Attacco celato

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All'uscita da scuola Alice e Stefano si fermarono vicino alla nostra auto per concordare l'ora della nostra uscita a coppie.

«Allora come facciamo sabato? Venite voi qui e andiamo al cinema o preferite che veniamo noi e andiamo a fare un giro al lago?» chiese Stefano sperando nella prima opzione.

Daniel mi guardò nuovamente interrogativo, io voltai lo sguardo verso Alice. Nei suoi occhi lessi la speranza di una passeggiata romantica sul lungo lago.

«Direi che è meglio se venite voi, mia madre non credo che mi presterà ancora l'auto... E' stato un gesto di magnanimità quello di oggi!»

Stefano mi guardò deluso, Alice invece s'illuminò.
«Siii, che bello!» esclamò trionfale «Così avremo modo di chiacchierare tranquillamente in qualche locale.» Mi ringraziò con lo sguardo.

«Già, tranquillamente...» le fece eco Stefano un po' sconsolato per la mia decisione.

Daniel non disse nulla, ma lessi nei suoi occhi la perplessità.
Sospirai lievemente e Alice mi udì. «Ragazzi, direi che è arrivato il momento di lasciarvi un po' soli! Grazie per la compagnia. Ci vediamo domani a lezione!» disse incalzante, lanciandomi un'altra occhiata d'intesa.
Le fui grata perché aveva capito che tra me e Daniel c'era un po' di tensione. Stefano non protestò e si fece trascinare via dalla mia vulcanica amica.

Daniel aprì l'auto, ma non salì subito al posto di guida, rimase a fissarmi da sopra lo sportello spalancato: ero rimasta imbambolata con lo sguardo perso chissà dove.
Sospirò scocciato e iniziò a picchiettare lievemente con le dita sulla carrozzeria dell'auto nel tentativo di destarmi, ma fu inutile. Richiuse lo sportello, girò intorno all'auto e si parò dinanzi a me, fu solo in quel momento che mi ripresi.

«Hai detto qualcosa?», replicai stralunata.

«Sarah, stai bene? Sembri assente oggi!»

«Sì, te lo ripeto, sono solo un po' stanca» lo rassicurai. Effettivamente mi sentivo strana, ma non volevo darci peso. «Andiamo?» dissi dopo un attimo mentre mi accomodavo sul sedile del passeggero.
Daniel alzò gli occhi al cielo e lo sentii borbottare "Donne!" mentre rientrava in auto. Mi venne da sorridere.

Per fortuna il traffico era fluido perché ancora non era ora di punta, così riuscimmo a lasciare rapidamente il centro città. Accese l'autoradio nella speranza di rendermi un po' più partecipe, ma lo stesso non dissi nulla per tutto il viaggio.
Arrivammo a casa verso le quindici, avevo una fame allucinante così senza riflettere, appena l'auto cominciò a discendere in rimessa, spalancai la portiera e scesi dall'auto mentre era ancora in movimento.

«Aspetta almeno che mi fermi prima di spalancare lo sportello!» mi urlò dietro Daniel, spaventato per il mio gesto imprudente.
Io non gli risposi, alzai le spalle e girai sui tacchi, lui ci restò malissimo.
Appena risalì dal garage, venne a cercarmi e a chiedere spiegazione per il mio comportamento. «Mi spieghi che ti è preso? È da stamani che ti comporti in maniera strana. Sembra quasi che non t'importi di nulla!»

Le sue parole penetrarono il mio cervello come la punta di un trapano e la sensazione di pesantezza, che mi aveva soggiogato per tutto il giorno, si alleggerì e, improvvisamente, mi ridestai. Mi guardai in giro cercando di capire cosa mi fosse successo, poi il ricordo dell'incontro-scontro con Andrea mi pervase lo stomaco e un dubbio atroce mi assalì.
Istintivamente sfiorai il medaglione che portavo sotto il maglione. Lo estrassi per controllare e Daniel si avvicinò per osservarlo, come me...
Entrambi raggelammo.
La pietra, che un tempo brillava di vita propria, ora era spenta, vuota...
Era diventata un comune pezzo di vetro, come il frammento di una bottiglia.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now