutto, aveva sempre un certo controllo su di me e riusciva a calmarmi subito.

-ok, ora dimmi qual'e il problema-mi disse una volta che vide che mi ero calmato almeno un po'
-il mio bagno si è allagato, non so come sia successo ma lo scarico non prende più l'acqua e....-gli dissi riparlando velocemente nuovamente, quasi sul punto di piangere per la paura di aver fatto un casino
-va bene, calmo...vediamo la situazione-disse uscendo dalla sua stanza ed entrando nella mia. Afferrai la sua manica, come un bambino che non vuole perdersi mentre lo seguivo timoroso delle conseguenze di quell'allagamento.




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SPAZIO AUTRICE

di solito non lo metto, volevo solo augurarvi una buona vigilia 🎄

Il nostro segretoWhere stories live. Discover now