Effetti collaterali

16 5 19
                                    


Dovevo pensare a qualcosa che non avesse effetti immediati o almeno non troppo devastanti. Non sapevo come fare e quella era la cosa che più mi faceva dar di matto. Intanto Daniel mi seguì ammutolito, a distanza e sentiva tutti i miei pensieri come io i suoi.
Arrivata all'auto, presi lo zaino dal sedile e me lo misi in spalla.

«Ora?» gli chiesi inquieta appena mi fu accanto.

«Aspettiamo», rispose flebile, col volto cinereo.

Ormai il sole si era levato in cielo e risplendeva placido nell'azzurro intenso sgombro da nuvole. L'aria non era per niente soffocante come in città e una leggera brezza la rendeva fresca e piacevole.

È un bel giorno per morire! Pensai sarcastica.

Cominciai a cercare con lo sguardo un buon posto dove mettermi di vedetta e la perlustrazione diede i suoi frutti: lì vicino, infatti, sotto un albero a picco su un alto costone roccioso, trovai uno spiazzo che faceva al caso nostro. Mi diressi spedita là e dopo una breve arrampicata mi ritrovai sulla cima. Da lassù si vedevano bene tutti i punti d'accesso al lago, in più, con mio grande  sollievo, notai che i raggi del sole riuscivano a penetrare abbastanza in profondità l'acqua del lago e che la punta del campanile era ben visibile.

Bene, eccolo lì! Pensai osservando con attenzione il punto esatto dove avrei dovuto inabissarmi per sfuggire alla morte.

Daniel mi raggiunse pochi istanti dopo. Senza parlare, in religioso silenzio, ci collocammo in due punti diametralmente opposti, l'uno di spalle all'altra, per controllare meglio la zona.
Il silenzio tra noi divenne surreale, senza senso.
Non era la prima volta che fra noi si verificava una situazione così paradossale, solo che questa volta non sapevo bene come sarebbe andata a finire.

Daniel, posso chiederti una cosa? Dissi col pensiero, nella speranza di non fare altri danni.

Certo. Rispose mogio.

Puoi spiegarmi come fai a sapere che questa sarà la fine? Voglio dire...

Sarah! Il suo pensiero tuonò improvviso nella mia mente.

«Aspetta, fammi finire!», ripresi a voce, «So che non abbiamo molte probabilità di cavarcela senza l'aiuto degli altri, soprattutto se ci attaccano in massa, ma voglio capire come hai fatto a sapere in anticipo che andrà a finire male! I tuoi poteri sono tornati solo da pochi giorni e...», mi folgorai con le mie stesse parole. «A meno che tu non lo sapessi già!» mi risposi da sola. Ecco che per l'ennesima volta mi sentii una sciocca. «Perché non ci sono arrivata subito, che cretina che sono! Ma quando imparerò?» dissi tra me furibonda.

Daniel rimase zitto e prese a fissarmi.
Il suo silenzio confermò l'ipotesi che, per altro, avevo già ampiamente assodato.

«Lo sapevo!» esclamai a quel punto alterata, guardandolo torva.

«Sarah, ti prego, cerca di capire!» sbottò lui infine.

«NO, Daniel! Cosa c'è da capire? Hai mentito ANCORA!» gli strillai contro amareggiata.

«Non potevo dirti la verità! Non avresti mai accettato tutto quello che è successo», si giustificò.

«Tu dici?» domandai con aria di sfida.

Daniel abbassò lo sguardo.
Sapevo che stava ammettendo tutto, ma lo stesso glielo chiesi: «Tu sapevi tutto sin dal primo giorno, vero?» chiesi aspra.
Lui annuì disarmato.
Sospirai scuotendo la testa. «Lo sapevo! Per quello eri stato così evasivo quella notte, giù all'Eremo, quando ti avevo fatto domande sul mio destino?»

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now