Strane coincidenze

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Il lunedì mattina fu allietato da una telefonata.
Quando all'intervallo mio padre mi chiamò sul cellulare per comunicarmi la bella notizia, non riuscii a trattenere un salto per la gioia: la mamma finalmente stava bene e tornava a casa.
I miei compagni mi guardarono sorpresi, persino Daniel si stupì nel vedermi così euforica.

Ehi, sei felice! Mi disse mentalmente, lanciandomi un'occhiata che la sapeva lunga.

Sì, la mamma torna a casa, finalmente! Ma tu... non lo sapevi già?

Oh, sì! Volevo solo vedere la tua reazione. Ribatté con aria di scherno.

«Mah, che razza di imbroglione!» gli urlai dietro, rincorrendolo allegramente per tutto il corridoio.

Il fatto di poter scherzare con Daniel così apertamente mi faceva stare bene e mi evitava di pensare alla promessa fatta, alleggerendo così il fardello che mi ero creata accidentalmente e che facevo fatica a portare dopo soli due giorni.
Speravo che il mio addestramento non durasse ancora molto, così lassù avrebbero sciolto la mia promessa e finalmente sarei potuta stare con lui, per sempre.

Durante l'ora di Educazione Fisica continuammo a punzecchiarci senza sosta. Il ragazzino assopito in Daniel da quasi settant'anni stava lentamente riemergendo e faceva crescere in classe uno strano entusiasmo. Tutti si erano accorti dei suoi cambiamenti da quando era arrivato. A molti faceva piacere, soprattutto a Stefano, il suo compagno di banco, che aveva trovato in lui la spalla su cui contare per tutte le sue bravate.
Agli occhi di tutti il bel ragazzo distinto e serio, entrato dalla porta il primo giorno di scuola, si era trasformato in un irresistibile sciupa cuori che aveva solo voglia di divertirsi.

Tante ragazzine del primo e secondo anno gli morivano dietro... Erano letteralmente impazzite per lui!
Sempre più spesso, infatti, lo accerchiavano in gruppo per potergli anche solo strappare un saluto, ma lui non le degnava nemmeno di uno sguardo e proseguiva per la sua strada trascinandosi dietro un codazzo starnazzante. Io mi divertivo a guardarle, soprattutto quando mi avvicinavo per parlargli o anche solo abbracciarlo con fare lezioso...Iniziavano ad agitarsi in maniera convulsa manco fosse stato un divo di Hollywood!

Io sapevo bene che quella era solo una "facciata".
 Lui era sempre il mio inguaribile romantico e sognatore, l'amore della mia vita. Vederlo così allegro e spensierato rafforzava la mia forza di volontà. Mi sentivo fortunata e il solo pensiero che un giorno, non troppo lontano, mi avrebbe sposata, mi dava la forza necessaria per andare avanti nel mio percorso formativo di Guardiana.
Ancora non aveva ricevuto risposta dal suo Angelo Superiore, ma la sua causa doveva essere a buon punto, perché il suo buon umore aumentava col passare dei giorni... Era così su di giri, che un giorno riuscì persino a far ridere di gusto la burbera professoressa Bossi!

All'uscita da scuola corsi subito a casa di zia Eleonora.
Appena entrata dalla porta, mia madre mi accolse a braccia aperte. Papà era andato a prenderla all'ospedale durante la pausa pranzo e l'aveva lasciata lì prima di rientrare in ufficio.
Nel suo sguardo colsi una scintilla di malizia. Sapevo cosa significava: cercava Daniel.
Ormai si era abituata a vederlo sempre al mio fianco.

«Come mai sola?» chiese curiosa, «Daniel ha da fare oggi?»

«Un impegno con i suoi», mentii spudoratamente.

Eleonora ci raggiunse in un lampo appena udì che Daniel non era con me.

«Ma come? Ultimamente siete inseparabili e proprio oggi che tua madre rientra a casa lui non c'è?» incalzò con fare sospettoso.

«Era un impegno che stava rimandando da troppo tempo... Sai, non esisto solo io nella sua vita!» esclamai con aria di rimprovero. Che bisogno aveva di farmi la ramanzina davanti a mia madre? Cominciai a pentirmi di aver permesso a Daniel di essermi stato così vicino nelle ultime settimane. Esasperata, non risposi a nessun'altra provocazione, così calò il silenzio.
Ci sedemmo a pranzare.
Accesi la TV per ascoltare il telegiornale.
 Stavo inghiottendo l'ultimo boccone di pasta quando un servizio me lo fece andare per traverso.
Iniziai a tossire  forte, tanto da spaventare mia madre. Zia, invece, senza scomporsi, mi diede una forte manata sulla schiena e il boccone scese di colpo per l'esofago... Avevo le lacrime agli occhi per la sofferenza!
Le due sorelle si guardarono in faccia, poi mi fissarono interrogative. Con la mano feci loro cenno di ascoltare il notiziario.
La giornalista stava intervistando il padre di un mio compagno di scuola: era il Dottor Alberto Sforza e stava parlando di qualcosa che riguardava la sua famiglia.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now