Pensieri e paure

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Il mese di giugno sopraggiunse in un baleno.

La mia gravidanza proseguiva ed io mi sentivo bene, come non mai. Mi convinsi persino a fare alcuni esami di controllo presso il consultorio per appurare che tutto procedesse tranquillamente.

Per la chiusura della scuola era stata programmata una mega festa nella palestra del nostro istituto e Daniel era stato chiamato dai ragazzi che si occupavano dell'organizzazione per supervisionare le loro idee: avevano pensato a una festa in stile americano, con tanto di ballo, musiche e ambientazione a tema, così, oltre a doversi occupare della preparazione delle materie per gli esami, doveva dividere il poco tempo che gli restava tra me e il comitato organizzativo. Risultato? Rimanevo troppo sola e la mia paranoia saliva alle stelle.

Spesso dopo che mi aveva riaccompagnata a casa, tornava a Milano per i ragguagli sull'andamento dei lavori. È vero, sapevo sempre dove trovarlo, al locale di Lucas, che nel frattempo era diventato il quartier generale del comitato, ma la cosa mi faceva comunque impazzire. Secondo me aveva accettato un impegno troppo gravoso, dimenticandosi che avevo un bisogno costante del suo sostegno.

Arrivai a odiare il ballo e chiunque ne parlasse.
Alice, poverina, finì tra questi perché non faceva altro tutto il giorno. Iniziò a sciorinarmi tremila scuse sul fatto che dovevamo acquistare un abito carino per l'occasione... la cosa paradossale era che non erano previsti abiti da sera come nei veri balli studenteschi, ma tutti sapevamo che sarebbe andata a finire proprio così. E, infatti, nei corridoi non si parlava d'altro!
Tutte le ragazze parlavano solo di scarpe da abbinare al vestito in raso o in chiffon, del trucco da usare o della pettinatura più adatta. I ragazzi discutevano della tipa giusta da invitare, piuttosto che dell'abito scuro da noleggiare... insomma tutto quello che in quel momento io non potevo soffrire!

Io non ne potevo più, ne avevo le scatole piene. Non avevo nemmeno iniziato a pensare ai preparativi per il mio matrimonio che, invece, dovevo perder tempo a pensare a quello stupido ballo, oltretutto ero sicura al cento per cento che l'avrei vissuto seduta in un angolo a causa del mio stato interessante.

Un giorno litigai pesantemente con Alice per questo motivo.

Lei non sapeva ancora che fossi in dolce attesa e così un pomeriggio mi trascinò con sé in un negozio "in" del centro per cercare il suo abito. Mi costrinse contro la mia volontà a indossare una specie di sottoveste blu notte, di seta, lunga fin sotto i piedi.

«Wow!» disse appena uscii controvoglia dal camerino «Ti sta benissimo... Sembri una sirena!».

«Grazie, ma non fa per me», tagliai corto nella speranza che mollasse la presa. Ma lei permase e la commessa della boutique le diede man forte, così oltre a dover fronteggiare la sua testardaggine, finii per scontrarmi con l'insistenza opprimente dell'addetta ai lavori.

«Ma perché?» mi chiese arrendevole, davanti all'ennesimo diniego.
Esasperata, la tirai in disparte e le confessai la verità che ormai mi trascinavo dentro da quasi un mese: «Perché sono incinta!», le sibilai seria in faccia.

Sul suo viso, all'inizio, apparve un'espressione sorpresa, poi la rabbia.
«Perché non me l'hai detto prima?», disse stizzita.

«Che differenza avrebbe fatto?», replicai.

«Come che...», si zittì all'istante e mi lanciò un'occhiata gelida. La sua mente acuta era arrivata presto alla conclusione. «Lascia stare, ho capito! Non ti fidi di me! Hai paura che ne sparli in giro, vero?».
Centrò in pieno il motivo del mio silenzio. Mi vergognai per aver pensato una cosa del genere, ma la paura d'essere giudicata era troppo radicata in me, non potevo farci nulla.
Alice non disse altro, prese le sue cose e mi piantò là nel negozio.
Quando la raggiunsi per strada e cercai di spiegarle le mie motivazioni, la sentii infierire: «Sei una  traditrice , malfidente!», mi urlò contro arrabbiata, mentre cercavo di fermarla. 

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang