Il mio angelo

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In fretta indossai una felpa sul pigiama e infilai le scarpe da ginnastica. Attenta a non far rumore scesi rapidamente le scale. I miei erano già andati a dormire, quindi la via era libera. Con passo felino uscii dalla porta posteriore che dava direttamente sulla pineta, badando bene di lasciarla socchiusa.

Lui rimase lì fermo ad aspettare.
Mi avvicinai con circospezione. Non avevo paura, ma sentivo che c'era qualcosa di singolare in quella visita improvvisa.
Quando mi avvicinai, Daniel uscì allo scoperto.
Era bellissimo. Illuminato dalla luna, la sua pelle perfetta rifletteva come la neve e i suoi occhi erano profondi come la notte che ci circondava... intorno a lui c'era un'aura celeste.

Finalmente capii: Daniel non era umano, era un angelo vero.

Ogni tessera di quel complicato puzzle, improvvisamente coincise. Tutto quello che era successo fino a quell'istante, ebbe un senso. Mi ero innamorata di un angelo, era stato inevitabile. L'attrazione che sprigionava faceva parte della sua natura, era stato creato per diffondere amore e pace intorno a se. Non poteva esserci altra spiegazione logica al mio comportamento, era quello il "motivo" per cui ne ero così attratta. Si avvicinò per toccarmi.
Io rimasi immobile per via dello stupore che la scoperta appena fatta aveva provocato in me.

 Mi prese entrambe le mani e le intrecciò con le sue. Un brivido immenso mi percorse tutta. Mi accostai a lui e istintivamente lo abbracciai, per risposta mi strinse forte a se. Le sue spalle, larghe e possenti, mi diedero sicurezza. Il suo profumo inebriante era un misto equilibrato di fragranze: un campo dai mille fiori su cui spira un dolce vento primaverile. Appoggiai la testa sul suo petto e ascoltai il ritmo del suo cuore... era musica per le orecchie!
Tutto il tormento di quella serata scomparve all'istante. Daniel ora era lì con me e finalmente tutto era perfetto.
Con un gesto delicato della mano alzò il mio viso verso il suo.
Desiderai disperatamente che mi baciasse ma con mia grande delusione si limitò solo a guardarmi negli occhi. Mi persi nell'infinito del suo sguardo mentre continuava a stringermi a se. Lentamente, senza che me ne rendessi conto, ci sollevammo da terra. Feci per urlare, ma mi mise un dito sulla bocca per rassicurarmi. Cercai di non guardare in basso e provai a guardarmi intorno. Vidi che stavamo salendo al di sopra degli alberi, sempre più in alto.

Il panorama dall'alto era meraviglioso. Il lago era uno specchio illuminato dalla luna e c'erano pace e quiete tutt'attorno. Ci dirigemmo verso l'entroterra volando sui boschi e sui campi silenziosi, poi curvammo dolcemente verso il lago. Poco dopo planammo leggeri come aquile verso un piccolo edificio abbarbicato a strapiombo sulla roccia e atterrammo morbidamente. Faticai un po' a orientarmi a causa del buio ma appena gli occhi si abituarono, mi accorsi che eravamo nel chiostro di un'antica chiesa: l'Eremo di Santa Caterina del Sasso, uno dei santuari più suggestivi della zona.
Daniel sciolse l'abbraccio e si allontanò da me di qualche passo. L'aura che aveva intorno lentamente si affievolì fino a svanire. Aveva ripreso la sua forma umana.

Intimorita, mi riavvicinai. «Dimmi chi sei» mormorai con un filo di voce.

«Sai già chi sono, Sarah», rispose con voce calma e profonda.

Il suo sguardo mi legò nuovamente a lui

«Ho paura a dire ciò che penso», ammisi flebile.

«Perché? Che cosa temi?» chiese indagandomi l'anima.

«Che sia un sogno e che tutto svanisca» confessai infine, sincera. Mi sembrava un sogno, ma era tutto reale. Stentavo ancora a crederci. «Sei venuto a prendermi per sempre?» gli chiesi dopo un attimo.

«No, non sono quell'angelo!»

Scese il silenzio.
Non riuscivo a sentirmi triste o spaventata, anzi non provavo alcuna emozione, solo tranquillità. Ero sicura che fosse l'effetto della sua vicinanza.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now