In mano nemica

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Daniel iniziò a sentirsi male.

«Sarah... ti prego... andiamo» disse prima di accasciarsi al suolo.
Il sangue mi si gelò nelle vene, mi spaventai a morte.
Che cosa gli stava succedendo?
Svelta aprii lo sportello e lo aiutai a salire a bordo. La sua faccia era diventata una maschera di dolore. Improvvisamente, prima di lasciarsi cadere tramortito sul sedile, spalancò per un attimo gli occhi verso di me come a implorarmi di fare presto, ma mi resi conto che non vedeva e che uno strano turbinio di colori si muoveva al loro interno.

Il cuore prese a pulsarmi all'impazzata, le gambe si mossero in automatico e mi portarono di corsa al posto di guida. Assicurato Daniel al sedile, partii veloce verso casa.
Arrivati a destinazione, mentre lo aiutavo a scendere dall'auto mi resi conto che i miei erano usciti con l'altra auto e che dunque non c'era nessuno che potesse aiutarmi.

«E va bene, mi arrangerò da sola» borbottai fremente.

Lo accompagnai nella sua stanza e lo feci stendere sul letto. Appena si coricò, richiuse gli occhi e non li riaprì finché non tornai con acqua e medicine. Gli misurai la febbre e il termoscan segnò il solito 40,5°.
Ripetei la stessa procedura della volta precedente: lo spogliai completamente, senza fatica questa volta, e lo ricoprii solo con il lenzuolo.

«Va bene, ora ci siamo!» sospirai esausta «Non mi resta altro da fare che aspettare.»

Daniel era caduto subito in un sonno profondo, così con titubanza e apprensione andai a fare una doccia... avevo il bisogno estremo di togliere da dosso tutta l'umidità accumulata nelle ossa a causa della nuotata improvvisata. Rimasi sotto il getto dell'acqua calda per una buona mezz'ora e tremila pensieri mi affollarono la testa.

La febbre gli è tornata per via dell'acqua gelida. Pensavo. Non c'è altra spiegazione e poi quel sadico di Andrea come ha fatto a sapere del luogo dove avrei nascosto la Pergamena?
Non riuscivo a darmi una risposta, poi una strana idea mi attraversò la mente.

Ma certo... Ora ho capito! Il medaglione non li ha sentiti arrivare perché quando è imploso su se stesso, probabilmente una parte del suo potere è stata compromessa dall'attacco nemico e si è trasformato a mio svantaggio... E' un po' come avere una trasmittente attaccata al collo.

Non c'era altra spiegazione logica a quello che era accaduto, i miei spostamenti ormai potevano essere tracciati in qualunque momento senza problemi.
Terminata la doccia, rapidamente mi asciugai e mi vestii perché dovevo correre a controllare Daniel. La medicina ormai doveva aver fatto effetto.
Appena entrai nella stanza fui risollevata nel vederlo già sveglio.

«Ehi ,come stai?» dissi felice, nel vederlo di nuovo presente.

«Che cosa mi è successo?» chiese lui ancora un po' frastornato.

«Non ricordi?» domandai inquieta. Mi avvicinai e mi accomodai al suo fianco, sul bordo del letto.

«No, ricordo solo che avevo appena aggiustato i vetri dell'auto di Lily, poi buio totale!»

Gli toccai la fronte, era sfebbrato. Lo guardai attentamente. Il colore della sua pelle era roseo come sempre, ma il colore dei suoi occhi era strano.
D'istinto guardai l'anello che portavo al dito.
Mi venne quasi un colpo perché era dello stesso colore degli occhi!
Daniel capì.
 «Sono così anche i miei occhi, vero?» chiese senza scomporsi più di tanto.
Accennai un "Sì" col capo, mi alzai e presi lo specchietto che c'era sulla scrivania.

«Guardati...» dissi porgendoglielo.
Daniel rimase silenzioso a osservarsi per qualche minuto.

I suoi occhi erano diventati grigi.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora