Noi

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Le due settimane successive "all'incidente" le trascorsi tra scuola e ospedale. Dalla zia ci andavo solo per dormire.
I dottori dissero che avrebbero dimesso mia madre a breve, erano ottimisti, stavano solo aspettando che la placenta si rinsaldasse perfettamente prima di permetterle di alzarsi di nuovo dal letto. Lei non ne poteva più dell'ospedale, dei suoi pasti e dei camici bianchi... affermava che lo stare troppo a letto le aveva provocato un terribile mal di schiena e forse non aveva tutti i torti... il materasso era duro come la roccia, ma credo che fosse anche dovuto al normale progredire della gravidanza.
Nel frattempo mia nonna Evelina si era insediata a casa nostra e nell'attesa del rientro di mia madre si occupava di mio padre e della casa.

In classe la convivenza con Daniel era diventata paradossale, quasi invivibile, almeno da parte mia. Non potevo minimamente manifestare il mio interesse per lui perché agli occhi di tutti dovevamo apparire solo come due "buoni amici".
Fuori, lontano dagli sguardi indiscreti, invece, potevamo dare sfogo ai nostri sentimenti repressi. Tutta quella situazione provocava in me molta insofferenza e insoddisfazione, ero diventata sempre più ombrosa e scostante, con tutti, e la cosa non faceva certo piacere a Daniel.
Altra assurdità era che con la zia non potevamo assolutamente fingere... dovevamo costantemente sforzarci di manifestare il nostro interesse reciproco, per non gettarla nel sospetto ed evitare così un interrogatorio di terzo grado alla fine della giornata.
Per fortuna, in tutto quel caos di finte apparenze, nessuna delle due sorelle aveva avuto la cattiva idea di raccontare a mio padre della mia finta nuova storia.
Ringraziai il cielo di ciò, anche se sapevo bene che quella pace apparente non sarebbe durata ancora per molto perché alla fine mio padre avrebbe scoperto tutto.

Le lezioni, a scuola, in quelle due settimane filarono via senza novità rilevanti.
Alice una mattina mi colse in contropiede perché chiese notizie di mia madre e della sua gravidanza. Non mi meravigliai più di tanto alla fine, perché ero stata proprio io a parlargliene alcune settimane addietro, comunque preferii omettere che fosse ricoverata in ospedale per due motivi: primo perché non volevo che andasse a trovarla; secondo perché non volevo, assolutamente, che ne parlasse con la mia nemica Silvia... Meno sapeva della mia vita privata, quella vipera, meglio era!
Mi limitai a dirle che il ginecologo aveva preferito metterla a riposo forzato per un po'. Lei sembrò soddisfatta delle mie informazioni e così non chiese più nulla.

Alice è sempre stata buona con me, volevo frequentarla di più ma Daniel in quel periodo mi aveva consigliato, vivamente, di starle alla larga, almeno finché il mio addestramento non fosse terminato.

Un venerdì sera, di metà ottobre finalmente arrivò il tanto sospirato rientro a casa. Appena fui lì, constatai che persino la mia stanza mi era mancata molto.
Riabbracciato mio padre, mi tuffai tra le braccia della nonna facendomi soffocare intenzionalmente dai suoi baci... sentivo, più che mai, il bisogno di averla accanto.
La nonna per l'occasione mi aveva preparato la sua super torta di mele che divorai deliziata.

Passammo la serata a raccontarci quello che avevamo fatto durante l'estate perché era da più di quattro mesi che non ci vedevamo. La casa nuova le piacque molto, quella era la prima volta che veniva a trovarci lì. Le chiesi di raccontarmi i dettagli della sua ultima crociera e così mi mostrò una valanga di fotografie. Mi affascinò parlandomi dei luoghi che aveva visto e delle visite ai suoi innumerevoli amici sparsi in giro per il mondo.

La nonna era una donna piena di energie, direi quasi senza età e contrariamente a quello che molti dicevano, non era affatto bisbetica o antipatica, anzi era forte e indipendente.
Era rimasta vedova ancora molto giovane, così, come la mia bisnonna, crebbe mio padre da sola. In tanti, spesso, mi dicevano di somigliarle sotto molti aspetti. In effetti, ancor oggi possiedo alcune doti simili alle sue, ma posso affermare con fermezza che non siamo mai state uguali.
Quando mi chiese notizie di Alexander, contrariamente a quello che credevo fosse il suo parere, appoggiò la mia scelta e non volle neanche conoscere i particolari della vicenda; ne fui sollevata.
Per tutto il week-end mi lasciò libera di gestire il mio tempo libero, senza monopolizzarmi.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora