Ballo di fine anno

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Il tanto atteso ballo si svolse il 12 giugno, nella palestra della scuola.

Daniel aveva curato tutto nei minimi dettagli, dalle scenografie alla scelta del complesso musicale che animò la serata. La scaletta musicale fu la riprova che ci sapeva fare perché scelse pezzi rock vecchi e nuovi, ballate per il momento romantico e tanta buona musica italiana. Insomma mandò tutti in visibilio e tutti riconobbero la sua bravura. Anche se ormai viveva con me, non dovevo dimenticare che era americano e che certe tradizioni erano ancora molto radicate in lui. La preparazione del ballo studentesco, infatti, lo aveva rinvigorito profondamente, glielo leggevo dentro... si sentiva "se stesso" finalmente.

La palestra si riempì in pochi minuti.

La maggior parte degli studenti si presentò in abito da sera come nei balli tradizionali; anche Daniel aveva fatto altrettanto e devo ammettere che mi lasciò letteralmente senza fiato. Per non stonare accanto a me aveva adottato uno stile ad hoc, un po' dark ma molto raffinato: aveva indossato un abito scuro molto elegante, con camicia bianca e scarpe scure, ma il vero tocco l'aveva dato lisciandosi i capelli e lasciando che un morbido ciuffo gli ricadesse sugli occhi marcati con matita nera che ne rendeva il colore, già stupendo, ancor più penetrante e intenso.

Persino Stefano e Alice lo paragonarono al leader del mio gruppo rock preferito, ne fui orgogliosa. Non riuscivo a smettere di guardarlo nemmeno per un attimo, era bellissimo, ne ero totalmente ipnotizzata e in molti, in sala, si erano fermati a contemplarlo per lo stesso motivo.

La sua essenza ultraterrena era riemersa prepotente nelle ultime ventiquattro ore, ancora poco e il processo sarebbe stato irreversibile.
Cercai di non pensarci e mi buttai a capofitto nella festa.

Mi rimangiai fino all'ultima parola quello che avevo detto e pensato a proposito del ballo.
Daniel aveva fatto in modo di non lasciarmi mai sola, nemmeno per un istante. Aprimmo le danze sotto lo sguardo deliziato dei professori e dei nostri compagni di scuola e tutta la serata prese finalmente una piega piacevole.

«Allora, hai visto che è stata una bella idea venire?», mi disse Alice in un momento di pausa tra un ballo e l'altro.
Le sorrisi perché apprezzavo quello che aveva detto.
«Avevi ragione, scusami per non averti dato ascolto sin dall'inizio!» replicai sincera.

«Non fa niente, l'importante è che tu sia qui adesso!». Mi guardò con uno sguardo particolare. Sapevo cosa volesse chiedermi, così le feci segno di avvicinarsi.

«Come stai?» chiese sottovoce.

«Bene, grazie. E ti ringrazio per non averne parlato con nessuno, neanche con Stefano», le sussurrai all'orecchio.

«Di niente, dai, a che servono le amiche, sennò?» disse benevola, con un largo sorriso.

Avevamo fatto pace qualche ora prima del ballo grazie a Daniel e Stefano che si erano messi di buona lena per farci riavvicinare. Alice si era dimostrata una grande amica soprattutto in un momento delicato come quello che stavo affrontando e di questo ero veramente felice perché sentivo che qualunque cosa fosse successa da lì in avanti, lei sarebbe sempre stata dalla mia parte e al mio fianco.

Stefano captò la nostra strana complicità e così con la scusa di un altro ballo me la rubò nuovamente. Alla fine della serata la stanchezza cominciò a farsi sentire così cercai una sedia dove accomodarmi. La gravidanza non è una malattia, è vero, ma devo ammettere che certe cose non si possono sempre fare e ballare tutta la notte è una di quelle.

Daniel venne a prendermi per l'ultimo ballo, quello più solenne che avrei ricordato per tutta la vita. Scelse un lento da urlo e quando la band attaccò a suonare le note di Hurricane, la canzone dei Thirty Seconds to Mars, la riconobbi subito, perché era la nostra canzone... quella che ascoltavo da mesi e che mi faceva rabbrividire ad ogni ascolto!
Mi vennero le lacrime agli occhi perché Daniel sapeva tutto di me e non si dimenticava mai di dimostrarmelo.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now