Sconcertante verità

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Alle ventuno mi ritirai in camera, ero esausta.
Dopo essermi lavata, mi coricai e appena chiusi gli occhi, subito crollai in un sonno profondo. Iniziai a sognare.

Mi trovavo nella piccola radura con Daniel, durante un allenamento. Stavo imparando alcune mosse di difesa personale.
Incitata da lui stesso, avevo cominciato a colpirlo forte. A un certo punto però, qualcuno alle mie spalle aveva iniziato a parlarmi e mi sussurrava nelle orecchie mellifluo: 
"Sii più rapida nei movimenti così gli impedirai di difendersi... Colpisci...Più forte! Sai fare di meglio!".

Voleva che facessi male a Daniel, che lo colpissi seriamente. Cercavo di oppormi con tutte le mie forze, ma qualcosa, lentamente, mi impediva di ribellarmi facendomi scivolare sempre più in uno strano torpore mentre la mente si annebbiava.

La visuale mutò come se stessi guardando la scena da un'altra angolazione. Sul mio viso ora era dipinta un'espressione sadica, quasi diabolica, e avevo perso totalmente il controllo del mio corpo: non sapevo più cosa stessi facendo e cosa fosse giusto o sbagliato.
Quel essere alle mie spalle continuava a sussurrare sempre più insistente... ero ipnotizzata dalla sua voce e mi sentivo intrappolata in quello strano torpore. Daniel urlava disperato nel tentativo di destarmi, ma io non riuscivo a reagire. Per un attimo, riaffiorata la lucidità, voltata la testa, con disgusto osservavo l'ombra scura che mi teneva sotto incantesimo: era orrida, deforme, nera come la pece, incorporea e con piccoli occhi rossi... insomma un demone in piena regola. Cercavo disperatamente di liberarmi, ma era inutile. Mentre guardavo avvilita Daniel, al suo fianco avevano preso corpo le due ombre che lo avevano immobilizzato.

Era senza via di scampo.

Intrappolato.

Provavo a urlare, ma la voce non usciva. Urlavo dentro disperata, affranta, ma nessuno poteva sentirmi... Le lacrime presero a scivolare lungo le mie guance.

Cercavo di divincolarmi, ma il mio corpo impazzito non rispondeva e continuava a colpire Daniel incessantemente che, a un certo punto, si accasciò sputando sangue.

I due mostri, visibilmente compiaciuti, lo mollarono e lo lasciarono cadere in terra esanime e subito le loro risa infernali riempirono l'aria circostante.

Un urlo straziato, finalmente uscì dal mio petto. A quel punto mi svegliai di soprassalto.
Ansimante mi sedetti nel letto e con mano incerta accesi l'abat-jour.
Lo sguardo era annebbiato dalle lacrime e il cuore mi batteva a mille. Le immagini dell'incubo erano ancora troppo vivide nella mia mente per sentirmi meglio. Quando riacquistai la vista, mi resi conto che tutti i miei familiari erano nella mia stanza e che mi stavano guardando preoccupati: avevo urlato così forte da farli trasalire e accorrere all'istante.

«Sarah... Cosa c'è che non va? Continui a fare gli incubi!» disse mio padre preoccupato mentre mi carezzava la schiena.

«Non è niente, sul serio...», cercai di tranquillizzarlo anche se la mia voce tradiva quello che stavo dicendo.

«Sei strana da un po' di giorni a questa parte» continuò apprensivo. Mia madre mi fissava turbata.

«Sto bene, davvero! Mi dispiace di avervi spaventato...», ero mortificata.

«Andiamo, lasciatela tranquilla! È solo un momento, passerà!» disse nonna comprensiva.

Finalmente uscirono dalla mia stanza. Mia madre, prima di richiudere la porta, mi lanciò un ultimo sguardo preoccupato, io mi coricai di nuovo voltandomi dall'altra parte.
Le lacrime cominciarono a scendere silenziose. Spensi la luce.
Sentivo un dolore assurdo alla bocca dello stomaco come quando si urla a squarciagola per lungo tempo. Rimasi con gli occhi sgranati nel buio a riflettere.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now