Ritorno al mondo reale

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Finalmente la mattina del 12 gennaio riaprii gli occhi sul mondo reale.

La finestra della mia camera aveva le persiane completamente spalancate. Fuori il sole brillava splendido. Il riverbero della neve era accecante. Sbattei le palpebre più volte. I rumori della casa colpirono le mie orecchie in maniera roboante.
C'era movimento al piano di sotto, udivo un continuo chiacchiericcio di sottofondo. Voltai leggermente la testa verso la mia scrivania.
Avevo tutti i muscoli del collo indolenziti. Mi accorsi che nel braccio c'era infilato un grande ago. 

Ahi! Pensai. Guardai in alto. Appesa, c'era una flebo.
Chiusi gli occhi e sospirai, quando li riaprii, trovai il suo sguardo immobile su di me.
Daniel era in piedi al mio fianco, bello come mai e mi stringeva la mano.

«Sarah, grazie a Dio, ti sei ripresa!» disse sorridendo, visibilmente sollevato.

«Daniel!» riuscii finalmente a pronunciare il suo nome.

«Shh! Non dir nulla, sei ancora molto debole. Risparmia le forze.»

Deglutii. Volevo parlare, ero stata troppo tempo in silenzio. Daniel mi lasciò la mano e corse fuori dalla porta. «Si è ripresa!» urlò appena fu in corridoio.

Dal piano inferiore sentii un trambusto unico, sedie che si spostavano, passi affrettati che in ordine risalivano le scale. Il primo a far capolino dalla porta fu mio padre.

«Sarah, grazie a Dio!» disse precipitandosi al mio fianco. Si avvicinò e mi baciò sulla fronte. Poi entrarono mia madre e la nonna che non dissero nulla, ma si limitarono a sorridermi.
In ultimo, ma non meno importanti, si affacciarono i miei amici. A loro si era aggiunto anche qualche altro compagno di classe tra cui Stefano.
Tutti erano contenti di vedermi sveglia e vigile.

Un ometto sui sessant'anni si fece largo tra loro. Era il nostro medico di famiglia e mi conosceva da quando ero piccola. Papà doveva averlo chiamato quando ero peggiorata.
«Oh, finalmente ti sei decisa a tornare tra noi, signorina!» disse mentre mi controllava il polso e ascoltava cuore e polmoni. «Direi che non ha niente di grave a livello fisico», disse rivolto ai miei genitori, «La leggera carenza dovuta al digiuno forzato si risolverà non appena ricomincerà a mangiare... Questa possiamo anche toglierla ora!». Sfilò la flebo con un gesto deciso e medicò il buchino lasciato dall'ago. «Poi toglietele il catetere, mi raccomando!» continuò rivolto alla nonna.

«Dottore la ringrazio, non so come avremmo fatto senza di lei!» disse mia madre riconoscente.

«Di nulla signora De Luca. Sarah è una delle mie pazienti preferite!» rispose lui sorridendomi.

«Grazie Ettore, ti devo molto!» rafforzò mio padre.
Il nostro dottore di famiglia era un ex cliente di mio padre. Si erano conosciuti dieci anni prima durante un processo. Il dottore aveva testimoniato a favore dell'ospedale in cui lavorava e di cui mio padre aveva appunto curato la difesa.

«Va bene allora, io vado. Se dovessero esserci problemi non esitate a chiamarmi, mi raccomando» disse congedandosi.
Mio padre lo accompagnò all'uscita. La mamma e la nonna li seguirono.
Tutti gli amici si strinsero intorno a me.
«Sarah ci hai spaventati a morte!» disse Alice ancora un po' scossa.

«Già, per un pelo! Abbiamo rischiato di rimanere senza la coppia dell'anno, in classe!» incalzò Stefano lanciando un'occhiatina eloquente a Daniel, che rispose con un semplice sorriso.

«Oddio, tesoro! Mi hai fatto morire letteralmente per lo spavento!» disse Lalla, a sua volta, abbracciandomi.

Anche altri due compagni che erano venuti a trovarmi si limitarono a ironizzare sull'accaduto. L'unico che rimase totalmente in disparte fu Alex.
Aveva lo sguardo triste e pensieroso.
Daniel capì che aveva bisogno di un momento per parlarmi, così invitò tutti a lasciarci un attimo soli. «Ragazzi, che ne dite se andiamo giù un momento?»
Tutti acconsentirono senza protestare. Alex rimase al mio fianco immobile e silenzioso.
Alice tirò a sé la porta appena uscita, prima di chiuderla, però, mi lanciò un'occhiata di monito. Sapevo cosa intendeva.
Dovevo fare la brava perché in tutta quella faccenda Alex era quello che aveva sofferto più di tutti. Annuii prima che la chiudesse definitivamente, poi spostai tutta la mia attenzione su di lui. Lo guardai intenerita. Il suo viso era proprio segnato dal dolore.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora