Mezzo angelo

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Daniel mi svegliò alle sette in punto come da programma. Appena fui pronta, scendemmo in cucina a far colazione. Mio padre, seduto sul solito sgabello con la tazza di caffè in mano, alzò lo sguardo dal giornale come ci vide entrare.

«Buongiorno ragazzi!» disse allegro.

«Ciao papi», dissi io con un sorriso. Daniel come sempre gli diede una leggera pacca sulla spalla senza dir nulla.

«Allora... Oggi è il primo giorno di vacanza?» domandò ironico.

«Mmm, non me lo ricordare!» esclamai io, sconfortata. L'idea che gli esami si stavano avvicinando mi tendeva come una corda di violino.

«E perché?», ribatté subito, «Non sei felice?»

«Papà!» lo ammonii impetuosa «Sai che non è vacanza per noi, tra dieci giorni iniziano gli esami!»
Fece una smorfia. «E va bene, dai, volevo solo sdrammatizzare un po' la situazione! Come sei fiscale!». Lo guardai storto e a quel punto capì che non ero in vena di scherzare. «Va bene, come non detto...» disse infine tornando alla sua lettura.

Daniel non disse nulla perché sapeva bene come stavo e come mi sentivo, quindi finì di fare colazione alla svelta. Io mi limitai a buttar giù due fette biscottate e un po' di succo di frutta nella speranza di non star male.
Mia madre non scese a salutarci, perché era alle prese con Michael che rifiutava di farsi cambiare il pigiamino sudato; quella mattina, infatti, il caldo era soffocante.
Il cielo grigio, chiuso dalle pigre nuvole, creava una cappa insopportabile di umidità e calore.
La nonna per questo motivo se n'era tornata a casa sua da una settimana, non sopportava proprio l'afa che c'è da noi. Mi spiacque molto vederla partire, ma fu meglio così, almeno le risparmiai l'ennesima delusione che di lì a qualche giorno avrei inflitto ai miei genitori...

Daniel appena salì in auto impostò il condizionatore a una temperatura decente, perché non voleva che soffrissi per gli sbalzi. Durante il viaggio gli raccontai del mio sogno.

«Ti dico che era bellissima!» esclamai entusiasta a un certo punto.

«Ti credo, lo so... l'ho vista!»
Rimasi di sasso a quell'affermazione.

«Come l'hai vista? Io non l'ho mai sognata prima di stanotte. Non puoi averla vista nei miei ricordi!»

«Sarah, chi pensi mi abbia detto che eri incinta?» disse subito, prima che partissi a fare mille congetture. Lo guardai sbalordita.

Lei!

«Sì, esatto. Mi è apparsa in sogno qualche sera prima che ti portassi al mare. Non ti avevo detto nulla perché speravo che te ne accorgessi tu per prima. Invece sappiamo bene com'è andata a finire!», ridemmo al ricordo di quella strana domenica.

Finalmente giungemmo da Lucas.
Il sole era fin troppo caldo per essere appena le nove del mattino e a Milano si soffocava peggio che da noi. Il cielo, lì, era bianco a causa dell'afa.
La maglietta svasata che indossavo era già bagnata all'inverosimile; l'aria condizionata non mi aveva impedito di sudare.
Lucas, appena entrati nel locale, ci fece cenno di andare sul retro, così Daniel mi trascinò svelto dietro di se e poco prima di varcare la seconda porta si voltò dicendomi: «Ora comportati bene, mi raccomando! Non dire nulla se non sei direttamente interpellata, okay?»

«Signorsì, signore! Agli ordini», ribattei ironica mimando l'attenti. Lui mi guardò col solito sguardo che faceva sempre quando si rassegnava alla mia testardaggine.
Sapeva che mi stava chiedendo un grande sacrificio, ma decisi di fare la brava e di non reagire a eventuali provocazioni.

Entrammo in silenzio senza farci notare e mentre due di loro erano intenti in un acceso dibattito, ci accomodammo su due sedie libere in fondo al magazzino. Per un po' Daniel rimase al mio fianco, poi si avvicinò al gruppo in piedi vicino al leggio dell'oratore. Cominciai a guardarmi intorno e riconobbi tutte le facce che mi avevano sostenuto durante la sua prigionia. L'unica assente era Katrina.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant